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Il Covid ha il tipico andamento epidemico dell’influenza

di Matteo Bassetti - 10/11/2020

Il Covid ha il tipico andamento epidemico dell’influenza

Fonte: Matteo Bassetti

Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva: 
«La comunicazione è stata sbagliata. Terrorizzare le persone può aiutare a farle stare in casa, ma a livello ospedaliero gestire una popolazione nel panico genera solo caos. Se oggi le strutture sanitarie rischiano il collasso è anche perché sono assediate da migliaia di persone asintomatiche o poco sintomatiche che si potrebbero tranquillamente curare a casa che invece prendono d’assalto i pronto soccorso, intasano i centralini degli ospedali, fanno perdere tempo ai medici. E tutto avviene perché sono state spaventate dalle istituzioni, che avrebbero invece dovuto tranquillizzarle. 
Il Covid è stato ingigantito: è il panico e la paura di finire intubato o di morire che fa esplodere il sistema sanitario, non i malati. Se ricevo cento telefonate al giorno da chi non sta male, come curo i malati veri? 
Andava detto che il Corona sta facendo danni enormi ma che la maggioranza dei positivi è asintomatica o poco sintomatica e che il virus ha una letalità inferiore all’1% e fa male soprattutto a pazienti anziani e con la salute già compromessa. Capita il cinquantacinquenne intubato magari muoia anche, perché è una brutta infezione e concorrono tanti fattori: la genetica, le condizioni di salute, lo stato delle difese immunitarie nel momento del contagio, la carica virale introiettata. Ma già prima della comparsa del Covid, la polmonite contratta fuori dall’ospedale era la quinta causa di morte nel mondo, e uccideva anche cinquantenni e bambini. 
Il Covid ha il tipico andamento epidemico dell’influenza. Circola in autunno e inverno più che in estate. Uccide cinque-sei volte di più. Ma quello che deve spaventare non sono tanto i morti, perché alla fine del 2020, su base nazionale, i numeri dei decessi per complicazioni respiratorie saranno simili a quelli del 2018. 
Bisogna guardare alla morbilità del virus, ovverosia quanta gente è malata ora: è il numero dei contagiati, non la loro gravità che può mandare in tilt gli ospedali. Se cambi regole significa che non sei convinto di quanto hai deciso. Ma c’è un’attenuante: questa infezione è molto dinamica e la conosciamo ancora poco. Potremmo conviverci per anni: bisogna imparare a vivere con il Covid, gestirlo, creare reparti specializzati, e medici pronti, tracciare bene il territorio: si tratta di un’infezione virale brutta ma come ne abbiamo avute altre in passato. 
Ora spaventa è arrivato all’improvviso, come uno tsunami. Alcuni testimoni dello tsunami non sono più tornati in mare. E poi perché ci è stata raccontata male: i media fanno vedere solo la parte negativa, i camion con le bare, gli intubati, e così trattiamo qualsiasi positivo come uno appena uscito dal reattore nucleaer di Chernobyl. 
Diamo il bollettino di guariti e dimessi, non solo di positivi, ricoverati e morti. Guardiamo anche il bicchiere mezzo pieno. Molto terrore e molti contagi sono generati dalla poca chiarezza». Il vaccino ci aiuterà, ma non farà sparire il Covid. C’è anche il vaccino per l’influenza, ma non l’ha debellata. Comunque bisognerà attendere almeno sei mesi per avere numeri significativi sulla profilassi».