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Il codice

di Giancarlo Cutrona - 08/08/2022

Il codice

Fonte: Giancarlo Cutrona

Il codice è meticolosamente esteso in ogni luogo e in ogni superficie con la quale noi, quotidianamente, interagiamo senza farci caso. Bar, ristoranti, teatri, aeroporti. Tavoli, menù, manifesti, biglietti. Non esistono più spazi neutri. Non esistono più luoghi o corpi incolumi a questo tipo di colonizzazione. Di fatto esso è ovunque. Così sempre, progressivamente, ovunque si scansiona.
E non esiste ragione alcuna per dubitare che un domani, questo ovunque, si allarghi a dismisura, fino all'impensabile. L'ubiquità, non a caso, è la sua forza. In primo luogo rende immune da giudizio la sua traccia. Omologa. Conforma. Poi lo annulla: fino al punto da renderlo del tutto invisibile e, poco alla volta, accettato, accettabile. Così questa funzione esoterico-simbolica è propedeutica all'uso di segni e gesti radicalmente consustanziali alla meccanica del nuovo paradigma mercantile-biopolitico che, in altre occasioni, ho già descritto come "correzionista". Ciò che va davvero compreso è che esso, a ogni occasione, costituisce un ostacolo. Una barriera, una porta d'accesso a cose e luoghi prima liberi, oggi puntualmente protocollati e catturati nel cloud. L'Uomo è ovviamente la chiave. La chiave è la sua impronta. E la sua impronta, in fine, è il prodotto più ambito. Dunque il fatto che dall'anno scorso molteplici governi abbiano deciso di agganciarlo al corpo dell'Uomo e di determinare con ciò il movimento, l'azione (o la non azione) è, essenzialmente, secondario. Poiché una volta dispiegata, la trama, mostra un reticolo nel quale tutte le vicende emergenziali sono instabili, capaci di franare o risalire da un momento all'altro: mentre il simbolo maggiormente criticato è, in realtà, quotidianamente utilizzato da chiunque, senza contestazione alcuna. Così come accadeva ben prima dell'emergenza, per tutto l'ordinario slegato dall'esperienza traumatica dell'emergenza.