Il coronavirus e l'economia
di Guido Dalla Casa - 01/03/2020
Fonte: Guido Dalla Casa
I mezzi d’informazione ci dicono sempre più spesso che l’epidemia di coronavirus influenzerà profondamente l’economia, rallentando la crescita.
Data l’importanza mostruosa che viene data alla crescita economica, questa “pubblicità” fa venire qualche sospetto, ma nessuna certezza. Sempre di più il numeri dei malati e i provvedimenti anticontagio vengono collegati al PIL, senza neppure avvertire che non si tratta del PIL, ma dell’aumento del PIL. Gli indicatori economici continuano a perseguitarci, sempre di più.
Abbiamo visto tante volte questo famoso virus, questa specie di sferetta con tanti peduncoli, ingrandito 10 milioni di volte (zero più, zero meno), ma sembra che gli venga fatta molta più pubblicità di quanto meriti in confronto ai suoi colleghi che ci sono in giro, quelli dell’influenza “normale”. Perché? Questa pubblicità c’entrerà qualcosa con le sue conseguenze sull’economia, diverse nelle varie parti del mondo, dato che la competizione economica è la dannata caratteristica di questa civiltà? La sua diffusione è comunque conseguenza diretta di uno dei grandi guai di questi decenni: la globalizzazione, negativa da tutti i punti di vista.
Un giorno il coronavirus sparirà dalle prime pagine dei giornali e dagli schermi televisivi, ma mi viene voglia di chiedergli un grande favore impossibile: di portarsi dietro, e far sparire, tutti quegli indicatori che ora gli vengono associati: il PIL, il reddito procapite, il MIB, il Nikkei, lo spread e così via. Anzi, si porti via tutta l’economia, che ci ha davvero rotto… Cinquemila culture umane sono vissute senza questa persecuzione, forse potremmo riuscirci anche noi.
Può anche darsi che il coronavirus sia invece l’innesco della fine della civiltà industriale, che è un modello incompatibile con la Vita della Terra e quindi destinato a finire molto presto. Se sarà così, si combinerà con l’altro sintomo ben più grave, i cambiamenti climatici, ormai in atto da qualche anno e sempre più evidenti.
In uno degli ultimi scritti di Tiziano Terzani (La fine è il mio inizio), il noto giornalista e filosofo fiorentino mancato nel 2004, leggiamo: La battaglia del futuro sarà la battaglia contro l’economia.
Ora, se ne avete voglia, potete andare a rileggere l’articolo sul cantico di Leibowitz: www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=57168