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Ho visto anche italiani felici, specie Giuseppe Conte

di Toni Capuozzo - 28/04/2020

Ho visto anche italiani felici, specie Giuseppe Conte

Fonte: Toni Capuozzo

Mi ero rassegnato, e pensavo che fosse una mia sfortuna quasi personale. Chi mi dice non so se ce la farò, chi mi dice i bambini a chi li affido, chi mi dice che teme di perdere il lavoro, chi mi dice dal confine con l’Austria: siamo finiti. E me ne stavo zitto, quasi vergognandomi dei miei piccoli problemi: la passeggiata, la nipotina, l’estate. Così  mi sono detto, l’altra sera: guarda Conte quant’è felice. Ha letto i sondaggi pubblicati dal Corriere della Sera: il gradimento del governo passa dal 56% al 58%, il suo personale, da 61% che era  marzo, al 66%. Ha colto l’occasione della vita, e ha acquistato la sicurezza di chi sa di essere un grande,  e trasmette a tutti la sensazione di essere in mani sicure, forti e prudenti. Ci sono  anche  italiani felici, e non solo Conte, se pensi agli esperti,  ai produttori di prodotti sanitari, a tanti elettori premiati da un premier che non è populista, ringrazia il popolo ma non lo solletica negli istinti peggiori, lo invita a non provare rabbia,   non è sovranista, vedi come si è mosso bene in Europa, non è la fine della democrazia, solo la sospensione del dibattito parlamentare.
Perfino lo slogan ripetuto più volte, che deve essergli piaciuto: “Se ami l’Italia mantieni le distanze”, che ricorda quei festini degli anni ’60, se hai intenzioni serie tieni le mani a posto. Le distanze l’uno dall’altro, certo, mica le distanze dalla burocrazia, dai sussidi promessi  a piene mani, quando l’unica cosa di cui ci sarebbe bisogno è lasciare la gente libera di lavorare, di mantenere se stessa, oltre alle distanze.  E già che ci siamo, fate rispettare le distanze anche al Banco dei pegni di Torino, c’è calca, come vedete dalla fotografia.
Tutto quello che ha detto in conferenza stampa, domenica sera, mi sembrava conseguente, in stato di grazia, bello ed elegante. Con un solo difetto: il tono troppo compiaciuto, come quando parlava delle battaglie in Europa che lui – ma dimenticava Gentiloni e  Sassoli -  aveva combattuto come un leone: “Io”.  Se agli italiani va bene così – e ognuno ha la classe politica che si merita -  è giusto che le norme siano di fatto le stesse per la Lombardia e la Sicilia. Io che vivo in Lombardia penso che molte norme ancora stringenti siano inevitabili. Ma vivessi in Sicilia o in Friuli, no.
E’ giusto che, dopo averci fatto giustamente una testa così con le nuove famiglie, adesso puoi andare a trovare i parenti fino al sesto grado, ma non una fidanzata o un fidanzato. No, è una bozza, il fidanzato sì, insomma basta che sia stabile. Quanto stabile ? E se è una bozza di relazione ? Dovrò presentarmi a parenti di sesto grado che non ho mai visto prima.
