I guerrapiattisti
di Marco Travaglio - 23/11/2024
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Giorno dopo giorno cadono come birilli tutti gli slogan dei guerrapiattisti atlantoidi. E liberano la visuale sul Partito della Guerra che, prima di essere sloggiato da Trump, sta dando gli ultimi colpi di coda.
La Corte penale internazionale ordina la cattura di Netanyahu, Gallant e capi di Hamas per crimini di guerra. E i fan della Cpi, che due anni fa esultavano per l’imminente arresto di Putin, la attaccano o si allarmano perché senza Bibi salta ogni ipotesi di negoziato. Così dimostrano il doppio standard dell’Occidente, che applica il diritto internazionale ai nemici e lo ignora per gli amici. E fingono di non sapere che Israele è una democrazia e può darsi un altro premier, mentre la Russia è un’autocrazia e il suo presidente l’ha appena rieletto con consensi mostruosi.
Biden, autorizzando Kiev a bombardare la Russia con missili Usa e inviandole le mine antiuomo dopo le bombe a grappolo e gli ordigni all’uranio impoverito, si conferma un criminale di guerra al pari dei predecessori Clinton, Bush jr., Obama e dei complici Blair, B., Aznar e Sarkozy, dimenticati per 25 anni dall’imparzialissima Cpi con altre canaglie impunite perché amiche della Nato.
Zelensky, tomo tomo cacchio cacchio, dice: “Non possiamo perdere decine di migliaia di uomini per la Crimea”: meglio “la via diplomatica”. Ma va? Chi lo diceva mille giorni e 500 mila morti fa era bollato come “putiniano” e “pacifinto” dai fantocci Nato e iscritto nelle liste di proscrizione dei Servizi ucraini, che spesso portano dritto alla morte (fra i tanti, il reporter Andrea Rocchelli nel 2014). E così anche lui si candida a finire dinanzi alla Cpi, che Kiev non ha mai riconosciuto (e ora è pronta a farlo, ma solo per i crimini di guerra degli altri): la controffensiva del 2023 falciò in nove mesi 100 mila ucraini fra morti e mutilati per riprendere la Crimea che 10 anni fa votò un referendum sulla riannessione alla Russia. Ora si attende la prossima intervista in cui Zelensky scoprirà che non ha senso perdere migliaia di uomini (in aggiunta a quelli già morti) per riprendersi il Donbass, anch’esso quasi tutto russofilo e indipendentista dal 2014.
La Merkel, ultima testa pensante d’Europa, conferma nelle sue memorie di essersi sempre opposta all’ingresso dell’Ucraina nella Nato: il popolo non voleva (infatti nel 2004 e nel 2010 elesse presidente il neutralista Yanukovich, poi cacciato due volte dalla piazza sobillata dagli Usa perché obbediva agli ucraini anziché a loro); e l’annuncio al vertice Nato di Bucarest nel 2008 “fu una dichiarazione di guerra a Mosca” e una condanna a morte per Kiev.
Di questo passo, qualcuno potrebbe persino domandarsi: ma allora perché c’è la guerra in Ucraina? Se la Cpi indovinasse la risposta, ne vedremmo delle belle.