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Il populismo è negazionista?

di Marco Tarchi - 03/06/2020

Il populismo è negazionista?

Fonte: La Repubblica

Oggi la manifestazione di Salvini e Meloni in spregio di ogni regola. Come interpreta questi comportamenti?

Come il tentativo di riprendersi un protagonismo che durante il confinamento è stato loro sequestrato da Conte, dalle sue conferenze in diretta e dai decreti personali. In politica non si può subire, occorre reagire, anche a costo di trasgredire le regole.

 L’Italia non è sola. I negazionisti del coronavirus sono nel Brasile di Bolsonaro, nell’America di Trump e serpeggiano tra l’ultradestra europea. Come spiega questa ondata di negazionismo internazionale?

Se è per questo, in Germania, in Francia e altrove hanno manifestato contro i confinamenti anche gruppi dell’ultrasinistra. Nelle estreme è vivo il sospetto verso tutte le verità che vengono “dall’alto”, tanto da dar credito anche alle tesi più fantasiose.

 E’ il frutto di una cultura machista? Quasi un’ostentazione della propria virilità e forza?

Semmai, può collegarsi a una cultura che accetta il rischio. Echeggia il Marinetti che disprezzava il “panciafichismo” e il d’Annunzio che elogiava il “vivere pericolosamente”.

 O si tratta soprattutto di una mentalità complottista che porta a disprezzare le élite, a dire che mentono, che la verità sta da un’altra parte? E questa forma di complottismo è tipica di ogni populismo o è una caratteristica dei populisti del nuovo millennio?

Il complottismo oggi è alimentato dalla possibilità che internet offre a chiunque di dire la sua e di sentirsi protagonista. Dilaga in tutte le frange radicali di ogni colore, come il post-11 settembre aveva già dimostrato. Ognuna, ovviamente, l’attribuisce all’avversaria. Il populismo c’entra solo in minima parte.

 Perché il populismo (soprattutto negazionista) è diventato appannaggio della destra?

Perché la sinistra, come hanno dimostrato Lasch, Ricolfi e Michéa, si è fatta élite, soprattutto intellettuale; ha sposato cause elitarie, prima fra tutte quelle della “buona globalizzazione” e ha lasciato le classi inferiori preda delle loro paure e sofferenze. Da oltre un quarto di secolo, i populisti raccolgono la maggioranza del voto operaio. Non certo per negazionismo.

 C’è un populismo di sinistra? Chantal Mouffe propone un populismo di sinistra …

Mouffe, aggiornando Laclau, vorrebbe rispondere al nazional-populismo affrontandolo sul suo stesso terreno. Ipotesi interessante, ma che inciampa in un ostacolo: la difficoltà della sinistra di pensare il popolo (e la nazione) in termini anche etnoculturali, elemento essenziale per il populismo.

 Che ruolo hanno i corpi, la dimensione corporea, in questi bagni di folla e di piazze dei nuovi populisti?

Esprimono una voglia di identificazione “carnale” con chi è ritenuto megafono delle aspirazioni e dei sentimenti popolari. Grillo, in questo, è stato un maestro quasi inimitabile.

 La folla in piazza oggi gridava “verità”. Gli scienziati ci hanno messo del loro con le loro affermazioni contrastanti “il Covid non esiste” o “ci sarà una seconda ondata” eccetera… Hanno sbagliato?

Hanno peccato di arroganza e di smania di protagonismo. Ma la colpa più grave l’ha avuta la politica, che ha delegato ad altri il compito di decidere quale fosse l’interesse prevalente per i cittadini.

 Come giudica i movimenti No-Mask (Brasile, Usa, Italia)

Sono gruppi che cercano di sfruttare politicamente l’esasperazione provocata dalla comunicazione ansiogena di questi mesi di confinamento.

 Qual è la differenza tra questi nuovi populismi e il populismo di matrice storica?

La mentalità populista nel fondo è la stessa, ma da sempre nelle sue espressioni si adegua camaleonticamente alle circostanze.