Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il governo siriano libera Aleppo e per vendetta gli USA occupano Palmyra

Il governo siriano libera Aleppo e per vendetta gli USA occupano Palmyra

di Alexander Mercouris - 13/12/2016

Il governo siriano libera Aleppo e per vendetta gli USA occupano Palmyra

Fonte: Aurora sito

I militari russi accusano gli Stati Uniti di non essere avanzati su Raqqa permettendo allo SIIL d’occupare Palmyra, ma criticano implicitamente le ‘pause umanitarie’ del governo russo ad Aleppo prolungandone l’assedio e impedendo alle truppe siriane di schierarsi a difesa di Palmyra. La caduta di Palmyra causa recriminazioni irate in Russia. Ufficialmente l’esercito russo accusa gli Stati Uniti. Nei commenti, il Generale Igor Konashenkov, capo-portavoce dei militari russi, accusa della caduta di Palmyra la mancata pressione degli Stati Uniti sullo SIIL a Raqqa, permettendogli d’inviarne i combattenti da Raqqa contro Palmyra. “Negli ultimi due giorni i militanti dell’organizzazione terroristica Stato islamico (vietata in Russia) hanno lanciato diversi attacchi contro le posizioni delle truppe siriane nella zona di Palmyra. I terroristi avanzavano da nord, est e sud. Gli aggressori erano oltre 5000. A quanto pare, i militanti si sono riuniti intorno Palmyra, essendo certi che le operazioni di combattimento su Raqqa non sarebbero riprese“.
3611Feci un punto identico ieri, “Non vi è infatti alcun segno serio dell’offensiva degli Stati Uniti contro Raqqa, mentre l’offensiva contro Mosul è in stallo. Lo dicevo qualche settimana fa, il 19 novembre 2016, e recenti rapporti nei media occidentali lo confermano. Ovviamente se lo SIIL fosse davvero sotto seria pressione a Raqqa, non avrebbe potuto inviare combattenti per attaccare Palmyra. L’ultima offensiva dello SIIL contro Palmyra è dunque la prova che l’offensiva degli Stati Uniti contro Raqqa è una finzione, mentre lo SIIL inviando combattenti dall’Iraq a Palmyra dimostra di essere ancora una forza formidabile anche in Iraq“. Anche se ciò è senza dubbio vero, i militari russi e siriani non potevano certo ignorare che lo SIIL attaccava Palmyra e che l’offensiva degli Stati Uniti contro Raqqa era finta. Dirlo non spiega perché russi e siriani non presero adeguate precauzioni per garantire la difesa di Palmira. L’esercito russo infatti chiarisce perfettamente di porre la responsabilità della caduta di Palmyra su qualcosa di molto diverso: il prolungamento dell’assedio di Aleppo a seguito delle ripetute ‘pause umanitarie’, che lasciavano l’Esercito arabo siriano a difesa di Palmyra pericolosamente a corto di truppe di seconda linea. Avendo imposto le ‘pause umanitarie’ ad Aleppo ai militari siriani e russi, secondo la strategia diplomatica della Russia, rimproverando la caduta di Palmyra, i militari russi criticano implicitamente la strategia della leadership politica della Russia. Il Generale Konashenkov l’ha detto, anche se da ufficiale in servizio, ha scelto le parole con molta attenzione, “Questo attacco ha dimostrato ancora una volta che i terroristi non dovrebbero avere la minima possibilità di avere pause, perché approfittano sempre di questi momenti per riorganizzarsi ed effettuare attacchi improvvisi“. Konashenkov naturalmente sa che lo SIIL non ha mai avuto una “pausa’ da russi o dai siriani o addirittura Stati Uniti. Le sue parole, anche se presumibilmente riferendosi alla mancata offensiva degli USA su Raqqa, puntavano alle ripetute ‘pause umanitarie’ nei combattimenti ad Aleppo. Laddove Konashenkov è un soldato costretto ad essere diplomatico, il Generale Jurij Baluevskij, ex-Capo di Stato Maggiore in pensione, e secondo tutte le fonti soldato tra i soldati, era molto più schietto, “Capisco che sia necessario garantire la sicurezza della popolazione… Ma le pause nelle ultime tre settimane, tali terroristi immersi nel sangue, possono ripristinare le forze, e l’autorizzazione a mantenere le armi, beh, non le capisco“, riferendosi ovviamente alle ‘pause umanitarie’ avutesi più volte ad Aleppo, e in particolare quella molto lunga tra ottobre e novembre. Non è la prima volta che l’esercito russo fa sapere di un disaccordo con la strategia politica e diplomatica del Presidente Putin e del Ministro degli Esteri Lavrov su Aleppo. A fine ottobre ci fu un curioso battibecco pubblico tra i militari russi e il portavoce di Putin Dmitrij Peskov, dove emerse che il Presidente