Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Idlib, Trump corre in difesa di qaedisti e jihadisti

Idlib, Trump corre in difesa di qaedisti e jihadisti

di Michele Giorgio - 04/09/2018

Idlib, Trump corre in difesa di qaedisti e jihadisti

Fonte: Nena News

 

A pochi giorni dal 18esimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle di New York compiuto da uomini di al Qaeda, il presidente americano Donald Trump minaccia il leader siriano Bashar Assad pronto ordinare alle sue truppe di riprendere Idlib, l’ultima roccaforte in Siria delle formazioni islamiste armate, in gran parte controllata da Hay’at Tahrir a Sham, schieramento dominato dall’ex Fronte an Nusra, ossia il braccio di al Qaeda in Siria. Considerata, al pari dell’Isis, negli Usa e in Europa una pericolosa organizzazione terroristica responsabile di attentati e attacchi con migliaia di morti, al Qaeda in Siria invece è definita da americani, europei e buona parte dei media occidentali una formazione “ribelle” solo perché combatte Assad. Lo stesso può dirsi dell’Isis inserito dagli occidentali nella galassia dei “ribelli” pronti a “difendere” Idlib.

“Il presidente Bashar al Assad – ha scrittoTrump in un tweet – non dovrebbe attaccare sconsideratamente la provincia di Idlib in Siria. Russi e iraniani farebbero un grave errore umanitario nel prendere parte a questa possibile tragedia umana. Centinaia di migliaia di persone potrebbero essere uccise. Non facciamo che questo accada!”. E’ chiaro che l’esercito siriano e le formazioni sciite sue alleate hanno il dovere di non coinvolgere e proteggere i civili siriani che vivono nella regione di Idlib (circa 3 milioni di persone) ma Trump che proprio nei giorni scorsi ha negato aiuti umanitari americani a cinque milioni di profughi palestinesi non ha alcun diritto di intimare ad altri di fare ciò che per primo lui non fa. Ipocrite sono peraltro gli ammonimenti a Damasco lanciati dalla Francia, paese che dal 2011 appoggia in Siria formazioni jihadiste e salafite, in particolare Jaysh al Islam, un gruppo armato espulso dalla Ghouta orientale, la regione a ridosso della capitale siriana ripresa nei mesi scorsi dall’esercito governativo.

Come, secondo alcune fonti, potrebbe essere avvenuto a Ghouta, i “ribelli” si preparerebbero a lanciare armi chimiche a Idlib, attribuendo poi la responsabilità alle forze armate siriane in modo da innescare un attacco di americani, francesi e britannici contro Damasco più potente e letale di quello avvenuto la scorsa primavera. Lo denuncia la Russia che ha esortato l’Opac, l’agenzia per il monitoraggio delle armi chimiche, a vigilire su questo aspetto. Secondo Mosca gli Elmetti bianchi – la cosiddetta «difesa civile» che opera solo nelle zone “ribelli” e accusata dalle autorità di Damasco di aver organizzato falsi attacchi dei governativi –  avrebbero trasferito due container di gas tossico a Idlib, dove ne hanno già altri otto, da usare contro i civili per far reagire Washington, Parigi e Londra.

Intanto prosegue la preparazione dell’offensiva a Idlib dell’esercito siriano che ha spostato mezzi e uomini a nord-est di Latakia, a sud di Aleppo e a nord di Hama. La Russia ha trasferito dieci navi e due sottomarini lungo le coste siriane a sostegno di Damasco. Sull’altro fronte la Turchia supervisiona l’organizzazione delle milizie islamiste sue alleate, in particolare dell’Esercito libero siriano. I salafati di Ahrar a Sham hanno creato il Fronte di Liberazione Nazionale insieme ai jihadisti di Nureddin al Zinki senza riuscire però a coinvolgere il gruppo principale, Hay’at Tahrir a Sham. Secondo alcune stime sarebbero 70mila i qaedisti e jihadisti pronti a combattere.