Il debito pubblico italiano: la storia, la genesi, le cause i problemi. Una via di soluzione?
di Fabrizio Pezzani - 08/07/2023
Fonte: Fabrizio Pezzani
Per analizzare la dinamica del debito pubblico e capire meglio i suoi andamenti ed in quale misura siano dipesi da fattori esterni non controllabili e da quali fattori interni come le politiche fatte per raccolta di consenso politico che ha fatto esplodere la spesa corrente è necessario vedere la storia nei grafici sotto allegati.
In particolare, i grafici allegati coprono il periodo storico dall’unità d’ Italia ad oggi, come si può vedere gli andamenti sono legati fino alla fine della Seconda guerra mondiale all’effetto di un lungo periodo bellico, ma andiamo per ordine storico. Il paese durante il percorso dell’unità d’Italia affronta le spese di compensazione tra nord e sud e tra il 1861 al 1870 il debito sul pil passò dal 45 % al 96 % per poi stabilizzarsi al 70 % ma negli anni successivi salì al 95 %; erano i costi della ricostruzione dell’unità di un paese con due storie profondamente diverse, il sud per certi aspetti perse risorse a favore del nord.
Come si vede nel grafico la posizione del debito salì a ridosso del nuovo secolo per raggiungere il 120% del pil e decrescere all’80 % prima della guerra mondiale del 1917. La partecipazione alla guerra fu devastante per le finanze del regno portando il debito al 160 % alla fine della guerra ed all’avvio nei primi anni Venti del periodo fascista che fece una politica monetaria di difesa della lira. La quotazione della lira venne fissata alla cosiddetta quota 90 cioè una sterlina era l’equivalente di 90 lire. Le scelte monetarie furono di favorire le importazioni, fu avviata in quel periodo un ampio ricorso alla produzione interna ed alla raccolta di risparmi per difendere la lira che veniva attaccata sui mercati finanziari internazionali scontrandosi per la prima volta con le dinamiche manipolatorie dei mercati finanziari.
La Seconda guerra mondiale lasciò il paese in una drammatica situazione di sconvolgimento sociale, politico – il passaggio dalla monarchia alla repubblica – e strutturale per gli immensi danni alle strutture edilizie e produttive del paese. Il piano Marshall ma soprattutto la potente voglia di riscatto del paese portò il debito dal 100% del pil al 35 % nel 1961 ; erano passati solo 17 anni dalla fine della guerra ed il paese si preparava ad una nuova rinascita economica e monetaria .Il dollaro era scambiato a 625 lire , il petrolio costava 4 dollari al barile e l’inflazione era sotto il 4% , la classe media si arricchiva e metteva , come si diceva in campagna , il fieno nel fienile per creare la più grande ricchezza privata al mondo così come è ancora oggi ma si preparava la rivoluzione finanziaria nel 1971 che avrebbe creato la prima destabilizzazione monetaria del dopoguerra .
Nel 1971 Nixon dichiara la fine del “gold exchange standard “e la convertibilità del dollaro in oro; la rivoluzione finanziaria di cui continuiamo a sentire e subire gli effetti ancora oggi fa saltare gli equilibri monetari ed economici del paese per una crisi indotta dagli Usa. Per mantenere la stabilità del dollaro gli Usa inventano il petrodollaro ed il regime Swiftt entrambi nel 1973 e sul paese si abbatte una tempesta monetaria ed inflattiva che porta il dollaro a valere 2350 lire, il petrolio a 40 dollari al barile e l’inflazione al 24 %, il tesoro si svenerà per coprire il debito indotto emettendo BOT al 20 % per potere favorire la sua collocazione. Gli italiani pensano di essere diventati ricchi mentre si stanno progressivamente indebitando mettendosi nelle mani di una finanza che diventerà sempre più predatoria. Il debito sul pil passa dal 35 % del 1971 al 115 % del 1991 , possiamo dire che un quota del debito pubblico è stata determinata dalla politica monetaria che ci è stata imposta , forse potremmo quantificare in un 25 % la parte di debito generata a nostro sfavore e , se avessimo la forza politica di dibattere il tema potremmo già dire che una quota di quel debito non dovrebbe essere considerato ai fini di una corretta determinazione del rapporto debito /pil ma al netto del debito finanziario indotto .