E’ giusto che le scuole restino chiuse, e le famiglie con bambini se la vedano loro, altro che pari opportunità, se gli italiani spaventati hanno bisogno dell’uomo forte. E’ solo curioso che, dopo tanti preoccupati allarmi sull’uomo forte di destra, el hombre del partido venga da un’altra parte, anche se per Giuseppe Conte è difficile stabilire la parte. E’ comprensibile che si parli di protezione degli insegnanti anziani, dopo anni in cui hanno reso difficile andare in pensione e impossibile accedere con titolarità a una cattedra: le sale insegnanti come una RSA. E deve inorgoglirci il fatto che i decreti  italiani ancora da pubblicare già vadano a ruba come samizdat presso altre cancellerie, sono tutti ammirati: ma come faranno questi italiani, popolo di poeti, navigatori ed estensori di decreti. Ha fatto bene ad elogiare l’INPS, capace di sbrigare pratiche come un gigantesco processore da università americane, solo che avrebbe dovuto dirci, con l’aiuto del ministro Lamorgese, chi sono gli hacker nemici della Patria. Ha fatto bene – a parte l’audio – a interloquire con i giornalisti, in una conferenza stampa che fa sembrare quello  di Trump un esercizio folle di democrazia ateniese, e le nostre qualcosa di nordcoreano, però con premier grazie a Dio in salute e belli capelli, non quell’acconciatura strana di Kim.  Ha avuto il merito di riconoscere i meriti dello stuolo infinito di esperti di cui si circonda, un album Panini delle scienze. Nessuno di loro ha mai avuto l’umiltà di dire: non sappiamo, è un virus nuovo, stiamo andando avanti per tentativi, vedete non si sa ancora se chi è guarito è immune…..no, hanno sparso, più che certezze, alibi.  Tutto dipende da loro, decidono loro, in contatto con loro, sentiti i nostri…. Non c’è una scelta in cui Conte dica: ci assumiamo la responsabilità politica. Tranne in una, ma silenziosa, scelta: l’unica insopportabile però ragionevole. Obbligare noi vecchi a casa. Mi sarei ribellato, ma aveva un senso perché siamo la parte fragile. Poi si è accorto che oltre i 60 c’è uno stuolo di lavoratori essenziali, e ci ha risparmiato (la pena del contrappasso, per noi che siamo le generazioni che senza colpa hanno convissuto con il crescere del debito pubblico), ma senza gonfiare il petto, non sia mai che le cose vadano male.
Mi  ripeto, si governa con le scelte, non con i sondaggi.  Ah, dite che stavolta ha avuto il coraggio di fare delle scelte amare, di dirci lacrime e sangue ?   No, non mi sembra: è stato prudente come uno che brancola nell’assenza di una strategia, tra soglie di allarme e mezze aperture, una specie di convergenze parallele applicato alle saracinesche dei negozi. Però una strategia personale si individua, mi sembra: finchè dura l’emergenza, Conte è indispensabile. E’ indispensabile perché fa da frontman per un Partito Democratico che non vuole assumersi in toto il ruolo ingrato di Palazzo Chigi, e si accontenta del pied à terre del potere. E’ indispensabile ai 5 Stelle, perché fa da parafulmine nella Caporetto del Mes, un general  Cadorna  senza nessun Diaz in vista.  E’ indispensabile per l’Italia di centrosinistra, capace di ingoiare senza un’alzata di ciglia il cambio di marcia de La Repubblica, un Bello ciao a Carlo Verdelli, pur di sbarrare la strada a Salvini, che  a me sembra, in realtà, inciamparsi per conto suo.  E’ indispensabile per l’Italia di sinistra sinistra che liquida Giulietto Chiesa, un sovietico sopravvissuto all’Urss ma persona per bene, un minuto di TG3, ma che deve accettare l’irruzione peronista del premier nei telegiornali, senza tagli, e app che sembrano risuscitare i peggiori incubi, con i vaccini, dei pentastellati. Manda assolta, Conte premier, per mancanza di prove  l’Italia di destra: ti immagini se a governare ci fossero stati Salvini e la Meloni ?  A me pare che siano come studenti dell’ultimo anno, alle soglie della maturità: esame scampato. E se ci fosse stato Berlusconi ? E’ tornato il fascismo, il mondo ci ride dietro, la sua  televisione ci ha rincretiniti, spediva le cassette ai tg, telefonava in diretta ai talk show, per fortuna Giuseppe Conte, più umano, interviene proprio all’ora dei telegiornali. E se ci fosse stato Renzi ?  