Il Papa dell’Enciclica “Laudato Sì”
di Guido Dalla Casa - 27/04/2025
Fonte: Guido Dalla Casa
Quanta ipocrisia ai funerali di Francesco! Si è parlato molto di pace e di poveri, di primi e di ultimi, del suo mirabile carattere, del suo affetto, e dei “grandi della Terra”(?). Benissimo, ma non ho visto rappresentanti dei popoli nativi, e ben pochi accenni alle sue “penne dei nativi americani”. Qui voglio ricordare quelle sue parole scritte che neppure i commentatori, né quelli che facevano un riassunto della sua opera e del suo pensiero, neppure i suoi seguaci in lacrime, hanno messo in evidenza, spesso neanche accennato o ricordato. Invece costituiscono la vera novità nella storia della Chiesa, dato che San Francesco è stato un’eccezione in tutto l’insegnamento di questa istituzione.
In fondo il funerale è stato una parata dell’Occidente.
E’ stato chiamato “il Papa della gente”, ma con una grande e prematura estensione, poteva essere il “Papa di tutti gli esseri senzienti”. Forse era un salto troppo grande?
Tutti brani riportati in seguito sono rigorosamente citati dall’Enciclica “Laudato Sì”, con i relativi numeri di riferimento.
Sugli altri esseri senzienti:
(8) Che gli esse¬ri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compro¬mettano l’integrità della Terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la Terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati perché un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio.
(33) Ma non basta pensare alle diverse specie solo come eventuali “risorse” sfruttabili, dimen¬ticando che hanno un valore in sé stesse. Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sem¬pre. La stragrande maggioranza si estingue per ragioni che hanno a che fare con qualche atti¬vità umana. Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto.
(34) Probabilmente ci turba venire a conoscen¬za dell’estinzione di un mammifero o di un vola¬tile, per la loro maggiore visibilità. Ma per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorgani¬smi. Alcune specie poco numerose, che di soli¬to passano inosservate, giocano un ruolo critico fondamentale per stabilizzare l’equilibrio di un luogo. È vero che l’essere umano deve interveni¬re quando un geosistema entra in uno stadio cri¬tico, ma oggi il livello di intervento umano in una realtà così complessa come la natura è tale, che i costanti disastri causati dall’essere umano pro¬vocano un suo nuovo intervento, in modo che l’attività umana diventa onnipresente, con tutti i rischi che questo comporta. Si viene a creare un circolo vizioso in cui l’intervento dell’essere umano per risolvere una difficoltà molte volte aggrava ulteriormente la situazione. Per esempio, molti uccelli e insetti che si estinguono a motivo dei pesticidi tossici creati dalla tecnologia, sono utili alla stessa agricoltura, e la loro scomparsa dovrà essere compensata con un altro interven¬to tecnologico che probabilmente porterà nuovi effetti nocivi. Sono lodevoli e a volte ammirevoli gli sforzi di scienziati e tecnici che cercano di ri¬solvere i problemi creati dall’essere umano. Ma osservando il mondo notiamo che questo livel¬lo di intervento umano, spesso al servizio della finanza e del consumismo, in realtà fa sì che la Terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia, mentre contempo¬raneamente lo sviluppo della tecnologia e delle offerte di consumo continua ad avanzare senza limiti. In questo modo, sembra che ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi.
(41) Molte delle barriere coralline del mondo oggi sono sterili o sono in continuo de¬clino: «Chi ha trasformato il meraviglioso mon¬do marino in cimiteri subacquei spogliati di vita e di colore?». Questo fenomeno è dovuto in gran parte all’inquinamento che giunge al mare come risultato della deforestazione, delle monocolture agricole, dei rifiuti industriali e di metodi distrut¬tivi di pesca, specialmente quelli che utilizzano il cianuro e la dinamite. È aggravato dall’aumento della temperatura degli oceani. Tutto questo ci aiuta a capire come qualunque azione sulla na¬tura può avere conseguenze che non avvertiamo a prima vista, e che certe forme di sfruttamento delle risorse si ottengono a costo di un degrado che alla fine giunge fino in fondo agli oceani.
Sul funzionamento della civiltà industriale (in sostanza, una condanna dell’economia):
(20)…A questo si aggiunge l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’indu¬stria, dalle discariche di sostanze che contribu¬iscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale. La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica so¬luzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri.
(21) C’è da considerare anche l’inquinamento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. Si producono centi¬naia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La Terra, nostra casa, sembra trasfor¬marsi sempre più in un immenso deposito di im¬mondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura.
(22) Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli es¬seri umani esclusi quanto le cose che si trasfor¬mano velocemente in spazzatura. .. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivo¬ri, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova gene¬razione di vegetali. Al contrario, il sistema indu¬striale, alla fine del ciclo di produzione e di con¬sumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie.
(153) La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città cir¬colano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa ne¬cessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano.
(161) Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Po¬tremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha supe¬rato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni.
(184) La cultura consumistica, che dà priorità al breve termine e all’interesse pri¬vato, può favorire pratiche troppo rapide o con¬sentire l’occultamento dell’informazione.
(194)….Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la ren¬dita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro.…Il discorso della crescita sosteni¬bile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe valori del discorso ecologista all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e am-bientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine.
Sui cambiamenti climatici:
(23) Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema com-plesso in relazione con molte condizioni essen¬ziali per la vita umana. Esiste un consenso scien¬tifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, tale ri¬scaldamento è stato accompagnato dal costan¬te innalzamento del livello del mare, e inoltre è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenome¬no particolare. …La concentrazione dei gas-serra nell’atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. Ha inciso anche l’aumento della pra¬tica del cambiamento d’uso del suolo, principal¬mente la deforestazione per finalità agricola. Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano con¬centrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi dei cambiamenti climatici.
(55) ..È quello che succede, per fare solo un sempli¬ce esempio, con il crescente aumento dell’uso e dell’intensità dei condizionatori d’aria: i mercati, cercando un profitto immediato, stimolano an¬cora di più la domanda. Se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida.
(165) Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura mi¬nore, il gas –, deve essere sostituita progressiva-mente e senza indugio. In attesa di un ampio svi¬luppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per il male minore o ricorrere a soluzioni transitorie.
(211) .. chi abitualmente si copre un po’ invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell’ambiente. È molto no-bile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita. …Riutilizzare qualco¬sa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità.