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Il patriottismo psichedelico e la "Trilogia dell'assedio"

di Valerio Falco Zecchini - 04/10/2016

Il patriottismo psichedelico e la "Trilogia dell'assedio"

Fonte: Valerio Falco Zecchini

IL SECONDO CAPITOLO DELLA “TRILOGIA DELL’ASSEDIO”.

Esce il 6 ottobre il nuovo singolo di Post Contemporary Corporation, secondo capitolo della Trilogia dell’assedio propedeutica alla cruciale offensiva  di fine 2016 col CD Patriottismo psichedelico. Il vinile 7” consta di due brani: “Bob Marley era una brutta persona” e Hidalgo de Bragueta” – esso è accompagnato da una lussuosa t-shirt che sfoggia il logo PCC e il motto “Io sì che ho visto un bel mondo!”, giusto per reiterare il fatto che se i nostri contemporanei si sono rassegnati a vivere malamente, PCC non è certamente dello stesso avviso.

“Bob Marley era una brutta persona “ è una ballata acustica (magistralmente eseguita da Dario Parisini), sulla quale si eleva il canto solitario di quell’autentico nemico del popolo che risponde al nome di Zecchini.  Mentre politicanti e intellettuali, finalmente svincolati da qualsiasi etica ideologica e religiosa, partecipano avidamente all’orgia cannibale del potere, il popolo vuole realizzare a tutti i costi le proprie aspirazioni che nell’ordine sono:

  1. Avere un impiego poco impegnativo, ma ben remunerato.
  2. Partecipare a un qualche reality o talent show, perchè credono che i 15 minuti di fama siano un diritto civile universale promulgato da Warhol e sancito da Mattarella.
  3. Andare a puttane il venerdì sera.
  4. Andare allo stadio la domenica pomeriggio.                

Oltre alla deprimente crisi economica e spirituale, c’è anche nell’aria una forte sensazione di pericolo incombente – ciò basterà a fomentare il grande risveglio europeo dopo tanti decenni di letargia? Basterà a risvegliare il nostro originario vitalismo barbarico che poi, stilizzandosi, si trasformò via via in abbagliante bellezza? Zecchini non lo sa, ma di una cosa è certo:  affinchè ciò possa avvenire, è necessario eliminare i castranti rimorsi e gli umilianti sensi di colpa che ci sono stati imposti e invocare invece vigore, dignità, energia.

“Hidalgo de bragueta” è un brano di rara potenza, un perfetto esempio di letteratura da ballo e da combattimento: sul devastante impianto elettronico costruito da Luca Oleastri si inserisce la chitarra elettrica tagliente e incalzante di Dario Parisini; qui la consueta barbarie verbale di Zecchini adotta il dispositivo del “paroliberismo sonico”. Egli strappa le parole dal loro contesto utilitario rendendole pure entità autonome, le inframmezza con vocalizzi, ululati e silenzi – ricomponendole infine in un nuovo linguaggio. I brandelli di senso che faticosamente si fanno strada in questo scardinamento sintattico assumono una valenza mistica. Nell’ambito di questo brano il brandello di senso che si evidenzia riguarda l’hidalgo de bragueta (in italiano, “nobile di mutanda”): nel XVIII secolo in Spagna fu promulgata una legge che dichiarava nobile chiunque avesse procreato dieci figli maschi di seguito (e nessuna femmina, ovviamente). Magnifica invenzione irrazionale, ma anche una delle varie cause che provocarono la secolare decadenza della Spagna, argomento che da sempre appassiona l’autore.