Il dominio dei pappagalli
di Maurizio Murelli - 01/03/2025
Fonte: Maurizio Murelli
Prendi un pappagallo, insegnagli frasi oscene perché in sostanza sei un maniaco sessuale e dopo, per un qualche motivo che probabilmente ha radice nel tuo originario disturbo mentale, convertiti ad una qualche religione di natura puritana e cambia linguaggio: il tuo pappagallo continuerà a proferire le frasi oscene che gli hai insegnato e, se caso mai riuscirai ad insegnargli a proferire preghiere mistiche, quelle preghiere saranno dal pappagallo tutt’al più impastate nel dire osceno ormai ben assimilato costituendo la base di ogni sua affabulazione, realizzando così esternazioni surreali e ridicole. È quel che è accaduto tra il padrone americano e il suo pappagallo europeo con tutto il suo caravanserraglio mediatico. Mentre l’americano recita i passi dell’Apocalisse e i cantici di San Francesco, il pappagallo invasato persevera nelle sue oscene esternazioni: “Aggressore aggredito”, “libertà”, “democrazia”, “Putin assassino”, “Zelensky eroe e campione della democrazia”, “Ucraina ultima frontiera d’Europa” etc.
I pappagalli di cui sto dicendo hanno di proprio una tara originaria: sono mitomaniaci e narcisisti e è risaputo che ai narcisisti piace parlare di sé stessi nei particolari, senza vergognarsi di alcun dettaglio. Non importa quanto sia disgustosa la cosa di cui stanno parlando, se l’hanno fatta loro, è perfetta e, volgendo la narrazione in mantra, diventano ossessivi e molesti per ogni cervello umano ancora sano.
Ci sono in circolo dei puristi che continuano a porre la differenza tra Europa e UE sorvolando sul fatto che la UE è un parto dell’Europa putrescente e non certo del Burkina Faso o della immaginaria Libera Repubblica di Patagonia. Dunque la UE è Europa e da questo assioma non si può prescindere per lo sviluppo di un qualsiasi ragionamento di tipo geopolitico.
C’è chi da tre anni sostiene che il 24 febbraio 2024 ha partorito la nuova Yalta, o la Yalta 2.0 come amano dire, confondendo l’incipit con l’epilogo. La Yalta originaria fonda il nuovo ordine mondiale a seguito (e sulle macerie) dell’Europa sconfitta militarmente, sconfitta che è anche e sopra tutto diretta conseguenza della proditoria aggressione alla Russia sovietica e, va pur detto, anche della dichiarazione di guerra agli USA, formulata da Germania e Italia in conseguenza dell’altrettanto proditoria (e ben mascherata) aggressione degli USA al Giappone con il quale Germania e Italia avevano firmato un “patto d’acciaio”. Incipit: sconfitta militare dell’Europa; epilogo: Yalta.
Le manovre e le scelte dell’Occidente collettivo e dunque dell’Europa risiedono nelle azioni intraprese a partire dai primi anni Novanta che raggiungono il loro culmine il 24 febbraio 2022 e che qui non mette conto di riepilogare: chi non è pappagallo ben le conosce. In ciò sta l’incipit della “nuova Yalta” prossima futura basata sulla sconfitta militare (in Ucraina) e politica (a Bruxelles) dell’ectoplasma Europa (UE, appunto): e questo è l’epilogo. Come al tavolo della Yalta del febbraio 1945, al tavolo della prossima Yalta non ci sarà nessun europeo (l’Inghilterra non era e non è Europa, ma un inverecondo rutto americano) ma ancora una volta un americano, un russo e probabilmente un cinese, dove si decideranno (anche) i destini dell’espressione geografica Europa.
In questi giorni è a dir poco spassoso ascoltare le affabulazioni dei pappagalli d’Europa. Un deficiente interessato ha detto: “Trump blandisce Putin per avere una Russia disancorata dalla Cina” e tutti i pappagalli che si spacciano per analisti geopolitici a riprendere la bella frasetta: “Questa la strategia di Trump, allontanare la Cina dalla Russia”. Che la Cina è l’ossessione americana, questo è certo. Del resto gli Stati Uniti iniziarono la seconda guerra mondiale per conquistare il Pacifico e finirono per dominare l’Atlantico, e a tutt’oggi, per via della Cina, il Pacifico è tutt’altro che domato dagli USA. Ma che si possa pensare che gli strateghi che stanno alle spalle dell’amministrazione americana siano degli incolti imbecilli, questo è a dir poco da stortignaccoli dell’intelletto. Come si fa a credere che gli strateghi americani non conoscano l’essenza del legame che unisce Russia e Cina e che questo possa essere interrotto blandendo la Russia di Putin?
Dicono ancora i pappagalli di cui sopra: “Gli USA hanno rinunciato a considerare la Russia il nemico principale”. Chi ci crede osservi con attenzione la cartina che qui posto e magari qualche ideuzza sulle vere ragioni delle boutade di Trump sul Canada e la Groenlandia gli si affaccerà nella controcassa del cervelletto; magari capirà, per esempio, quanto possano far gola agli USA, oltre all’Artico, gli immensi territori russi, quelli sì straricchissimi di materie minerarie e energetiche, altro che il mucchietto di terra ucraino (altra fola quella dell’imprescindibile mucchietto di “terre rare” in Ucraina).
Datemi retta: devocalizzate i pappagalli oppure indossate un paio di cuffie e ascoltate “La cavalcata delle Valchirie” di Wagner, ché siamo all’ouverture di un grande spettacolo e in questo contesto l’opera wagneriana è la giusta colonna sonora per accompagnare gli avvenimenti in evoluzione.