La distruzione della sinistra, i referendum affossatori della democrazia. Conte, curiale, invece riesce a farci ingoiare un linguaggio carcerario o da caserma: la visita parenti. E’ indispensabile a  tutti noi, Giuseppe Conte, perché siamo spaventati da un virus che non conosciamo, e adesso ci dicono che sarà dura il prossimo autunno, perché ci siamo riscoperti obbedienti come non eravamo neppure alle elementari, perché non sappiamo se magari ha ragione, e se quella luce in fondo al tunnel non sia in realtà una locomotrice. Ma ha ragione, sì:  ve li ricordate I Promessi Sposi, un po’ l’ autobiografia di una nazione, non solo delle nostre scuole superiori?  “Adelante Pedro, con juicio”, dice il gran cancelliere spagnolo al suo cocchiere, spaventato dalla folla minacciosa, salvo poi disprezzarla, quella folla, una volta al sicuro.  Stiamo andando avanti, con giudizio:  è  indispensabile a se stesso, Giuseppe Conte. Gli unici a dispensarlo un po’, com’è strano il mondo, sono stati i vescovi. Pensavo avrebbe risposto in modo pragmatico: è maggio, si possono fare le messe all’aperto, le messe da campo sono bellissime, ben distanziati, oppure facciamole solo nelle chiese grandi dove è possibile inginocchiarsi a distanza.  No, credo fosse  meno sicuro della sera precedente  perchè aveva letto  l’interpretazione dei sondaggi de Il Fatto Quotidiano, un po’ troppo candida:  Conte è cresciuto “nonostante” il coronavirus. E lui sa bene che è il contrario, quindi l’emergenza deve durare. Il coronavirus, in più, è uno sbiancante formidabile: chi si ricorda più che viene dalla Cina, solo il pazzo Trump che ha le elezioni in vista. Chi si ricorda più del “siamo prontissimi” di Giuseppe Conte ?  Il contagio è barbaro, brucia i ricordi dietro di sé. E sa bene, Conte,  che le altre analisi del Fatto  suonano meno candide: “In soldoni: si registra un aumento della  maggioranza al 45%, mentre scendono le quotazioni dell’opposizione, al 47%”. La Protezione Civile ha fatto scuola, adesso c’è la diminuzione dell’aumento, va bene. La cosa preoccupante è che Conte sa di esistere finchè esiste il pericolo Salvini, fino a quando la maggioranza non sarà davvero tale al 47% e l’opposizione al 45%, missione compiuta, un altro cavallo.
Intendiamoci, mi sembrava una fesseria, oltre che una cosa grave, impedire le messe in chiese adatte a un distanziamento. Ma  non amo che si mischi la religione, che è una cosa alta, con la politica, che è una cosa bassa. E a come suo tempo  mi aveva molto infastidito il candidato premier Salvini ogni volta che esibiva un rosario o un santino, così mi era stato inevitabile pensare che Conte aveva avuto il coraggio di andare contro i vescovi, pur di ascoltare i suoi esperti: quando il gioco si fa duro i premier duri cominciano a giocare. No: si è tirato indietro, rewind.
Ha capito che se i nemici  preoccupano meno  è meglio guardarsi dagli amici, essere realisti, e con i vescovi non farne una questione di principio, non importa se Angela, la Merkel, ha sospeso anche lei le funzioni religiose: ora e sempre esistenza, lo slogan dell’avvocato. Non c’è solo la scienza, e  c’è della grandezza anche nelle rinunce, come in quell’inquadratura in cui sbaglia una data, guarda verso Casalino, e si corregge.  Ieri  palazzo Chigi emette una nota: «nei prossimi giorni sarà elaborato un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza». Si corregge anche sul prezzo delle mascherine, cinquanta centesimi l’una, ma sarà lo Stato a rimborsare la differenza ai farmacisti. Lo Stato, lo Stato, sempre lo Stato: dispensatore di redditi, ci sarà ben qualcuno che lavori, che crei posti di lavoro. Ma intanto il premier  si è corretto, umano come quel  barbiere che ha smesso di andare al Quirinale: sono come noi, hanno debolezze che sono le nostre debolezze. Non ne usciremo migliori, forse neanche peggiori. Saremo gli stessi, o almeno il premier sarà lo stesso: Giuseppe Conte. Dovremo imparare a convivere con la classe politica che ci siamo scelti.  La Spagna del Pedro socialista  ha 13 esperti, pobrecitos, noi 470. I decreti del governo della cristiano democratica Merkel stanno in una paginetta, sturmtruppen.  Il governo del premier quattro stagioni (una con Salvini e Di Maio, una con Zingaretti e Di Maio per evitare le elezioni, una per la Fase 1 coronavirus, una per la Fase 2)  è un arte complessa, come la pizza che ti possono portare  a domicilio, 45 minuti in prima serata.