Il danneggiamento senza precedenti dei due gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 è un atto di guerra contro l'Europa
di Daniele Dell'orco - 28/09/2022
Fonte: Daniele Dell'orco
Il danneggiamento senza precedenti dei due gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 è un atto di guerra contro l'Europa. Questa è l'unica considerazione che non lascia spazio a dubbi.
Un attacco all'Europa condotto dentro le acque territoriali europee. Quali che siano gli autori del sabotaggio, a 7 mesi dall'inizio della crisi appare sempre più chiaro che molti, se non tutti i contendenti sono d'accordo su un'unica cosa: approfittare delle debolezze dell'Unione europea, che per sua esclusiva responsabilità è contemporaneamente l'entità che ha più da perdere in questa storia e quella più supina in assoluto. Le esplosioni delle due stringhe di pipeline che stanno riversando in mare gas naturale per oltre 2 miliardi di euro rappresentano il punto più basso della storia recente dell'Ue.
Proprio mentre ne avrebbero più bisogno, i cittadini europei stanno guardando la risorsa che non hanno andare in fumo nel proprio mare uscendo mentre sgorga da infrastrutture che i loro governi hanno contribuito a costruire.
Se Nord Stream 2 AG è al 100% di proprietà di Gazprom (anche se gli europei hanno finanziato l'infrastruttura al 50%), in Nord Stream AG il 51% appartiene ai russi, il 15.5% ciascuna alle tedesche Wintershall Dea e E.ON, il 9% all'olandese Gasunie e il 9% alla francese Engie. NS 1 è costato 7,4 miliardi di euro, contro gli 11 di NS 2.
Dopo la crisi delle turbine di quest'estate che ha fatto schizzare i prezzi del gas naturale in Europa, Gazprom ha ridotto la capacità di pompaggio del Nord Stream al 20%, evidente scelta politica motivata prima con la manutenzione di una turbina nello stabilimento canadese della società tedesca Siemens (le autorità canadesi non volevano restituire l'unità a causa delle sanzioni anti-russe e l'hanno trasferita alla Germania. Gazprom, a sua volta, ha rifiutato di prendere la turbina senza prove documentali che le sanzioni non avrebbero influito su ulteriori trasporti e riparazioni), poi con una perdita d'olio sull'unità, che ha infine smesso di pompare del tutto e per un periodo indefinito.
Nord Stream 2, con una capacità simile (55 miliardi di metri cubi) e una lunghezza di oltre 1.200 km, è stato completato a settembre 2021 con addirittura già gas tecnico immesso in entrambe le sue stringhe, ma dopo essere stato a lungo osteggiato da Stati Uniti, Ucraina e Polonia non è mai entrato in funzione perché la Germania ha sospeso la sua certificazione dopo che Mosca ha riconosciuto l'indipendenza delle Repubbliche del Donbass a fine febbraio.
Oggi l'incidente, col solito ennesimo ping-pong di colpe. Che si tratti di sabotaggio non c'è neanche da discuterlo. Ma si tratta di un'operazione seria e tutt'altro che banale, che richiede il coinvolgimento di forze speciali, come sommozzatori o un sottomarino. I danni ai gasdotti potrebbero essere responsabilità delle forze ucraine o polacche, in entrambi i casi con sostegno americano. Chi sostiene questa ipotesi ritiene che Kiev possa in questo modo aumentare il proprio appeal visto che il gas russo che ancora arriva in Europa circola dalle pipeline che attraversano l'Ucraina (oltre che dal TurkStream). Inoltre, gli Stati Uniti potrebbero beneficiare ancor di più della già mastodontica impennata di acquisto di GNL da parte dell'Ue. Infine, scaricando la colpa sulla Russia nel momento di massima tensione, l'Ucraina potrebbe spingere l'Europa ad entrare mani e piedi nel conflitto mandando carri armati, specie tedeschi, già richiesti dal consigliere di Zelensky: Podolyak.
L'altra versione sarebbe quella di un'operazione russa condotta sotto falsa bandiera, che potrebbe causare ulteriore incertezza e spingere i prezzi del gas al rialzo per esacerbare ulteriormente la crisi dei costi energetici europei, che negli ultimi tempi si è un po' attenuata con i prezzi scesi da oltre 3mila a 1900 dollari per 1000 metri cubi.
Un dato da considerare è che, se da un lato per la Russia far saltare un'infrastruttura di sua proprietà sarebbe folle specie perché controllandola di già le basta spegnere un interruttore per fermarla, dall'altro, proprio perché già spenti, l'esplosione dei gasdotti non cambia granché la politica di forniture di gas all'Europa. Almeno nel breve.
Con lo stoccaggio pieno, i consumi ridotti e il GNL a volontà l'Ue ritiene di sopperire alle carenze (pagando prezzi più elevati), ed eventuali problemi potrebbero esserci solo in futuro perché per riempire gli stoccaggi servono le pipeline. Ma nel giro di mesi potrebbero essere riparate, e comunque i Paesi Ue sono già d'accordo per ridurre il consumo di gas il prossimo anno e diversificare le forniture quindi non è neanche certo che ne avranno bisogno.
Il sabotaggio, quindi, potrebbe essere solo un monito per dire all'Europa che ormai la strada verso Mosca si è chiusa per sempre e che quindi è giunta l'ora di fare sul serio. Il danno maggiore, in tutti i casi, sarebbe per la Russia, che comunque già per logica avrebbe davvero pochi motivi per sabotarsi gli asset.
Ciò che è certo, è l'approdo in un nuovo preoccupante stadio dell'escalation, proprio nelle stesse ore in cui i referendum per l'adesione alla Russia delle 4 regioni al voto tra Donbass e Ucraina meridionale si sono conclusi, e proprio nelle stesse ore in cui l'esercito ucraino sta circondando Liman e spingendo via i russi da Kupyansk. Sono momenti davvero concitati. Stanno accadendo nello stesso momento tantissime cose di importanza capitale. Ma la più grave in assoluto per tutti noi è che oggi la guerra è ufficialmente arrivata sul nostro territorio.