Putin rifiutò la richiesta pubblica dei militari russi di riprendere i bombardamenti ad Aleppo, sospesi per consentire una ‘pausa umanitaria’. Ecco cosa scrissi, “… l’episodio mostra chiaramente una cosa: la persistente pretesa occidentale che Putin sia un dittatore e autocrate sostenitore della linea dura della Russia, è un mito. Al contrario, è chiaro che Putin ormai subisce forti pressioni dai militari affinché tolga la sospensione dei bombardamenti ad Aleppo, sentendosi sufficientemente forti da dirlo pubblicamente, al punto della “richiesta pubblica” a Putin per consentirgli di riprendere i bombardamenti, mostrando chiaramente che questo è ciò che vogliono. Il fatto che Putin resista alla richiesta pubblica dei militari è un chiaro segno che non la riceva e non la gradisce, subendo dai militari una forma di pressione. Ciò, naturalmente, dimostra che l’esercito è sempre più impaziente verso la strategia su Aleppo di Putin, che ovviamente interpreta come ostacolo e neanche si prende più la briga di nascondere“. Il riferimento di Baluevskij alle “pause di tre settimane” chiaramente si riferisce a questo episodio, e mostra quanto la pausa abbia irritato i militari. A mia conoscenza,The Duran fu l’unico a segnalare l’episodio di ottobre correttamente come “furioso braccio di ferro”, in cui i militari pubblicamente fecero pressione su Putin per porre fine alla ‘pausa umanitaria’ permettendo la ripresa dei bombardamenti. Gli altri media sostennero, invece, che erano solo pubbliche relazioni per mostrare che Putin fosse ragionevole e moderato. La realtà è che alcun governo, e non certo quello russo, illustra disaccordi per tale scopo. L’incapacità dei media occidentali nel segnalare ciò correttamente dimostra ancora una volta la scarsa comprensione della Russia secondo l’idea completamente sbagliata che il Presidente Putin ne sia il sovrano assoluto, e che tutto ciò che vi accade sia deciso unicamente da lui. La realtà, al contrario, è che se il governo russo è infatti per molti aspetti assai disciplinato, vi sono irosi disaccordi e, talvolta, come in questa occasione, traboccano divenendo pubblici.
Mettendo tutto ciò da parte, è proprio vero che fu il prolungamento dell’assedio di Aleppo che ha portato alla caduta di Palmyra? Indubbiamente se Aleppo est fosse caduta prima, l’Esercito arabo siriano avrebbe avuto altre e migliori truppe a disposizione per difendere Palmyra. Tuttavia non è certo che sarebbero andate lì. La priorità dell’Esercito arabo siriano non è salvare Palmyra, ma vincere la guerra. La guerra non si vince a Palmyra, lontana dalle zone centrali della Siria occidentale, dove la maggioranza della popolazione siriana vive. In considerazione di ciò è più probabile che se l’Esercito arabo siriano poteva porre fine all’assedio di Palmyra più rapidamente, avrebbe riassegnato le truppe per liberare Idlib o al-Bab, nel nord ovest della Siria, o per consolidare le recenti avanzate presso Damasco. E’ assai meno probabile che l’Esercito arabo siriano inviasse i migliori soldati a presidiare Palmyra, dove sarebbero stati inattivi, con niente di utile da fare. Questo episodio, infatti, evidenzia i diversi approcci alla guerra di russi e siriani. Per i russi, riprendere Palmyra, monumento culturale, è un obiettivo fondamentale, dato che l’occupazione dello SIIL è stata, come ha detto il Generale Baluevskij, un duro colpo al loro “prestigio”. Per i siriani, l’esistenza stessa dello Stato è in gioco, Palmyra è un baraccone, una distrazione dalla guerra vera, in cui combattono per la vita e per il Paese. Perciò i siriani lasciarono solo 1000 truppe di seconda linea a guardia di Palmyra, rapidamente ritiratesi, apparentemente in confusione come dimostra la grande quantità di materiale costoso abbandonato, quando furono attaccati da una forza dello SIIL 5 volte superiore. Nonostante tali differenze, senza dubbio l’idea russa su Palmyra ora prevarrà. Anche se le ultime relazioni confermano che lo SIIL ancora avanza presso Palmyra, e se i rinforzi che l’Esercito arabo siriano ha finora inviato a Palmyra sono piccoli, non vi è dubbio che una grande controffensiva per liberare la città sarà organizzata nelle prossime settimane. Anche se i russi continuano a escludere l’invio di truppe di terra in Siria, hanno acutamente reso noto che non considerano le forze speciali (“Spetsnaz“) truppe di terra. Senza dubbio alcune si dirigono a Palmyra, ora.1015765896

