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Il Covid-19 e la generazione del “mondo fantasma”

di Marco Nicoloso - 28/07/2021

Il Covid-19 e la generazione del “mondo fantasma”

Fonte: Tempi

Un libro che serve a raddrizzare il metodo con cui giudichiamo la realtà attraverso i media, fortemente compromessi dall’ideologia dominante

Il saggio Governo Virale – Dalla polis all’ovile, scritto da Stefano Mantegazza (Il Pedante) e Pier Paolo dal Monte, è edito da Arianna editrice.
Il volume conduce a una nuova e più autentica modalità di leggere la realtà che ci circonda, particolarmente quando il mezzo utilizzato per la conoscenza della realtà è indiretto e veicolato dai cosiddetti media (giornali, Tv, social networks).
L’opera è divisa in due parti, ciascuna curata dai singoli autori e corredata da una folta bibliografia.
Ritengo utile, da non addetto ai lavori, presentare il libro in ordine inverso, anche se l’ordine di presentazione delle parti nel piano editoriale non è casuale e dunque se ne consiglia la lettura nell’ordine edito.
La seconda parte, scritta da Pier Paolo Dal Monte, incomincia con un inquadramento storico della modernità a partire dai suoi aspetti prima economici e poi sociali.
L’autore dimostra come le varie fasi del capitalismo, ciclicamente ricorrenti, unite all’impostazione scientifico-deduttiva, poi re-induttivamente applicata in modo fraudolento a qualunque ambito umano (economia e società in primis), hanno portato a ridurre le dinamiche dei rapporti umani a mere descrizioni meccanicistiche, basate su “leggi di comportamento” in realtà fallaci e aleatorie.

Vincoli esterni
Lo svuotamento progressivo dunque subìto dall’epistemologia moderna si riflette sui due pilastri della politica, lexis e praxis, rendendola di fatto mezzo di discussione e sintesi di soli diritti puramente cosmetici. Il metodo di governo della Polis-Stato, da democratico liberale si trasforma in una tecnocrazia, in cui “i tecnici” di fatto muovono arbitrariamente le leve del potere in modo assolutamente libero dal controllo dei parlamenti e delle leggi costituzionali degli Stati (epistocrazia) grazie alla presenza dei vincoli esterni che giustificano ogni normativa. Tutto questo, insito già da principio nelle radici dell’era moderna, ha subito un’accelerazione soprattutto in Occidente e particolarmente negli ultimi trent’anni fino a giungere all’attuale iatrocrazia epidemica in cui la salute è erroneamente e colpevolmente ridotta ad assenza di marker di malattia.

Il mondo fantasma
Particolarmente interessante è la parte in cui viene spiegata la generazione del “mondo fantasma” ad opera di media ed ufficiali governativi e come la nostra struttura umana confronta i fatti e li assorbe nella propria “Web of beliefs”. La comprensione del mondo fantasma è la chiave di volta per tentare di conoscere e fare propria la realtà anche attraverso i media, in modo scevro da ogni ideologia distorsiva.
Il dottor Dal Monte, con pazienza e acume, ci mette progressivamente di fronte al fatto che siamo giunti alla fine di un ciclo storico che avrà esiti imprevedibili, sia per le potenti élite sovranazionali che sostengono la realtà fantasmatica, sia per chi ne subisce le decisioni.

L’acronimo Tina
La prima parte, curata da Il Pedante, è invece una composizione organica di alcuni degli scritti che hanno caratterizzato la sua opera di diffusione nel corso dell’ultimo anno e mezzo, particolarmente sul quotidiano La Verità e sul suo blog.
L’autore ripercorre, seppur brevemente, le crisi vere o narrate che hanno manipolato le vite dei singoli e trasformato intere società creando una vera e propria “cultura dell’emergenza”. Le singole emergenze conducono, secondo una ferrea logica hegeliana, a soluzioni di volta in volta prestabilite da chi l’emergenza rileva o sospinge, con un metodo sintetizzabile attraverso il lemma thatcheriano “There is no alternative”, acronimizzato in TINA.

Falsa sinnedoche
Il Pedante analizza, con dovizia di dati e particolari, gli errori gestionali dell’epidemia da parte dei governi nazionali o regionali e come questi abbiano portato non già ad un’auspicata risoluzione della crisi sanitaria ma a un peggioramento su tutti i fronti delle condizioni di vita e di salute di tutti i cittadini. La concentrazione dell’attenzione su una parte, mediante l’incardinamento della narrazione su una falsa sineddoche, fa perdere lo sguardo sul tutto, finendo poi per far perdere di vista anche la parte.
Viene analizzata con inedita attenzione l’epidemia di lockdown, contrapposta a quella virale che con tale strumento si sarebbe voluta combattere. È particolarmente importante notare come l’autore affronta il problema psicologico e spirituale del lato nascosto dell’epidemia: l’afflato (spiritus), principe di ogni opera umana immateriale e potenzialmente immortale, diventa sozzo e pernicioso, da coprire con uno straccio come un’onta.
Nella nuova normalità di una società distanziale la riunione fisica con i propri simili diventa pericolosa fonte di contagio, anziché fonte di emozione, nuova conoscenza e impulso creativo, cioè breviter vita.

La separazione tra bios e zoé
Il ribaltamento orwelliano dei diritti costituzionali e la netta separazione della vita umana tra bios e zoé, con riduzione della prima ed esaltamento senza pari della seconda, annichiliscono l’umano con speciale accanimento contro i più piccoli che si trovano ad affrontare la propria vita di fronte a un dispositivo elettronico eretto a simulacro della realtà sensibile e privati dei contatti a loro più prossimi con conseguenze ignote e probabilmente terribili per il loro sviluppo psico-fisico.
A completamento dell’opera si rileva un contributo d’eccezione da parte dell’avv. Francesco Maimone che giudica dell’opportunità del Trattamento sanitario obbligatorio in senso lato, includendo dunque anche il trattamento vaccinale, alla luce della Costituzione e del diritto nazionale, fornendo così al lettore un quadro circostanziato della normativa che lo regola e alcuni rudimenti per potersi eventualmente difendere con cognizione di causa.
In conclusione questo libro è un ottimo strumento per ricentrarci, per tentare di raddrizzare il metodo con cui giudichiamo della realtà attraverso i media, fortemente compromessi dall’ideologia dominante.