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Il futuro tra Huxley e Orwell

di Carlo Desideri - 07/07/2021

Il futuro tra Huxley e Orwell

Fonte: InStoria

Nel 1932 lo scrittore Aldous Huxley pubblica uno dei suoi romanzi più famosi, Il Mondo Nuovo (A Brave New World), che diventa col tempo uno dei testi più rappresentativi del genere distopico nella letteratura del XX secolo. Quello immaginato da Huxley è un mondo retto da un governo globale, dove principi etici e morali come quelli che conosciamo vengono completamente annullati e dimenticati in favore di una società suddivisa in caste, che indicano delle vere e proprie classi sociali, dedita all’ideologia progressista e tenuta salda da un vero e proprio culto religioso denominato “culto di Ford”, in onore dell’imprenditore statunitense la cui figura è venerata come una sorta di divinità.

Il mondo è gestito da un gruppo oligarchico indicato come gli alpha plus, i quali godono di privilegi sopra la media, ma devono mantenere un ferreo codice di condotta, basato su un’ampia socializzazione, tempo in solitaria ridotto ai minimi termini, relazioni incentrate principalmente sulla poligamia e esternare costantemente elogi e apprezzamenti verso la società del mondo nuovo; il ripudio per questo sistema sociale non è in alcun modo ammesso o contemplato.

In realtà, nella seconda parte del racconto, Huxley ci mostra come una forma della vecchia società sia effettivamente sopravvissuta, all’interno di una riserva controllata e gestita dal governo del mondo nuovo come un vero e proprio luogo turistico, dove è possibile incontrare soggetti, chiamati “i selvaggi”, che vivono secondo regole completamente opposte al mondo nuovo, in una struttura sociale monogama, che crede fermamente negli ideali del matrimonio e fortemente legata a una credenza religiosa – tanto da portare a un vero e proprio fanatismo – che si basa in larga parte su quella cristiana, ma con alcuni elementi rituali che ricordano il paganesimo.

Importante è il fatto che i membri del mondo nuovo entrano a contatto con gli abitanti della riserva come semplici turisti, ma li reputano fortemente inferiori e non hanno alcuna intenzione di permettere a tali soggetti di influenzare il proprio stile di vita, tuttavia questo risentimento è provato analogamente anche dai selvaggi, i quali vedono il mondo nuovo come una piaga e disprezzano gli ideali che rappresenta.

Due strutture sociali, quindi, legate da ideali estremizzati e contrapposti tra loro, che in nessun modo possono prevedere una convivenza, se non quella descritta da Huxley che prevede il potere e il controllo di una sull’altra. In entrambi i casi, l’invincibilità della struttura sociale presentata nel racconto è dimostrata dall’evoluzione della storia di quelli che si possono presentare come i due protagonisti.

Il primo è Bernard Marx, un esponente della classe alpha plus che non si riconosce affatto nelle imposizioni sociali, tendente all’isolamento, a sentimenti profondi verso un’unica ragazza che fanno pensare a una tendenza alla monogamia e tenta sempre di ribellarsi e di agire secondo i propri desideri e non quelli degli altri, ma nel momento in cui viene minacciato di trasferimento in un luogo isolato e lontano da casa, a causa proprio della sua condotta negativa, perdendo quindi i privilegi dati dalla sua posizione sociale, decide di abbracciare completamente lo stile di vita del mondo nuovo, divenendo forse uno delle maggiori figure rappresentative degli alpha plus.

Il secondo invece è John, un personaggio che vive nella riserva e riconosciuto come appartenente al gruppo dei selvaggi, ma in realtà figlio del principale esponente degli alpha plus, il quale ha abbandonato una delle sue numerose compagne nella riserva che nove mesi dopo darà alla luce John. Il ragazzo si trova a essere quindi figlio di due mondi, è cresciuto nella riserva, ma la sua famiglia viene dal mondo nuovo. Questo lo porta a sviluppare un colorito della pelle diverso da quello dei selvaggi, motivo per il quale è trattato con forte distanziamento all’interno della riserva. Nonostante questo viene molto condizionato dallo stile di vita e dai principi dei selvaggi e, in seguito a un suo trasferimento nel mondo nuovo, svilupperà una grande sensazione di disagio e disgusto verso quella società che offre così tanto, in realtà fin troppo per lui, e in maniera troppo diversa e contro ogni logica per come lui la intende, disagio che lo porterà in breve al suicidio, avendo poi capito di non poter cambiare il mondo nel quale si ritrova a vivere.

Nel 1949 esce un altro importante testo distopico simbolo del ventesimo secolo, 1984 di George Orwellper la cui elaborazione si ispirò proprio al mondo nuovo di Huxley, nel quale attacca aspramente l’ideologia che sta dietro ai sistemi di potere totalitario, in maniera in parte riconducibile alle analisi che sviluppò tramite il suo precedente lavoro, La Fattoria degli Animali (Animal Farm) ma, mentre in tale testo analizzava e criticava principalmente il sistema Stalinista, in 1984 si possono ritrovare elementi che, oltre a ricondurre allo stalinismo sempre in ogni caso fortemente presenti – come la figura stessa del Grande Fratello – si possono associare a ogni forma di potere totalitario.

