Il nemico interno. Benjamin Netanyahu affronta la sua maggiore minaccia da parte della popolazione israeliana infuriata
di Finian Cunningham - 03/09/2024
Fonte: Giubbe rosse
Dopo il recupero di sei ostaggi morti, l’opinione pubblica israeliana si sta decisamente schierando contro il governo di Benjamin Netanyahu.
L’umore dell’opinione pubblica israeliana sta virando decisamente contro il governo di Benjamin Netanyahu dopo il ritrovamento dei sei ostaggi morti. Israele sostiene che sono stati uccisi da combattenti di Hamas mentre le sue truppe si avvicinavano per salvarli. Hamas sostiene che sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani. I media israeliani riportano che le autopsie mostrano ferite da proiettile. Ma dato il torrente di bugie dichiarate dalle autorità israeliane sulle violenze di Gaza, forse non si saprà mai la verità. Per l’opinione pubblica israeliana, questi macabri dettagli non sembrano avere importanza ora. La rabbia è dovuta al fatto che gli ostaggi avrebbero potuto essere risparmiati se Netanyahu si fosse impegnato in colloqui per il cessate il fuoco e data priorità al salvataggio dei prigionieri. Dopo 11 mesi di guerra genocida a Gaza e in Cisgiordania, l’esasperazione israeliana per il fallimento di Netanyahu nel riportare a casa gli ostaggi ha raggiunto il punto di ebollizione. Nel fine settimana, Tel Aviv e altre città hanno visto le maggiori proteste contro la politica intransigente di Netanyahu di voler “sconfiggere Hamas”. Il principale sindacato del Paese ha indetto uno sciopero generale per imporre un cessate il fuoco immediato al fine di garantire il rilascio di quasi 100 ostaggi. “Stiamo ricevendo sacchi per cadaveri invece di un accordo [per il cessate il fuoco]”, ha dichiarato Arnon Bar-David, capo del sindacato israeliano Histadrut, mentre fino a 500.000 manifestanti sbarravano domenica le vie di trasporto a Tel Aviv e in altre città. Anche le imprese private e i servizi pubblici hanno espresso il loro sostegno alla protesta in tutto lo Stato. L’economia israeliana è sull’orlo del collasso a causa della guerra di quasi un anno contro Gaza e i Paesi vicini. Le famiglie arrabbiate degli ostaggi e un vasto movimento di sostegno pubblico hanno accusato Netanyahu di “giocare alla roulette russa” con le vite di coloro che sono tenuti prigionieri a Gaza dalla resistenza palestinese di Hamas. A scatenare la furia dell’opinione pubblica sono le notizie secondo cui gli ultimi sei ostaggi avrebbero potuto essere rilasciati settimane fa se Netanyahu avesse accettato un accordo di cessate il fuoco che Hamas aveva concordato. Il primo ministro israeliano è accusato di aver sabotato una tregua mediata da Egitto e Qatar perché ha insistito nel voler mantenere il controllo militare dell’area di confine tra Egitto e Gaza, nota come Corridoio di Filadelfia. Quando Hamas aveva lanciato la sua offensiva il 7 ottobre e preso circa 250 ostaggi israeliani, c’era stato un ampio sostegno pubblico alla devastante rappresaglia di Netanyahu contro Gaza. Ma l’opinione pubblica israeliana è diventata sempre più delusa per il fallimento di Netanyahu nel salvare i prigionieri, che sono tenuti in profondità in un labirinto di tunnel di Hamas. La “guerra ad Hamas” dichiarata da Netanyahu è stata una catastrofe. Quasi un anno di bombardamenti costanti, invasioni di terra e un barbaro assedio su 2,3 milioni di gazesi non ha prodotto né la sconfitta di Hamas né il rilascio degli ostaggi. Dei 250 prigionieri inizialmente catturati, l’esercito israeliano è riuscito a salvarne vivi solo otto. Si ritiene che circa 40 siano stati uccisi dagli indiscriminati attacchi aerei israeliani. Questo dato andrebbe messo a confronto con gli oltre 40.000 palestinesi uccisi, il 70% dei quali si stima siano donne e bambini. In precedenza, tre ostaggi maschi israeliani sono stati uccisi dai soldati dell’IDF, apparentemente per errore. Circa 