Il peloso concetto di "guerra asimmetrica"
di Massimiliano Brancato - 09/11/2023
Fonte: Franco Cardini
Quanta arte mettiamo nelle definizioni politicamente “corrette”, quanta pusillanime retorica si infonde nei variopinti aggettivi che, in ogni occasione, vengono prontamente serviti all’abulico pubblico dei media di regime liberali. Rivoluzioni “colorate”, nazismi e neonazismi, fascismi e neofascismi, olocausti monodirezionali selettivi, antisemitismi di ogni ordine e grado, esportazioni di democrazie… ora, finanche, “popoli di luce” che in un’idilliaca neo-religione liberal-manicheo-evangelica si battono strenui contro “Stati Canaglia”, “Imperi del Male”. “Anima Mea / Mane / O Mane / Quanta / O Quanta Qualia” per dirla con Patrick Hawes, che meravigliosa costellazione di ipocriti eufemismi. Che pace, contemplarmi comodamente, dal divano di casa, mentre in streaming assistiamo alla tonnara di Gaza, ad esempio o, ancora qualche anno fa, al bellissimo spettacolo di Suoni e Luci sopra una Bagdad tempestata dai Tomahawks, un incanto pirotecnico, una sinfonia del bene trionfante, finalmente, su ogni ingiustizia del mondo.
Ma “Guerra Asimmetrica” è un autentico capolavoro di questo genere di semantica “pelosa” (è anche difficile darne una definizione che non scada nel volgare).
“Guerra Asimmetrica”, certamente è una definizione asettica, scientifica, puramente quantitativa, da ragionieri inappuntabili. Quegli stessi ragionieri che tenevano le contabilità ad Auschwitz-Birkenau che così mirabilmente descrive Hannah Arendt, certamente non dissimile da quelli che tenevano la medesima contabilità a Los Alamos.
Che genialità, la “Guerra Asimmetrica”, la ragione del più forte, del bullo, del gangster al di sopra di ogni legge per diritto divino (in fin dei conti parliamo di popoli di luce… luciferini), sublimata a formula ragionieristica, contabile, algidamente matematica.
C’è una “asimmetria” nel mondo? Ma certo che c’è, abbiamo il “Miglio Quadro d’oro” della City di Londra, poi abbiamo il “Miliardo d’oro” dello striminzito Occidente collettivo, quello WASPista, Wokista, anglo-saxon. Poi c’è, ovviamente, tutta la giungla attorno a questo “Giardino alla Francese”. Una asimmetria perfetta, economica, sociale, politica ma, soprattutto, tecno-militare. Che meraviglia.
E, pertanto, abbiamo necessariamente delle “Guerre Asimmetriche”, è la “banalità del male”, signori. Cosa volete farci.
Ma noi, ancora almeno la mia sfortunata generazione, ci nutrivamo di ben altre epiche tardo romantiche, se vogliamo, senz’altro frutto di immaginazione e fantasia, ma che, ancora almeno fino alla fine degli anni sessanta del secolo scorso, veicolavano una morale leggermente diversa, retaggio, credo, di un veterocristianesimo pietistico settecentesco. Allora si tendeva a “compatire” i deboli, gli oppressi, gli inermi. C’era, certamente, la percezione dell’asimmetria, ma il giudizio positivo andava, di norma, al Davide, piuttosto che al Golia (e non è un riferimento casuale quando riferito all’attuale Cananea). C’era il florilegio dei racconti neoromantici dei Dumas, degli Scott, ma anche dei racconti epici d’ogni epoca, da Omero fino a Ludovico Ariosto.
Il fatto è che, ancora in quegli anni, non si era ancora percepita a fondo la portata dell’“asimmetria” che il Novecento stava introducendo nel mondo e che, a partire dal secondo dopoguerra, avrebbe dato vita al “Secolo Americano”.
Il secolo americano introduce un’asimmetria mai conosciuta sino ad allora. Se si pensa alla polemologia classica, almeno sino alle guerre coloniali della fine del diciottesimo secolo (le prime autenticamente “asimmetriche” su una scala apprezzabile) si possono considerare come tutte le guerre combattute almeno sino alle soglie dell’evo moderno come sostanzialmente “simmetriche”.
Si combatte sempre, ovviamente, ma, di norma, tra pari. Di pari forza sono senz’altro Achei e Troiani, poi ancora Greci e Persiani e, ancora, Romani e Cartaginesi… forse leggermente meno Romani e Germani, almeno sino a Teutoburgo, sicuramente pari sono cristiani e mussulmani nelle crociate ecc.
Ma poi venne l’asimmetria. Dapprima con le guerre coloniali, certo. Chi più asimmetrico di una bella cannoniera o di un ben addestrato ed elegante reggimento di “King’s African Rifles” a fronte di orde di Zulu o magari anche di eserciti cinesi con bandiere di dragoni e picche in mano.
Ma, ancora nelle guerre “asimmetriche” coloniali non c’è la sottile descrizione che viene data oggi all’“asimmetricamente inferiore”. E qua veniamo all’altro termine sublime, di invenzione postmoderna, quello di “terrorista”.
In fin dei conti gli Zulu che a Isandlwana il 22 gennaio del 1879 massacrano gli eleganti fucilieri in giubba rutilante del 24th Regiment of Foot e gli aitanti cavalleggeri del primo squadrone degli Imperial Mounted Infantry (tra gli altri) non vengono definiti “terroristi”. In effetti quello stesso termine allora non era stato ancora coniato. Né useremmo noi quel termine, ancora oggi, per definire le truppe di Menelik II che fecero a pezzi, il 1° marzo del 1896, le nostre altrettanto eleganti Fanterie d’Africa comandate da quel genio militare del Generale Oreste Baratieri nell’infausta battaglia di Adua.