L’universo descritto da Orwell vede un mondo diviso in tre macro-continenti, costantemente in guerra tra loro, costituitisi al seguito di un’ultima grande guerra. La storia è ambientata a Londra, che si trova nel continente di Oceania, controllata da un partito totalitarista e oppressivo, il Socing, con alla guida il personaggio del Grande Fratello, il quale non si comprende neanche se esista effettivamente.

All’interno dello stato di Oceania la vita di qualsiasi individuo è estremamente incentrata sull’adorazione e il rispetto verso il partito e il Grande Fratello e l’odio verso i sovversivi e verso gli altri Stati. Tutta la società vive una quotidianità programmata minuto per minuto e controllata costantemente da una serie di telecamere e microfoni situati ovunque, dalle strade ai luoghi di lavoro, persino nelle abitazioni; la privacy non è contemplata all’interno di 1984. Qualsiasi forma di sovversione, anche la più minima e insignificante, viene duramente punita con il prelevamento dei soggetti sovversivi e il loro trasferimento nel luogo chiamato il Ministero dell’Amore, dove vengono interrogati, analizzati e infine torturati fino a quando la loro mente non cade preda del condizionamento del partito, portando a provare terrore, ma anche amore per il Grande Fratello; le vite di quei soggetti, una volta sottoposti alle torture diventano talmente vuote e condizionate da perdere completamente la loro importanza.

Il protagonista della storia è Winston, un uomo che lavora al Ministero della Verità, il luogo dove tutte le informazioni relative sia alla situazione interna che a quella esterna dello stato di Oceania vengono rimaneggiate e poi ridiffuse a vantaggio dell’immagine del Partito, così che la società possa percepirlo come perfetto, superiore ai propri nemici, sia interni che esterni.

Winston non si trova a proprio agio con le politiche del partito, detesta tutta la situazione che è costretto a vivere, ma allo stesso tempo deve stare attento a non esternare tali pensieri. Nello stato di Oceania esiste infatti un organo di sorveglianza chiamato psicopolizia, che ha il compito di trovare chiunque dia dimostrazione di provare anche solo inconsciamente pensieri sovversivi al partito, così da prelevarli e portarli al Ministero dell’Amore.

Così Winston coltiva segretamente pensieri e desideri non in linea con i principi totalitari del partito e del Grande Fratello, fino a quando non conosce Julia, una ragazza che condivide pienamente le visioni di Winston. Winston e Julia intraprenderanno una relazione sentimentale in segreto e provando piacere nell’infrangere le regole imposte dal partito, tra le quali vi sono proprio le relazioni amorose non finalizzate esclusivamente alla procreazione e all’idolatrare il Grande Fratello; qualsiasi pratica che possa trasmettere un piacere personale non legato alla figura del partito, sia essa sessuale o ludica, è estremamente vietata.

Winston e Julia, nella seconda parte del romanzo, vengono scoperti e arrestati. I due, una volta separati, vengono portati al Ministero dell’Amore, dove subiscono torture sia fisiche che psicologiche, che li portano ad abbandonarsi totalmente a una fede cieca nel partito, rispettarlo, temerlo e amarlo allo stesso tempo e ciò renderà la loro vita talmente insignificante e sottomessa a tal punto da eliminare totalmente ciò che erano prima. Alla fine non si comprende neanche del tutto se Wiston venga effettivamente ucciso o meno, ma dopo tutto ciò che ha subito e che lo ha plasmato, questa informazione perde addirittura importanza.

Quelli di Huxley e di Orwell sono due racconti apparentemente agli antipodi, con due sistemi di controllo fondati su principi opposti, ma che portano allo stesso risultato. Entrambe le società descritte sono completamente sottomesse, legate da un’unica ideologia che non ammette alcuna forma di sovversione e che punisce pesantemente qualsiasi forma di disobbedienza.

Ne Il Mondo Nuovo il potere è in mano a un gruppo ristretto di individui in 1984, invece, è apparentemente in mano a un singolo uomo, ma in entrambi i casi vi è una forma di controllo ferrea, con mezzi diversi, ma che portano allo stesso risultato. Il libero arbitrio è in entrambi i casi del tutto estinto e i sistemi descritti dagli autori sono entrambi invincibili, i protagonisti alla fine hanno solamente una possibilità: la resa totale ai principi e allo stile di vita imposto dal sistema, che può portare a più di una conclusione, dalla morte alla totale perdita di coscienza di sé, ma in ogni caso ogni forma di ribellione, sia essa materialmente visibile o solo in forma psicologica o spirituale, viene inevitabilmente debellata.

Nel 1958 Huxley pubblica un saggio, di fondamentale importanza per quanto riguarda il suo pensiero politico e filosofico, riprendendo il suo racconto Il Mondo Nuovo e associandone gli elementi alla realtà geopolitica e sociale che la società mondiale si ritrova a vivere e ai principali eventi che, nei venticinque anni passati, hanno portato a crisi e cambiamenti.

Nel suo saggio Huxley non dimentica di prendere in considerazione il testo di Orwell, elogiandolo dal punto di vista qualitativo e analitico, ma osservando che, sebbene nel 1949 l’universo descritto da Orwell potesse essere fortemente credibile e rispecchiare una realtà che con molte probabilità si potrebbe ritrovare all’interno di un sistema totalitario come quello presentato in 1984, a quasi dieci anni di distanza le cose sembrano essere cambiate. Huxley osserva infatti che la società mondiale, possa essa ritrovarsi all’interno di un sistema totalitario o democratico, sta lentamente ma inesorabilmente andando nella direzione da lui descritta ne Il Mondo Nuovo. Persino in Unione Sovietica, spiega Huxley, si iniziano a prediligere condizionamenti trasmessi con un sistema di privilegi e non soltanto di paura e soppressione, sebbene naturalmente le forme di soppressione verso i sovversivi, o i soggetti ritenuti tali, continuino a esistere.

Huxley spiega che determinate forme di accentramento di potere, economico e politico, possono verificarsi a seguito di determinate crisi che, se mal gestite, possono portare a un punto di rottura che porta ad accentrare il potere su di un unico soggetto o un gruppo ristretto di elité. In effetti, nei racconti di Huxley e di Orwell questi accentramenti di potere si sono verificati a seguito di una sorta di crisi globale apparentemente legata a un contesto bellico. In particolare Huxley sostiene che una delle principali cause che potrebbero causare una crisi che renderebbe inevitabile un tale accertamento di potere sia il pericolo della sovrappopolazione, che porterebbe a uno squilibrio tra il consumo e la disponibilità di risorse.

Tuttavia vi sono molti elementi che potrebbero portare a un punto di rottura, o di non ritorno, che porterebbe a sua volta alle conseguenze sopra descritte. È sufficiente anche una scelta sbagliata, una fiducia mal riposta verso un soggetto, o un gruppo ristretto di soggetti, che si rivelano poi incapaci di gestire determinate situazioni, o che approfittano della propria posizione per instaurare una forma di regime.

Nella storia è possibile trovare molti esempi simili, ma anche nella letteratura sono fortemente presenti. Uno scenario simile, per fare un esempio, lo si può ritrovare nel romanzo Il Signore delle Mosche di William Golding, pubblicato nel 1954. Golding immagina infatti un gruppo di ragazzi che, a seguito di un incidente aereo un gruppo di bambini si ritrova a vivere su un’isola deserta, senza una guida adulta. All’interno di questo contesto i bambini sono costretti a cercare un modo di sopravvivere da soli e costituire una società organizzata.

Così facendo tentano di organizzarsi in una società semi-democratica, ma alla fine la guida passerà interamente sotto uno solo di loro, quello che risulta essere il più forte e più carismatico e quindi, apparentemente, trasmette sicurezza e serenità, nonostante fosse evidente che il più adatto in realtà ad assumere il ruolo di guida fosse un altro personaggio, un ragazzino attento, saggio e sempre dubbioso e preoccupato per il futuro del gruppo, ma costantemente emarginato e trattato in modo violento da tutti a causa del suo poco carisma e della sua forma fisica.

Nel momento in cui la guida passa sotto il soggetto, o i soggetti sbagliati (dato che verso la fine del racconto vi sarà un passaggio di potere) i ragazzi intraprendono un percorso che li porterà a intraprendere scelte sempre più sbagliate che metteranno in pericolo la struttura stessa della società e la sua sopravvivenza e gradualmente ma inesorabilmente li porteranno a regredire a uno stato animalesco abbandonando sempre di più la loro umanità.

Questi e molti altri racconti hanno in comune la rappresentazione di una società da un punto di vista distopico che, a seguito di una crisi causata da varie motivazioni, hanno raggiunto un punto di non ritorno e si sono inabissate verso un percorso che porta inesorabilmente alla totale perdita di quelli che oggi sono considerati valori e diritti umani. È per questo fondamentale riuscire a non raggiungere questo punto di rottura e reagire in modo saggio a determinate crisi, in qualsiasi forma esse si presentino, prima di compiere errori dai quali difficilmente si può tornare indietro.

di Carlo Desideri, InStoria.it N° 162 / GIUGNO 2021 (CXCIII)

BIBLIOGRAFIA

Golding W., Il signore delle mosche, Mondadori, Milano 2014.

Huxley A., Il Mondo Nuovo e Ritorno al Mondo Nuovo, Mondadori, Milano 2015.

Orwell G., 1984, Mondadori, Milano 2015.

Orwell G., La Fattoria degli animali, Mondadori, Milano 2014