Non abbiamo ancora ripreso i sensi dal dramma del petrodollaro che nel 1991 si abbatte una seconda ondata speculativa sul paese per effetto dell’attacco di Soros alla lira che svena Bankitalia ed abbiamo il secondo shock monetario che porta il governo Amato al prelievo notturno sui conti correnti degli italiani per fare fronte al gioco di Soros. Al fine di ridurre l’indebitamento per rincorrere i parametri di Maastricht si svendono sul Britannia le aziende di stato per fare cassa e così comincia la corsa al debito pubblico. Nel frattempo, la politica sempre più indebolita ricorre alla spesa sociale per ridurre il malcontento e si creano le pensioni baby per la gioia di tanti che percepiscono la pensione con pochissimo lavoro ma saranno le generazioni future su cui graveranno le spese per il rimborso ed i rischi di tassi di interesse crescente.
La sperimentazione dell’euro nel 2000 ci fa ben sperare per uscire dal tunnel del debito ma quasi subito il periodo bellico dell’inizio del nuovo secolo e la finanza senza limiti imposta dalla FED che crea carta moneta dal nulla e la distribuisce a tasso prossimo allo zero prepara il dramma di Lemhan nel 2008. Gli Usa vengono scossi sulla loro strategia di puntare tutto sulla finanza e delocalizzare in Cina la manifattura la cui mancanza li sta strangolando, il ballo della finanza viene avviato senza freni e nel 2011 il paese subisce l’ennesimo attacco monetario con un sistema predatorio che attacca il rating ed innalza lo spread il debito in tre anni passa da 1830 mld/ euro a 2130 mld/ euro e di conseguenza il debito raggiunge i 133% del pil. Anche in questo caso la reale dimensione del debito pubblico dovrebbe essere considerata al netto dell’attacco della finanza priva di ogni fondamento scientifico.
Ora siamo a raccattare quello che abbiamo seminato e quello che ci hanno scaraventato addosso con i problemi di riduzione del debito ; abbiamo un sistema di controllo contabile che fa acqua da tutte le parti ma se non abbiamo sotto controllo la spesa diventa difficile attaccarla e questo è un problema che sta portando allo scontro il governo e la Corte dei conti ma è del tutto evidente che non possiamo risolvere il problema con lo stesso modello culturale che l’ha creato e qui servono riforme serie e non di facciata . È necessario italianizzare il debito come ha fatto il Giappone portando la maggiore parte del debito in mani italiane e sottraendolo alla incontrollabile speculazione finanziaria da cui dovremmo difenderci con l’aiuto di un ‘ Europa che sembra la gabbia dei polli di Renzo ma senza una vera azione di controllo della finanza siamo destinaci a scontrarci con il caos.
Infine, possiamo proporre una soluzione innovativa basata sulla possibilità di rendere appetibili i nostri Buoni del Tesoro legando alcune emissioni particolari ad una percentuale di oro definita, potrebbe essere una quota del 20 % di buoni legati parzialmente all’oro. Noi siamo tra i paesi a maggiore deposito di oro ma metà è nelle riserve interne e metà è depositato all’estero negli Usa presso la Fed; si potrebbe emettere così buoni del tesoro vincolati al 20 % all’oro depositato presso la Fed come maggiore garanzia di solvibilità rispetto a quella in discussione del nostro paese. I buoni del tesoro legati all’oro presso la Fed potrebbero godere di un rating simile alla tripla AAA ed essere collocati facilmente sul mercato finanziario e certamente più collocabili anche sul mercato interno.
Sono proposte ma se non si scelgono vie alternative rimaniamo sudditi sottomessi ad una finanza di rapina che ci punisce indebitamente come possiamo vedere dal rating attribuitoci prossimo alla tripla BBB pur avendo una struttura economica e finanziaria delle famiglie italiane di gran lunga migliore di quella degli Usa in cui il debito familiare è al 100 % del pil come è la 7 % del pil il debito degli studenti. Ma come si spiega che gli Usa alle prese con un debito- monstre abbiano la tripla AAA e noi siamo all’opposto?
Se proviamo a rispondere a questa domanda forse qualche via di uscita dal caos imperante riusciamo a vederla.