Il Grande Ovest
di Lorenzo Merlo - 05/12/2021
Fonte: Ereticamente
Se dobbiamo alla Rivoluzione francese l’avventura degli stati-nazione, ora assistiamo alla loro irrimediabile agonia. Dovremo all’epoca del Grande Ovest il tentativo di riforma del mondo. Se prima ci si era mossi motivati da energie culturali, ora si tratta di moventi economici e di controllo. Se prima l’individuo era attore primario della democrazia, ora è agente superfluo e sostituibile. Se prima l’umanesimo permeava il fare, ora è la tecnologia a dirci la via. Con il beneplacito di chi ancora crede in questo genere di progresso.
L’esigenza di riduzione della spesa pubblica ha assunto nel tempo la medesima forza che ha l’acqua alla gola. In quel tipo di situazione ci è imposto afferrare qualunque cosa galleggi pur di non annegare. Lo fa l’individuo e lo fa lo Stato. Così, sotto il capestro di una spesa pubblica via via più insostenibile a fronte di una resa di servizi intellettuali e materiali, di una inefficiente burocrazia pachidermica albergata in strutture fatiscenti, lo stato si è trovato obbligato ad afferrare la mano che gli veniva tesa. Era un buon affare. Avrebbe potuto recuperare la sua identità, sebbene falsificata e controllata, ma incredibilmente ancora credibile, agli occhi della maggioranza, opportunamente istruita dai media collusi e obbligatoriamente interessati a stare a galla per la medesima acqua alla gola. Un epilogo ineludibile dopo essersi venduti, dopo essersi preoccupati della nostra sensibilità per mostrare innocui video preceduti da offensiva, invadente, vergognosa pubblicità dei loro padroni. Così pure per i suoi funzionari e i suoi politici. Burocrati con la potenza di deviare il corso della politica e politici deviati dagli interessi di una miopia tanto inutile al sociale quanto indispensabile per stare a galla.
La mano tesa ce la porge il Big West. Un’entità latente, fondata sull’individualismo indelimitato e indelimitabile, che all’uopo si aggrega per interesse comune. La deriva economico-finanziaria della cultura occidentale, quella che avrebbe dovuto far piovere ricchezza fino alle lande estreme dei poveracci, ha spianato la strada a persone geniali che hanno saputo navigare tra le bonacce e le burrasche mai sotto il controllo della cosiddetta democrazia e delle sue leggi.
Società private, seconda generazione steroidizzata delle multinazionali, ora più forti di molti stati del mondo. Ora capaci di controllarne la politica. Sembra una boutade ma non lo è. Se il solo piano di riferimento è quello economico, se ora possono distribuire ricchezza, seppur in forma individualizzata e non sociale, tenere per il naso tutti quelli che vogliono la Ferrari in giardino non è difficile. Come potrebbe. Hanno più potenza dei Pil, destinata a crescere. Hanno la comunicazione, ponti sui quali fanno passare – leggi esistere – ciò che vogliono, magli ai quali solo una minoranza occasionalmente resiste. Disponiamo di schiere di idonei a dimostrarlo. Moltitudini in permanente libidine pur di avere qualcosa in più per sottrarsi alla miseria di un solo televisore, di una sola auto.
Ci si trova così davanti a parlamenti genuflessi, a governi piovuti dal cielo stellato in campo azzurro, a elezioni tendenti al facoltativo, a presidenti intra partes, a politiche economiche polarizzate, a politiche interne piuttosto energumene, a politiche estere allineate e coperte, a un’informazione da dimenticare... per non disperarsi, per non cadere nell’ossessiva, ridondante domanda che ognuno pone a se stesso: “Come hanno potuto? Come hanno potuto?”.
Come hanno potuto affermare con sicumera che il vaccino era sicuro salvo poi, obbligati dagli effetti collaterali e dalle morti, le poche che sono stati costretti ad ammettere, sostenere con altrettanta sicumera che “è logico, ogni farmaco ha le sue controindicazioni, anche l’aspirina”. Come è possibile che le autorità si siano ben guardate dall’intervenire a favore di libertà di parola censurate con risibili motivazioni dai governatori delle piattaforme, anche nei confronti di articoli o video innocui? Come hanno potuto sostenere la vigile attesa (della terapia intensiva) quando ci sono stati medici del mondo e anche nostri che affermavano, anzi, dimostravano, l’elevatissima percentuale di successo a mezzo dell’impiego di certi farmaci o altro di equipollente? Come possono vaccinare bambini, il cui rischio di malattia ha una percentuale zero con diversi altri zero dopo la virgola, per proteggere anziani vaccinati. Come hanno potuto mentire sul numero dei decessi da Covid? E come possono farlo sulla durata della pseudo immunità fornita dal protovaccino? Come possono obbligare le persone a vaccinarsi nonostante Ippocrate, la libertà di cure, la Costituzione? E come possono farlo per ragioni che sanitarie non sono? Come possono determinare la durata della tessera verde (perché chiamarla verde se non per imbambolare i più sprovveduti? Ma quanti si stima siano?) in modo contraddittorio con la presunta durata, comunque assai inferiore, dell’immunità da vaccino? Come chiamare “casi” chiunque sia positivo al tampone, su cui il suo stesso autore ha affermato non essere idoneo alla stima del contagio? Come possono gli uomini della democrazia, i nostri uomini, tradirci così tanto? Sanno che non reagiremo? Sanno di avere armi seduco-convincenti a prova di critica polistrumentale della gestione della falsa pandemia? Quanto siamo lontani dall’essere altezza della situazione? Quanto stiamo andando a finire nella tramoggia dalla quale usciremo ubbidienti pronti alla terza, quarta, quinta dose di vaccino e di qualunque altro serva per essere buoni cittadini, per lavorare, per non diventare d’emblée criminali? Quanto presto e quanto è vero che resteremo sotto i cingoli del carro che avanza sotto il vessillo del Grande Ovest?