Insomma, quando l’“asimmetria” tra le zagaglie e i Remington mod. 1870 era, tutto sommato, non completamente sbilanciata (sic!) si consideravano gli asimmetricamente “inferiori” ancora, tutto sommato, come guerrieri, magari anche eroici in alcuni casi.
Ma, come abbiamo detto, la fine del secondo conflitto mondiale lascia spazio a due soli blocchi dominanti, che hanno il monopolio “naturale” della violenza “asimmetrica” e, dopo il 1989, ne resterà addirittura soltanto uno (un po’ come diceva il terribile Victor Kruger nel film “Highlander” del 1986).
E l’asimmetria si espande esponenzialmente tra le “parti contendenti” sino ai giorni nostri. Ora non siamo più a zagaglie contro Remington, ma a sofisticatissimi sistemi d’arma missilistici contro fionde, mazze e coltellacci. E, meraviglia delle meraviglie, abbiamo introdotto, almeno se non ricordo male, a partire dagli attentati antibritannici dell’“Irgun” israeliano, in particolare quello al “King David Hotel” del 16 aprile del 1947, il concetto di “terrorismo” e “attacco terroristico”.
È, quello di terrorismo, un altro esempio mirabile di illogico eufemismo. È come se si creasse dal nulla un fermo e visibilissimo confine tra “guerra” classica, giusta, umanitaria, convenzionale o non so come volete definirla e una violenza cieca, irrazionale, immotivata. Ma chiunque abbia fatto qualche minimo esercizio di logica “convenzionale” può dimostrare quanto questo “confine” sia labile, o, piuttosto, inesistente: tecnicamente parlando, ogni guerra ha i suoi evidenti aspetti e intenti “terroristici”, così come ogni “terrorismo” trova ragioni e motivazioni che sono sostanzialmente belliche.
Allora, qua avviene la saldatura tra il concetto magistrale di “Guerra Asimmetrica” con quello altrettanto mirabile di “Terrorismo”.
In buona sostanza, chi ha tutti gli strumenti bellici e la forza militare del mondo (per definizione e a prescindere da tutto “pio e giusto”), quindi chi sta nella fascia “alta” dell’asimmetria è titolato alla “guerra” nell’accezione classica, mentre chi si trova nella fascia “bassa”, che corrisponde a circa i tre/quarti della popolazione umana, è destinato all’immolazione permanente a meno che, in un irrazionale e immotivato (ovviamente) accenno di reazione, non voglia marchiarsi dell’infamante definizione di “Terrorista” per diritto divino.
Che pena, l’Occidente che si trastulla (ma ancora per poco) con queste alchimie linguistiche e che gode (ma ancora per poco) davanti alle mattanze impari, vergognose, immorali, ributtanti del gangster capo (gli Stati Uniti d’America) e dei suoi ancora più immorali, se possibile, scherani da quattro soldi.
E mi rivolgo alla c.d. “Destra”: potete essere voi, voi che siete per formazione e per vocazione delle anime nobili e guerriere, potete essere voi così ciechi, così moralmente abbrutiti da non vedere più l’atto eroico di popoli che si immolano, orgogliosamente, con le fionde che hanno in mano, come moderni David, contro quel Moloch orribile che una parte corrotta, bassamente mercantile, protervamente razzista del nostro “Occidente” ha prodotto e autoalimenta attraverso una informazione ed una accademia altrettanto corrotte e compiacenti?
VERGOGNA! È l’unica parola che mi sembra possa avere un senso davanti a tale abominio, a tale codardia e a tale cecità.
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Ecco uno scritto che contiene molti elementi condivisibili e che, pure, ci lascia perplessi. La sensazione è che l’Autore abbia frainteso il concetto di “asimmetricità” nei conflitti. Un concetto nato non tanto per descrivere la differenza di tecnica e di armamenti (fucili contro zagaglie o mitra contro sassi, per intenderci), quanto per mettere in discussione l’illegittimità di guerre non garantite né legittimate dal diritto internazionale e tuttavia combattute da chi, conscio di un suo buon diritto a difendersi, non se lo vede riconosciuto sul piano giuridico. Le guerre asimmetriche non sono pertanto quelle combattute con mezzi e strumenti inferiori a quelli del nemico, bensì quelle di formazioni non ufficialmente riconosciute come militari e quindi legittimate a combattere. Dunque le “guerriglie”, le “guerre partigiane”, che colpiscono con armi quali gli attacchi di sorpresa e gli attentati che le controparti regolarmente inquadrate definiscono “illegali”, quindi “vili”. Così le azioni dei partigiani durante la seconda guerra mondiale o quelle dei guerriglieri irakeni contro le forze USA-NATO. Per quale motivo si dovrebbero concepire, post eventum, come eroiche le azioni di guerriglia dei partigiani contro i tedeschi nel periodo 1939-45 (e soprattutto ’43-’45) e “vili”, “terroristiche”, quelle dei patrioti irakeni contro le truppe occidentali degli aggressori nel 2023, anche se tra questi ultimi c’erano dei militari italiani? In entrambi i casi, in realtà, i patrioti erano costretti ad agire in una situazione di palese inferiorità, e quella era l’asimmetricità. Un concetto di carattere etico-giuridico, non tecnico o tattico. Un concetto teso a giustificare moralmente, quindi a nobilitare, chi si trova costretto a combattere in condizioni d’inferiorità strutturale: che non ha in sé niente di negativo nel sistema mentale di chi lo propone e lo usa. “Asimmetrico” non è affatto sinonimo di “terroristico”.