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Il furto

di Andrea Zhok - 25/02/2025

Il furto

Fonte: Andrea Zhok

Oggi i popoli europei sono ostaggi, ostaggi di una oligarchia a base finanziaria che manipola le coscienze, che mente costantemente e spudoratamente attraverso i propri servi della carta stampata, che di quando in quando chiama al voto con regole distorsive, e poi comunque tradisce sistematicamente la maggior parte delle promesse elettorali – al punto che “promessa elettorale” è divenuto sinonimo di “fiaba pubblicitaria”. E tutto ciò viene glorificato come “democrazia liberale”. All’impermeabilità e sordità alle esigenze dei popoli corrisponde la compiacenza zerbina nei confronti di lobby variegate, che operino con bonifici diretti o benefit indiretti.
Questa condizione di ostaggio è massimamente chiara nella vicenda dell’attuale corsa agli armamenti. Le cifre si succedono in maniera frenetica, in una costante competizione al rialzo. Si parla di 700 miliardi di euro da versare in armi all’agonizzante Ucraina. Si parla di un incremento della spesa militare almeno al 3% del PIL (presentato come uno sconto rispetto al 5% preteso da Trump). A sostegno di queste prospettive si promuovono vigorose batterie di menzogne sui media (es.: che la Russia spenda più in armi dell’Europa o che un’invasione militare russa rappresenti una realistica minaccia per l’Europa). Non mancano poi i “sovranisti” alla vaccinara che dopo aver sacrificato i loro paesi agli ordini USA per mezzo secolo, ora colgono l’occasione del paventato allentamento della presenza americana in Europa per fantasticare di una difesa nazionale (o europea), difesa da istituire a colpi di una spesa militare esplosiva (incidentalmente, una spesa quasi integralmente rivolta a commesse americane o israeliane).  
Il meccanismo politico in campo è sempre lo stesso, ripetuto fino alla noia (e d’altra parte finché nessuno reagisce con le brutte, finché trangugiamo tutto invece di oliare la ghigliottina, non si vede davvero perché cambiare una tattica vincente). Il sistema è: si strilla ad un pericolo imminente, terribile, incombente, che non lascia scampo né alternativa, e che richiede – con il cuore gonfio di rammarico – di saccheggiare i denari rimasti alla spesa sociale, all’istruzione, alla sanità, alle pensioni, per rimediare all’EMERGENZA. Dopo aver ripianato istituti di credito troppo grandi per fallire, dopo aver acquistato in anticipo dieci dosi di vaccino Covid a testa - neonati inclusi, dopo aver nutrito a perdere gli oligarchi ucraini (i cui figli popolano le riviere mediterranee) mentre i loro plebei diventano carne da cannone, ora è il momento della carta emergenziale per antonomasia: la minaccia bellica.
Per quanto sia vagamente umiliante dover ricordare queste ovvietà, proviamo brevemente a ricordare perché il previsto, spaventoso, incremento della spesa militare è soltanto una rapina legalizzata, senza alcun  contributo alla difesa e indipendenza delle nazioni europee.
A) Se si volesse davvero acquisire sovranità attraverso la difesa militare la prima cosa da fare sarebbe di avviare la produzione autonoma, anzi autarchica, di tutto quanto serve, tagliando le dipendenze da catene di fornitura esterne e remote, soggette a ricatti e interruzioni.
B) Se ci si volesse mettere nelle condizioni di poter esercitare una seria difesa militare rispetto ad un pericolo simile a quello visto nella guerra russo-ucraina, questo non può essere fatto accumulando armi nei magazzini: devi assumerti l’onere di ripristinare una leva obbligatoria generalizzata e realmente formativa. L’idea di affrontare una guerra tipo quella vista in Donbass con piccoli contingenti di professionisti è una palese sciocchezza.
C) Da che mondo e mondo, le guerre in corso evolvono le tecniche belliche, dunque – salvo per unità a basso costo come armi leggere e proiettili - non ha nessun senso riempire i magazzini di armamenti tecnologicamente complessi, che di lì a qualche anno saranno obsoleti. Gli investimenti bellici – se si vogliono fare – si fanno in ricerca e sviluppo, e si fanno predisponendo la rapida convertibilità della produzione industriale ordinaria in produzione bellica.
D) Infine, per preparare una guerra di difesa bisogna avere una chiara idea di ciò da cui ci si deve difendere. Realisticamente, da chi si potrebbe dover difendere un paese europeo? Ci potrebbero essere sfide da parte di gruppi terroristici di dimensioni comparabili a piccoli eserciti nazionali (modello Siria). Ci potrebbero essere contenziosi ai confini per aree di interesse comune (giacimenti minerari, passaggi marittimi obbligati, ecc.) – il che mette campo ad un’area di potenziali ostilità abbastanza limitata a sud-est dell’Europa. Se parliamo di grandi potenze remote, come la Russia (o la Cina, o gli USA) la necessità di difendersi da una guerra di invasione e conquista da parte di questi soggetti è risibile: non esistono né gli interessi, né le condizioni logistiche, né quelle demografiche perché qualcosa del genere avvenga. Le guerre di espansione per finalità di insediamento sono causate di solito da eccedenza demografica e avvengono in aree prossimali, contigue. In quest’ottica l’unica minaccia realistica per un paese europeo potrebbe essere rappresentata da un altro paese europeo. Certamente non dalla Russia, che ha già serie difficoltà a popolare l’immenso territorio sotto il proprio controllo, e che possiede una sovrabbondanza di materie prime – di cui invece l’Europa è priva. Invero, il prototipo del paese militarmente minaccioso per terzi è rappresentato dai paesi europei, con alta densità di popolazione (per quanto calante) ed estrema povertà di risorse naturali. Quanto all’idea di doversi armare per affrontare un’eventuale guerra di sterminio totale – nucleare – contro una superpotenza, spero sia chiaro che questa prospettiva è insieme altamente implausibile e tecnicamente impossibile: se superpotenze con territori enormi e armamenti nucleari enormi decidessero di nuclearizzare il Belgio, o, se per questo, la Francia, l’unico investimento appropriato sarebbe un investimento in rosari.
Dunque, in buona sostanza, a cosa ammonta l’attuale progetto di finanziamento monstre della spesa militare europea?
Non rappresenta una crescita dell’indipendenza dei popoli europei e non rappresenta una crescita della capacità di difendersi da minacce reali.
Si tratta in effetti di una e una sola cosa: di un colossale furto legalizzato di risorse pubbliche, un furto che impoverirà ulteriormente i popoli europei, che avrà sulla coscienza ospedali al collasso, pensionati alla fame, plebi sempre più ignoranti e manipolabili.
Il tutto mentre, nel nome della sovranità, della libertà, della democrazia, una manciata di oligarchi predisporrà il proprio buen retiro su qualche isola privata.