Domanda idiota chiedersi come hanno potuto, purché invece dei puntini in forma di diversivi, si riconosca il disegno che, nel loro insieme, rappresentano. Hanno potuto perché hanno un progetto. Consideravano quanto accadeva solo per tenerne il governo. Landini abbracciato a Draghi, oltre che un dolore, ne è un buon emblema.
Ma la longa manus appartiene a gente perbene, intelligente, che ha studiato e sta lavorando per noi, anzi, di più, per il pianeta, con le sue menzogne in forma di sostenibilità, economia circolare, impatto zero e con le segrete politiche energetico-nucleari e sfacciate implementazioni di armi. Proprio questa intellighentzia, alla faccia di quanto hanno sostenuto le sprovvedute avanguardie della controcultura, ha avuto piena consapevolezza che la crescita infinita era filosofia buona per i babbei, che le risorse primarie si esauriranno, che l’inquinamento crescente era un problema per la terra, l’aria, l’acqua e l’uomo, che siamo troppi e in quantità sufficiente per impedire qualunque soluzione ai problemi che abbiamo generato. Problemi, il cui riflesso sociale è in attesa della scintilla giusta per coagularlo in un’esplosione. Meglio agire in fretta per prevenirlo.
Se le ordinarie politiche in mano alle democrazie non erano riuscite a produrre il necessario alla dimensione delle questioni improcrastinabili – esiziali anche singolarmente prese – giocoforza, la modalità del colpo di manus si ergeva sopra le altre. Quale altra azione concedeva di essere efficace per agire otto miliardi di persone, in particolare quelli più produttivi e collegati? Gli altri, erano da considerare carnea zavorra sacrificabile senza rischio di ritorsione.
A mezzo della pseudopandemia e dello pseudoambientalismo, cucinati con il megafono del terrore e della responsabilizzazione, non è stato difficile creare discordia sociale tra parigrado, ottenere ubbidienza dalla maggioranza, distrarre dalle questioni più importanti. In sostanza, diversivi affinché il passaggio di consegna dal capitalismo storico a quello ordoliberista, dalle politiche sovraniste prima maniera a quelle denazionalizzate, con tutto ciò che comporta per ogni singola persona dall’infanzia in là, restassero quanto più possibile sottotraccia, in attesa del momento giusto per l’agguato.
L’attenzione alla questione di demolizione della stabilità implicita nelle identità sessuali, famigliari, comunitarie, con l’immigrazione incondizionata tornava utile allo scopo. In particolare, a mezzo della seconda, si favorivano strategie per ridurre il costo del lavoro e il sentimento di comunità tanto locale, quanto nazionale. Ma anche impoverimento imposto da leggi (più tasse, più costi, meno diritti), lavoro precarizzato, disoccupazione retribuita da redditi di bromurizzazione.
Nel copione del grande spettacolo di cui non ci avvediamo, scambiandolo così per realtà, la digitalizzazione maniacale, a tappeto, per riduzione del costo del lavoro e capillarizzazione della sorveglianza, la velocità della rete, le nanotecnologie, i test sociali del vaccino e della tessera verde, partecipavano attivamente alla realizzazione del transito. Come in ogni crisi, sarebbe servita la manus ferma. Ed ecco gli idranti sui rosari. Ecco, da prevedere, una polizia sanitaria, una finanza autorizzata ad ispezionare ogni hard disk, una forestale pronta ad ammendare per una plastica dal finestrino.
Queste politiche, destinate a tenere a galla il barcone e i suoi Schettini, azzerano il valore della società civile, promuovono l’unilinguislimo – un espediente non secondario per enclavizzare i meno giovani i meno civilizzati – l’efficientismo e il presidenzialismo
La democrazia è una dimensione storica superata. Il Grande Ovest la sta sostituendo costi quel che costi, eventualmente anche miliardi di euro, no, anzi, di uomini.