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Il Ministero della Verità

di Stefano Montanari - 09/04/2020

Il Ministero della Verità

Fonte: Stefano Montanari

Chi ha letto Coming Up for Air, il romanzo che George Orwell pubblicò appena prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ha testimonianza di come l’autore fosse dotato di capacità profetiche.
Chi ha letto 1984 (io lo feci, appunto, in quell’anno) forse ricorda che cos’è il Minitrue. Nella neolingua ipotizzata da Orwell era il Ministero della Verità, vale a dire l’ente in cui tutto ciò che era reso pubblico, dalla storia alla letteratura, dalla cronaca a tutto quanto aveva a che fare con l’informazione veniva setacciato, distorto o cancellato a seconda della convenienza del regime.
Anche qui, come per la guerra, la profezia si è avverata.
Ora, scusate se sarò più noioso e prolisso del solito, ma vi prego di leggere ciò che scriverò.
Il 12 giugno 1215, l’allora re d’Inghilterra sottoscrisse la Magna Charta Libertatum, un documento in cui si sancivano le limitazioni al potere del sovrano e che, in qualche modo, costituì il seme, ancora molto primitivo, di tutte le carte costituzionali che ne seguirono.
Semplificando, le carte costituzionali sono il documento di garanzia emesso dai governanti. Così, i poteri sono espressi e limitati, e il popolo (sudditi, cittadini, amministrati…) hanno la certezza dei loro diritti.
Come qualunque certificato di garanzia, anche la costituzione non può essere ritirata salvo accordo preventivo con l’altra parte. Insomma, il popolo non può agire contro i governanti al di fuori dei poteri espressi dal documento e, viceversa, i governanti nulla possono che esuli dal dettato.
La Costituzione della Repubblica Italiana è quanto mai chiara. L’articolo 3 afferma che siamo tutti uguali davanti alla legge senza distinzione di opinioni. L’articolo 21 garantisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” L’articolo 33 ci assicura che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.”
A questo punto, non può esistere discussione: chiunque può esprimersi liberamente.
Ora veniamo al governo.
L’articolo 56 della sullodata Costituzione della Repubblica Italiana stabilisce che “La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto.” L’articolo 58, dal canto suo e analogamente, ci dice che “I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto…” Salvo acrobazie, questo significa che gli elettori sono chiamati a scegliere le persone che li rappresenteranno in parlamento. Ciò che accade da diverse legislature, invece, è che dalle elezioni escono i nomi dei partiti e saranno i loro direttivi, non eletti da nessuno, a collocare in poltrona chi più aggrada loro. Il che è del tutto fuori della garanzia. Dunque, sempre fatti salvi i bizantinismi di cui abbondano i maestri, il parlamento italiano è anticostituzionale. E un parlamento anticostituzionale non può legiferare. Questo, e non ne sono proprio certo, fatto salvo ciò che l’istituto della “prorogatio” stabilisce. La prorogatio è nient’altro se non la proroga d’ufficio di certe funzioni, ma questo istituto si applica ai funzionari in carica il cui mandato sia scaduto e in attesa di nuove nomine. Da quanto, da umilissimo cittadino, ho capito, l’attesa non può superare i 45 giorni. Così, almeno, sta scritto nella legge 444 del 15 luglio 1994.
Tutto questo è stato abbondantemente superato, dimenticato e cancellato, cosicché da anni abbiamo un parlamento che legifera, addirittura ben al di là dell’ordinaria amministrazione, senza poterlo fare.
Oggi siamo arrivati al Ministero della Verità. Il governo, condotto nell’occasione da un tale Andrea Martella (non eletto da nessuno), istituisce una “task force” incaricata di stabilire ciò che è vero e ciò che è falso e ciò che quel gruppo di persone deciderà porterà alla chiusura della fonte, se quella fonte non sarà gradita.
Non intendo entrare in merito ai personaggi che dovrebbero far parte di quel gruppo medievale d’inquisitori. Chiunque siano, non hanno alcun diritto di operare. Chiunque siano, mi auguro per loro che abbiano la dignità di rifiutare un incarico che nessun uomo degno di quella classificazione potrebbe accettare. Ricordo pure che non pochi di loro si sono già espressi, facendolo da lungo tempo, sugli argomenti che sono chiamati, seppure illegittimamente, a giudicare. Quindi, come accade per i giudici che si siano già pronunciati prima della sentenza, non possono non essere ricusati.
Infine, c’è il lato comico.
Poiché il pretesto occasionale del regime è quello innescato dal Covid19, si dovrebbero chiudere fonti di cosiddetta informazione come RAI, Mediaset, La 7 e tante altre emittenti radiofoniche e televisive che hanno riferito di mortalità che nulla ha a che spartire con i numeri dell’Istituto Superiore di Sanità e della Protezione Civile. Chi mente? Si dovrebbe intervenire sul “politico” che ha affermato pubblicamente che “siamo preparati all’emergenza.” Si dovrebbe chiedere ragione a chi ha pubblicamente affermato che da noi il Covid19 non arriverà. Si dovrebbe processare chi, rappresentando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detto che le mascherine non servono. Dall’altra parte, se è vero questo assunto, andrebbe quanto meno indagata la posizione di quegli amministratori pubblici che impongono l’uso delle mascherine.
Potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui.
Sono certo che qualche “sapiente” pontificherà che io non sono del mestiere e, dunque, non capisco le meraviglie della legge.
Voglio ricordare all’ipotetico solone che le leggi devono essere pensate e scritte perché chiunque le possa capire. Se questo non accade, i casi sono due: o il legislatore è incapace o è truffaldino. Voglio ricordare che non è affatto raro che le dittature s’instaurino interpretando a loro convenienza le leggi. Voglio ricordare anche che la magistratura è autonoma e indipendente e che esiste solo per fare giustizia.
Il resto è bava.
Finisco ricordando una frase che Evelyn Hall attribuì a Voltaire quando ne scrisse la biografia: “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu lo possa dire.” Ma qui siamo alla morale e alla cultura. Dunque, in fuori gioco.