Il governo siriano libera Aleppo e per vendetta gli USA occupano Palmyra
Moon of Alabama 12 dicembre 2016aleppo-liberatedL’assalto delle forze governative siriane ed alleate ai taqfiri nella zona est di Aleppo continua. Il quartiere fortificato di Shaiq Seid veniva liberato assieme a Qaram Dada, Fardus, Bab al-Maqam e Jalum. Al-Qaida riuniva i terroristi su meno di 5 chilometri quadrati, cinque quartieri della città, 2% della superficie occupata all’inizio dell’assedio. Possono arrendersi oggi o domani. Enormi quantità di munizioni, cibo e medicinali dall’estero furono trovate nei quartieri abbandonati dai taqfiri. Gli Stati Uniti rinunciavano a qualsiasi missione di soccorso. Il segretario di Stato Kerry si abbassava a mendicare dai russi di lasciar fuggire alcuni suoi amici, esortando la Russia a mostrare della pietà e a consentirne l’evacuazione da Aleppo. La liberazione della capitale economica del Paese, una città che l’aspirante sultano Erdogan voleva prendere e incorporare nel suo impero neo-ottomano, è la maggiore vittoria del governo siriano in questa guerra. L’intera area di Aleppo è pari a circa 18000 chilometri quadrati, zona più grande di Paesi come Qatar o Libano. Ci sono state discussioni tra Siria e alleati Russia, Iran e Libano su come procedere. Si decise come priorità di puntare ad ovest su Idlib occupata da al-Qaida, invece che sull’est invaso dallo SIIL. Una seconda guerra ad ovest o ad est sarebbe stata troppo rischiosa e richiedeva altre forze non (ancora) disponibili. Le ragioni di questa decisione sono l’importanza economica del Governatorato di Idlib e la continuità della parte occidentale governativa, “la Siria utile”. Ci sono altre forze, turchi, curdi e fantocci arabi degli USA che hanno dichiarato guerra allo SIIL e che la pagheranno cara per sradicarlo dall’est. Di conseguenza un accordo tacito è stato trovato con la Turchia. Le verrebbe permesso di prendere al-Bab, ad est di Aleppo e di marciare su Raqqa da lì. In cambio si asterrebbe dal sostenere al-Qaida e forze allineate ad Idlib. Tali forze avrebbero ancora il supporto segreto di Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar e altri. È un po’ discutibile che l’inaffidabile Erdogan rispetti l’accordo, ma è un rischio che si corre. Il rischio generale nell’impostare la priorità verso ovest è la conseguenziale occupazione statunitense dell’est della Siria. Gli Stati Uniti hanno appena schierato altre 200 forze speciali, portandole a 500 note. Vi sono anche forze speciali francesi e altre nella zona, che costruiscono una serie di piccoli aeroporti militari e arruolano chiunque trovino in zona, presumibilmente per combattere lo SIIL. Ciò assomiglia molto alla costruzione del “principato salafita” nel nord-ovest della Siria e in Iraq, ma senza l’etichetta dello SIIL. Lobbisti di Paesi del Golfo e sionisti invocano l’occupazione della Mesopotamia. Un’entità controllata da USA/Arabia Saudita che spezzi la “mezzaluna sciita” dall’Iran a Iraq, Siria e Libano, per controllare il passaggio del previsto gasdotto dal Qatar alla Turchia e l’Europa. La speranza russa e siriana è che l’amministrazione Trump abbandoni tali sciocchezze imperiali.
