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I progressisti odiano le donne perché detestano la natura

di Roberto Pecchioli - 05/08/2024

I progressisti odiano le donne perché detestano la natura

Fonte: EreticaMente

Ci volevano le Olimpiadi cloaca perché molte cose divenissero chiare. Il filo conduttore dell’Olimpo progressista è l’odio, il sentimento che imputano a chi non è come loro, che vogliono far diventare reato penale. Una clava contro gli avversari da parte di chi fa del rancore il movente della vita. Odiano i cristiani e le tradizioni religiose di questo pezzo di mondo ( con le altre non osano, ci sono troppi permalosi poco propensi all’ironia, quando si tratta di Dio), odiano la normalità, la natura e la realtà. Il loro unico credo è la volontà: essere ciò che si vuol essere, addirittura come ci auto rappresentiamo. Il rovesciamento della filosofia dell’irlandese Berkeley: esse est percipi, essere è essere percepiti.
Ci volevano le Olimpiadi cloaca in cui il tuffo nella Senna contaminata fa vomitare gli atleti del triathlon , per risvegliare i cristiani francesi, scesi in piazza dopo gli affronti subiti nella sedicente cerimonia di apertura. La ministro della cultura francese Rachida Dati – ex della destra repubblicana, sodale di Sarkozy a cui fu accostata anche sentimentalmente – ha osato dire, riferendosi all’happening blasfemo sull’Ultima Cena, che l’arte ha il “diritto di offendere”. Fosse almeno arte. Chissà se abbiamo il diritto di reagire alle offese o se i diritti riguardano solo l’offensore.
Vedrai cose, amico Sancho, che faranno parlare le pietre, dice Don Chisciotte allo scudiero. Ci siamo arrivati. Dignitari, politici e autorità religiose musulmane si ribellano alla blasfemia, mentre Bergoglio e il Vaticano non fanno una piega, occupati a benedire l’adunata dei cristiani LGBT organizzata dall’ omo-gesuita James Martin. Abbiamo visto cose che fanno parlare le pietre nello spettacolo orrendo del pugilato femminile con l’ italiana Angela Carini costretta a battersi contro un ( metto o no l’apostrofo?) atleta che geneticamente donna non è. Si è ritirata e l’odio dei Buoni si è scatenato contro la ragazza, colpevole di non aver voluto farsi massacrare per compiacere l’ideologia dei pazzi che guidano i ciechi. I commenti dei giornalisti sportivi – tipici leccapiedi di sistema – insultano la loro intelligenza, non la dignità della pugilatrice napoletana.
La follia è dappertutto al potere e il suo successo dipende dall’odio. Sì, dall’odio. I progressisti detestano la natura – ossia la realtà e la verità – perché non può essere ridotta alle loro costruzioni mentali. La natura non si piega all’ideologia , va per la sua strada con sovrana indifferenza. Forse è davvero fascista, la provocazione di Vannacci. Così leggiamo sulle gazzette di regime che la condizione non chiara dell’algerina è la dimostrazione che le “diversità” sono il bello del mondo. Strana conclusione per i paladini dell’uguaglianza, ma diversità non significa differenza, parola cattiva dell’odiata destra. Incredibili le affermazioni di due stelle del progressismo italico, Monica Cirinnà ( la madre di “figli non umani” e delle unioni civili omosex) e Laura Boldrini ( nessun elogio è pari a tanto nome). Dopo averci dottamente spiegato che l’avversari* dell’italiana è un caso di “intersessualità” ( la I degli infiniti acronimi LGBTIQA+) tirano fuori l’argomento decisivo: per l’anagrafe è donna. Anagrafe locuta, causa finita.
La tesi è centrale nell’orizzonte progressista : nulla vale il dato della natura e il verdetto della genetica, con le sue fastidiose sequenze di cromosomi x e y, conta la legge frutto della volontà. Neo verità con timbro burocratico. La norma degli uomini supera quella della natura, che per molti è la stessa di Dio. Nell’uni-verso vince la realtà, nel metaverso bizzarrie, utopie, devianze. Abbasso la realtà, odioso retaggio di tempi in cui si credeva ai propri occhi e i sogni finivano al risveglio. Inutile il grido di indignazione di Joanna K. Rowling ( la madre di Harry Potter) e di una sportiva icona lesbo come Martina Navratilova. Il grumo progressista ( oggi è più di ieri e meno di domani) odia tutto ciò che è chiaro, definito, permanente.
Secondo natura è l’espressione che più li fa infuriare. Io – capriccioso e volubile sovrano assoluto – sono quel che voglio e mi sento. Non sembra il caso della giovane algerina, forse colpita da una sindrome ( l’ ovaio policistico) di cui ignoriamo tutto. Stiamo alla convinzione di uno scienziato di livello mondiale, il professor Mariano Bizzarri, che conferma: Imane è geneticamente “non donna”. Nessuna ideologica “inclusione” (altro totem della dogmatica “progre”) dovrebbe permetterle di gareggiare con le donne , carta d’identità a parte.
Eppure, non è questo il peggio della follia consumata a Parigi, capitale storica delle rivoluzioni. Si combattono in Occidente (il resto del mondo ride di queste dispute di fine impero) due concezioni opposte: da un lato chi prende atto del principio di realtà, si assoggetta alle leggi della natura e della biologia, pur riconoscendo l’esistenza di anomalie, eccezioni che confermano la regola. Dall’altro i partigiani del primato della volontà soggettiva per la quale si è ciò che si vuol essere. Sulla pelle di una persona con problemi genetici, a Parigi è andato in scena un episodio della guerra che non lascerà prigionieri, la cui posta è la natura profonda, l’essenza dell’essere umano nella sua dualità che la Bibbia sintetizza nel principio “ maschio e femmina li creò”.
L’odio di sé (oicofobia, il rancore contro ciò che si è per natura o cultura) sta portando a rapida fine l’Occidente, avvelenato come il fiume di Parigi. L’odio di sé reca altro odio, contro ciò che è tale (il principio di identità: A uguale a A) non per scelta dell’allucinata volontà di potenza, ma perché così vuole l’invarianza filogenetica, qualunque ne sia l’origine, caso, evoluzione, volontà di un ente esterno che chiamiamo Dio . Serve il risveglio delle femministe, che dovrebbero sguainare la spada per difendere il loro sesso dall’assalto di chi vuole modificare l’essenza umana nelle sue due componenti sessuali. Abbiamo spesso segnalato l’odio profondissimo, il disgusto della mentalità omosessuale maschile nei confronti della donna, ma non è diverso il baccano progressista che prende di mira uomo e donna “ normali”.
Citiamo una dichiarazione della senatrice del Movimento 5 Stelle Alessandra Majorino, sintesi della deriva ideologica e antropologica dei progressisti occidentali. “La vicenda Khelif-Carini dimostra che la divisione manichea uomo/donna, maschio/femmina come coppia di opposti predicata dalla destra, non esiste”. Sorvoliamo sulla divisione ”manichea” per carità di patria, ma che dire della coppia di opposti naturali “ predicata dalla destra” ? Troppa grazia, sant’Antonio. La natura è di destra ? Sarà per questo che viene aggredita, rimossa, negata, violata. Lottare contro la realtà, odiare i dati biologici e le leggi di natura è progressista. Buon pro le faccia, senatrice. La distinzione uomo/donna “ è un’astrazione di comodo. In cui, per convenzione, abbiamo deciso di dividere l’essere umano e interpretare il mondo, ma la natura se ne infischia delle nostre convenzioni, ed è molto più complessa dell’elementare binarismo in cui la destra vorrebbe costringerla. Tra i due opposti, esistono infinite varietà e variazioni, e non sono ideologia, sono previste dalla natura umana. E Imane Khelif è evidentemente una di queste variazioni. Proprio quelle di cui la destra becera si rifiuta di accettare l’esistenza, bollandole come ideologia”.
La biologia diventa “convenzione” e il “binarismo “ è “inaccettabile”. Per fortuna sono arrivati i vendicatori dei difetti di fabbricazione del creato. Gnostici senza saperlo, così come ignorano il significato del termine manicheismo. Ebbene sì, la natura se ne infischia e le sue “ varianti” non sono “previste” dalla natura, ma costituiscono eccezioni dell’ ontogenesi, le modificazioni che intervengono nel dare origine a un individuo di una data specie. Modificazioni che talora generano anomalie, cui si risponde con il rispetto e la cura, non inserendole nella gabbia “diversitaria”. Quando fa comodo, la Imane è “intersessuale”, quando deve essere inclusa a viva forza nello schema che odiano torna donna a ogni effetto e che importa se la sua potenza fisica “maschile” può creare danni permanenti alle malcapitate avversarie. E’ la natura, non la “destra becera” , il vostro nemico, senatrice. La odiate mortalmente perché non la potete controllare, perché c’era prima di voi e sopravvivrà a tutti noi, perché distribuisce e nega ruoli, perché è superiore alla volontà, perché è l’Essere e non il Voler Essere.
La civiltà greca di cui siamo pronipoti ci ha fatto un ultimo regalo: la contraffazione anti olimpica dei giochi che celebravano l’Ellade, gli dèi, la bellezza e la gioia di vivere ( in Grecia bontà e bellezza coincidevano) ci permette di riconoscere la contrapposizione decisiva dal cui esito dipende il futuro: natura contro ideologia, realtà contro autopercezione, verità contro falsificazione, arroganza contro limite, odio di sé contro identità. Nella pièce teatrale di Samuel Beckett Finale di partita, un personaggio dice : “non c’è più natura. Almeno nelle vicinanze. “ Oltre il piccolo recinto che confondiamo con l’universo, oltre la Senna contaminata metafora d’Occidente c’è natura. Qui il finale di partita è l’odio disperato – vano e malato – contro natura.