105 ostaggi sono stati rilasciati da Hamas a novembre, nell’ambito di uno scambio negoziato di prigionieri. Restano a Gaza 97 israeliani non ancora rintracciati. Per l’opinione pubblica israeliana, la conclusione è che i negoziati possono funzionare se la priorità è garantire la vita degli ostaggi. Hamas afferma che tutti i prigionieri saranno rilasciati a condizione di un cessate il fuoco totale e del ritiro completo delle forze israeliane da Gaza. Netanyahu rifiuta di impegnarsi per una fine definitiva delle ostilità e vuole mantenere il controllo della sicurezza sul confine tra Egitto e Gaza. La sua intransigenza è evidentemente il punto di rottura dell’accordo. L’amministrazione statunitense del presidente Joe Biden sostiene di spingere per un cessate il fuoco negoziato. Ma la fornitura ininterrotta di armi americane a Israele (50.000 tonnellate dal 7 ottobre) e le ripetute promesse di “sostegno incondizionato” all'”autodifesa di Israele” da parte di Biden e della candidata democratica alla presidenza Kamala Harris, nonché del rivale repubblicano Donald Trump, implicano che Netanyahu senta di poter continuare a fare impunemente la guerra. In breve, Washington è complice nel creare e prolungare il bagno di sangue. Tuttavia, il tempo sta per scadere per l’ostico Netanyahu. Persino i membri più intransigenti del suo gabinetto di sicurezza si stanno irritando per la mancanza di successo nel vincere la cosiddetta guerra e nel liberare gli ostaggi. C’è una crescente consapevolezza che l’ossessione di Netanyahu di distruggere Hamas sia inutile e metta in pericolo gli ostaggi rimasti. Yoav Gallant, il ministro della Difesa, che notoriamente ha definito i palestinesi “animali”, si è scontrato con Netanyahu con una serie di urla. Gallant ha accusato il suo capo di mettere a rischio la vita dei prigionieri israeliani sabotando qualsiasi accordo di cessate il fuoco. Domenica ha dichiarato che “dare la priorità al Corridoio di Filadelfia a costo della vita degli ostaggi è una grave vergogna morale”. È un segno di quanto Netanyahu sia impazzito quando perfino l’autoproclamato genocida Gallant gli dice che è una “vergogna morale”. L’opinione pubblica israeliana è furiosa e disgustata dalla sensazione che Netanyahu stia gestendo questa guerra disastrosa senza alcuna preoccupazione per la vita dei suoi cittadini. È diventato il nemico interno. Le massicce proteste di questa settimana sono viste come un punto di svolta. Sembra che abbiano raggiunto la massa critica nella determinazione di far cadere il regime di Netanyahu. Gli slogan di “assassino” e “cessate il fuoco ora” sono cresciuti fino a raggiungere un livello di clamore che minaccia il suo stesso potere. Sta diventando palesemente ovvio che Netanyahu sta prolungando il genocidio a Gaza e lo sta intensificando contro la Cisgiordania al solo scopo di cercare di rimanere in carica ed evitare lunghi processi per corruzione di cui è accusato. Sta puntando a una guerra regionale per lo stesso scopo. Sacrificare le vite degli altri è l’unico modo con cui Netanyahu può garantire la sua sopravvivenza politica. L’opinione pubblica israeliana ne ha finalmente abbastanza del macabro rituale con cui il suo stesso popolo viene sacrificato senza pietà. Questa settimana ha visto Tel Aviv e gli aeroporti internazionali di Israele sotto l’assedio di una popolazione furiosa. L’economia israeliana è già stata gravemente danneggiata dagli enormi costi della mobilitazione militare. Le proteste mirano a bloccare l’intero Stato, cosa che non sarebbe difficile da fare visto il pessimo stato dell’economia. Ironia della sorte, mentre Netanyahu e i suoi sostenitori americani sono allarmati da un imminente attacco dell’Iran o di Hezbollah contro Israele, il colpo finale contro di lui potrebbe essere sferrato dal suo stesso popolo.
Finian Cunningham per Strategic Culture Foundation – Traduzione a cura di Old Hunter