czasn-4w8aa83awDal 5 dicembre puntate dello SIIL furono registrate nell’est del Governatorato di Homs, a Palmyra. Ma la priorità del governo siriano era, giustamente, Aleppo. Palmyra aveva un contingente dell’Esercito arabo siriano delle dimensioni di una compagnia e alcune compagnie delle Forze di difesa nazionale poco addestrate; troppo pochi per difendersi da un ampiamente considerevole e determinato attacco. Il 9 dicembre, lo SIIL attaccava Palmyra con centinaia di terroristi, artiglieria pesante e carri armati. Diverse autobombe penetrarono le difese delle NDF presso Palmyra. Un grande attacco dello SIIL fu respinto da più di 60 attacchi aerei russi. Le principali agenzie riferirono erroneamente che lo SIIL aveva occupato Palmyra, basandosi esclusivamente su sinistri “attivisti in Turchia”. Solo un rinnovato attacco dello SIIL, l’11 dicembre, soverchiò le esigue forze della difesa. A mezzogiorno fu deciso di evitare ulteriori perdite e di ritirarsi verso sud e ovest. Palmira e le aree circostanti furono di nuovo occupate dallo SIIL. Gli aggressori sarebbero arrivati da Dayr al-Zur, dove le forze governative siriane circondate dallo SIIL, recentemente hanno avuto giorni tranquilli. Alcuni sarebbero anche giunti da Raqqa, dove la recente sospensione degli attacchi degli Stati Uniti ha dato allo SIIL del sollievo. I terroristi molto probabilmente non provenivano da Mosul, in Iraq. Secondo diversi osservatori militari gli aggressori erano superbamente organizzati, ben guidati e dall’eccellente intelligence. I rinforzi dell’Esercito arabo siriano arrivavano in zona e il Viceministro degli Esteri russo prometteva di liberare la città. I rinforzi basterebbero a fermare l’avanzata dello SIIL, ma la priorità è Aleppo e un immediato contrattacco su Palmyra non è probabile.
Come va inquadrato tale attacco dello SIIL? Lo SIIL è sotto attacco in Iraq, a Mosul e ad ovest di esso. I fantocci degli Stati Uniti, le YPG curde, attaccano le frazioni di Raqqa occupata dallo SIIL. I fantocci dei turchi, tra cui alcuni gruppi terroristici di Ahrar al-Sham, attaccano lo SIIL ad al-Bab, a nord-ovest di Raqqa e ad est di Aleppo. Droni e aerei d’attacco statunitensi sorvolano costantemente il territorio occupato dallo SIIL in Siria. Come mai lo SIIL ha risorse disponibili per attaccare Palmyra, lontano dai punti critici a nord, dove è fortemente sotto pressione? Da dove arrivano munizioni e denaro necessari? Perché attacca ora? L’US Central Command, la sede imperiale nel Medio Oriente, annunciava il 9 dicembre di aver bombardato 168 autocisterne dello SIIL vicino Palmyra. (CentCom è enorme, dispone di 58000 truppe degli Stati Uniti e di 42000 mercenari in Medio Oriente.) La pretesa del CentCom era molto dubbia e non erano pochi a considerala una sciocchezza:
@InsideSourceInt
#Syria//#Palmyra//, l’affermazione degli Stati Uniti di aver distrutto 160 autocisterne dello SIIL in Siria è chiaramente falsa, secondo quanto sentito. 03:46 – 10 dicembre 2016
Il video allegato alla pretesa del CentCom mostrava solo tre autocisterne e quattro bersagli fissi colpiti. Niente come il grande attacco rivendicato. È discutibile che tante autocisterne, per la maggior parte distrutte nell’ultimo anno, si riunissero in una zona. E perché avrebbero dovuto essere vicino al fronte di Palmyra? Perché gli USA le hanno colpite lì e non in viaggio? Come mai alcuna agenzia o media dell’opposizione riferiva di tale grande attacco? Tale enfasi sul “guarda come bombardiamo lo SIIL intorno Palmira” del CentCom, è sospetta. Gli Stati Uniti hanno visto le autocisterne, ma le centinaia di forze dello SIIL con mezzi pesanti, come carri armati, preparare l’assalto alla città erano invisibili? E questo sotto lo spazio aereo praticamente controllato da Stati Uniti ed alleati? Puzza di “vendetta” ordinata da alleati del Golfo degli Stati Uniti, per la liberazione siriana e russa di Aleppo e per dimostrare che la prima vittoria della Russia a Palmyra fosse effimera. Una sconfitta propagandistica della Russia per coprire la vera sconfitta degli Stati Uniti che sostenevano i taqfiri ad Aleppo est.isis2016nov

 

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora