I comportamenti sessuali non li può sindacare nessuno, tanto meno Zan
di Claudio Risé - 30/03/2021
Fonte: La Verità
La battaglia mediatica per il ddl Zan affonda le proprie radici nel peccato originale della sinistra. Che per anni ha ghettizzato l'amore omo, salvo farne una bandiera politica quando è diventato conveniente. Il «maledetto» Mario Mieli lo aveva capito molto bene
Nessuno può decidere quale debba essere il tuo comportamento sessuale, e sanzionarti per quello che appare. La sessualità nasce tra l'istinto e il desiderio, e cerca e si nutre d'amore. Il tutto, nel mondo delicatissimo del corpo e dell'anima-psiche delle persone, non in astratto o in una lezione. Se ci se ne ricorda, e si mette al riparo la sessualità dal baccano della battaglie della politica senza cuore e senza idee, si capisce subito che nulla è più distante dal mondo della sessualità/affettività che i decreti di legge. La cosa è già chiarissima in quei ricchi trattati di psicologia, consultati da millenni, che sono i miti. Dove la latina Minerva (in Grecia Pallade Atena), fondatrice del Tribunale, è da sempre l'opposto di Venere (Afrodite) dea dell'amore e della sessualità. Quando poi una delle due invade il campo dell'altra (raccontano miti, mitologi e psicoanalisti) succedono dei pasticci tremendi, compreso le guerre, come quella di Troia. Consapevole di ciò Minerva - Atena resta saggiamente vergine, mentre Venere, "colei che suscita il desiderio", è una specialista del campo.
Il decreto Zan (detto Sull'omofobia) invece, indifferente com'è alla storia e interessato a rimpinguare le clientele della sua parte politica, con la sua ambizione di regolare e tutelare tutte le scelte sessuali dei cittadini, si rivela soprattutto un pretenzioso ossimoro, la vivente contraddizione tra Eros e Tribunale, che rischia di portare ulteriori conflitti e confusioni in un campo che ne ha già fin troppi. Comunque derivanti principalmente dalla pretesa del Tribunale (e di Zan) di mettere il naso nelle delicate e profonde questioni che riguardano il delicatissimo campo dell'Eros. A spese degli sfortunati che rischiano di trovarsi, oltre che picchiati, spietatamente strumentalizzati. Come si è visto anche nel recente caso (raccontato da Francesco Borgonovo su La Verità del 23.3.021) dell'orrendo pestaggio del giovane Jean Pierre Moreno a Roma con le successive richieste pubbliche (compreso Zan) di credenziali partitiche a chi ha manifestato solidarietà al ragazzo.
D'altra parte la strumentalizzazione del sesso da parte della sinistra (che aveva a suo tempo espulso dal PCI Pierpaolo Pasolini perché omosessuale, costringendolo a cambiare città) ha una lunga storia, con molte vittime. Mario Mieli, personaggio oggi di culto del mondo omosessuale, dai comportamenti esagerati (con purtroppo drammatica fine), ma anche autore a 25 anni, (presso Einaudi, 1977), di Elementi di critica omosessuale, un testo di profondità ( e libertà) sconosciuta agli attuali dibattiti, dove parla estesamente anche della questione. Che già in quegli anni cominciava a suscitare evidenti pressioni sulla libertà di pensiero e formazione delle nuove generazioni. Scrive, ad esempio Mieli, con irridente franchezza: "il mio buco del culo non vuole essere politico perché non si vende a nessun racket della sinistra in cambio di un po' di fetida ‘protezione’ politica e opportunistica" e invita i politici della sinistra a smettere di coprire "il loro deretano con l'ideologia della tolleranza per i culattoni" (lo stile senza censure è nel testo alternato a una lingua complessivamente assai colta, e accompagnato da impeccabile bibliografia). Mieli fotografa bene l'allora recente uscita della sinistra dalla repressione aperta di qualsiasi ombra di omosessualità, che aveva praticato fino allora: "È come sempre con un certo ritardo verso i gruppi borghesi ‘illuminati’ che i gruppi della sinistra si sono messi a giocare il ‘gioco’ della tolleranza: da boia dichiarati, mille volte più ripugnanti delle marchette e dei fascisti, i loro militanti si stanno trasformando in ‘aperti’ protettori dei diversi, ed ‘esorcizzano’ così il problema della repressione del loro desiderio omoerotico". Ma "sotto sotto" prosegue lucidamente Mieli "come sempre i militanti della sinistra aspirano a diventare dei bravi poliziotti". Notando come (anche allora) "l'invito a mettersi in riga, sotto questo o quel protettore" politico di questa o quella corrente della sinistra sia accompagnato dalla minaccia che "se non ci fossero le sinistre, verrebbe il fascismo", nuovo spauracchio affinché tutti, omosessuali compresi, si stia schierati bene allineati e composti sui banchi democratici e antifascisti del sistema".
Mieli, viaggiatore accanito e poliglotta, intuì la nuova posizione del potere politico e economico che sfocerà di lì a pochi anni nell'appoggio massiccio alla LGBT, e capì che l'ammorbidimento verso il campo omosessuale faceva parte del nuovo interesse per il suo sfruttamento. "Il sistema oggi liberalizza le perversioni, scrive, allo scopo di sfruttarle ulteriormente nella sfera economica e di sottomettere ai fini della produzione e del consumo tutte le tendenze erotiche". Infatti la sigla LGBT si allungherà poi all'infinito di nuove lettere: ogni perversione in più porta in dote un nuovo mercato. Mieli, plurisessuale informato, l'aveva previsto: "La perversione è venduta al dettaglio e all’ingrosso,… è studiata, valutata, mercificata, discussa; diventa di moda, cultura, scienza, denaro". E con autoironia: "Altrimenti chi pubblicherebbe questo libro"? La "comprensione" della devianza, insomma, è anche macelleria: "L'inconscio è venduto a fette sul banco del macellaio".
Su questo la posizione di Mieli (e di una gran parte degli omosessuali, come si vide poi con la loro massiccia e convinta adesione alle enormi Manif pour tous parigine contro il matrimonio omosessuale), era già esattamente il contrario della cultura LGBT, l'associazione delle perversioni sessuali più finanziata nel mondo ed in realtà meno rappresentativa dei cosiddetti "perversi", che al massimo ne utilizzano qualche struttura. "La lotta per la liberazione dell'Eros è anche rifiuto del sesso liberalizzato e cioè inscatolato dalla società permissiva: è rifiuto del consumismo sessuale". Non si trattava di ideologia: chiunque abbia una minima conoscenza del tema sa che questa esperienza è carne e sangue delle persone, e che il tentativo della sua imbalsamazione giuridico-politica con un decreto "protettivo", è solo l'ennesimo episodio di sfruttamento ed emarginazione.
Anche perché la questione è davvero molto più ampia. La "liberazione" omosessuale, almeno vista dalla parte maschile, non solo non esclude la donna, ma la richiede, senza coperture e ipocrisie. Mieli infatti, nel suo programma di liberazione sessuale, subito dopo aver riconosciuto piena legittimità all'omoerotismo esplicita: "inoltre la liberazione della sessualità comporta il completo riconoscimento e il concreto manifestarsi del desiderio erotico per le persone dell'altro sesso da parte degli/delle omosessuali". Senza la pienezza d'amore per l'altro sesso, anche il tuo è menomato, incompleto, in qualche modo inutile. Nessuno come l'androgino, come Mieli psicologicamente era, lo sperimenta sulla sua pelle. E si difende, senza lasciarsi confondere dai decreti "protettivi" dei poltici-burocrati del sesso, per specularci sopra.