Il conformismo della decadenza
di Maurizio Murelli - 09/02/2023
Fonte: Maurizio Murelli
Ormai l’uomo post-moderno è ridotto a parodia di ciò che poteva dirsi uomo, tutto nel segno di una involuzione antropologica senza soluzione di continuità. L’illusione di essere trasgressivi e rivoluzionari girando con uno scolapasta in testa, fare l’isterico sul palcoscenico distruggendo vasi di fiori, esibirsi in mondovisione con vesti trasparenti (ma chi cavolo si impressiona più davanti ad un nudo o simil-nudo?), farsi un selfie mentre si orina nella principale piazza di una città d’arte, farsi filmare mentre si suona il pianoforte con il “pisello”, farsi fotografare seduto sul water closet – con un libro in mano perché, per carità(!), così si dà dignità culturale e/o artistica allo scatto, nella convinzione di trarlo dalla volgarità –, tutto questo è a dir poco patetico. Patetico prima di tutto perché la potenzialità della trasgressione alla morale ed estetica borghese si è esaurita nei primi anni Venti del secolo scorso, e la parola fine a questo tipo di esibizioni l’ha sicuramente messa Marcel Duchamp nel 1917, con il suo orinatoio, pretesa opera d’arte battezza “Fontana”, considerata da alcuni storici dell'arte e teorici specializzati una delle maggiori opere d'arte del ventesimo secolo (sic!!!): andato perduto l’originale, la stupidità dell’umanoide ha provveduto a riprodurne 16 copie per disseminarle in altrettanti musei. Ma Duchamp, che comunque era un genio per molti versi ascrivibile alla corrente artistica dadaista, in qualche modo aveva già spostato il fulcro della sua attenzione dall'uomo in via di degrado all’oggetto.
E in secondo poi, perché tutte queste affettate esibizioni in realtà aderiscono pienamente al conformismo estetico e comportamentale di un uomo “disfatto” e “azzerato” nella sua dignità, esibizioni che si fondano sulla incapacità di condursi secondo norma (vocabolo che deriva dal latino e sta per “squadra”, “regola”… il che dice tutto), la voglia egotica narcisista di apparire “differenti” mentre in realtà di puro conformismo si tratta. Semmai, volendo recuperare una dimensione “rivoluzionaria” rispetto alla decadenza, è alla normalità (norma) che si dovrebbe ritornare, considerando che le norme sono il risultato di una secolare sedimentazione conseguita e poi cristallizzata nei secoli dentro la civiltà che l'uomo ha edificato correlandosi con il sentimento trascendente, ovvero nell’idea di sacralità che lo vedeva come ricettore.
E dunque, mentre tutti si trasformano in fenomeni da baraccone, sfatti e senza bussola, essere rivoluzionari (cioè tornare al punto di partenza) recuperando uno stile consono alla dignità umana secondo norma, piuttosto che assecondare i gusti di una massa abbruttita, questo sarebbe da considerare vero anti conformismo. Ma capisco che darsi una legge fondata sulla norma è cosa molto complicata per l’uomo della post-modernità. E quindi stiamo qui, ad osservare il pieno compimento del nichilismo ma senza lasciarci appassionare: sorridendo, perché questo è pur sempre spettacolo vero per chi non è parte in causa. Spettatori consapevoli.