Il cocktail dello scienziato
di Andrea Zhok - 08/06/2022
Fonte: Andrea Zhok
La ricetta evolutiva fondamentale per sopravvivere e prosperare è cercare di trovare il lato buono anche nei disastri.
Rispetto agli eventi degli ultimi due anni a titolo personale posso dire di aver tratto un'importante lezione. Gli accademici infatti hanno la naturale propensione (ogni mestiere ha le sue malattie professionali) ad accreditare sempre l'expertise scientifica come guida all'azione.
Da qui all'idea che "delegare agli esperti" sia una strategia vincente il passo è breve.
Ecco, negli ultimi due anni, rinomati organi di stampa e media hanno risuonato delle voci di "esperti", scienziati onusti di medaglie, intellettuali cinti d'alloro che, rigorosamente nel nome della "scienza" e della "ragione", hanno commesso una carneficina di ogni criterio, di ogni metodo, di ogni nesso logico, che hanno sostituito il principio di autorità (e una bella dose di arroganza personale) ad ogni capacità argomentativa, che si sono lanciati in autentici deliri da ricovero coatto (ho ancora negli occhi un premio Nobel che poetava sugli stormi d'uccelli pur di dare ragione al governo purchessia).
Ecco, tutta questa immensa batteria di sciocchezze prive di fondamento e di manipolazioni retoriche spacciate per "scienza" mi hanno immunizzato per sempre rispetto ad ogni fiducia nell'idea che si possa delegare la gestione della cosa pubblica a proclamati "competenti".
Ora so, una volta per tutte, che rispetto al mondo reale è più facile che ci azzecchi l'opinione a spanne del barista o del muratore, o persino l'estrazione a sorte.
(Se però uno scienziato sa preparare un cocktail o tirare su un muretto, ok, gli si può dare la parola.)