Il populismo non è morto: nuovi successi in arrivo
di Alain de Benoist - 13/10/2017
Fonte: Gli occhi della guerra
Il populismo è in crisi? Le ultime competizioni elettorali sembrano contribuire ad affermare questa tesi. Alain de Benoist, saggista, giornalista e filosofo francese, ha più volte teorizzato il legame tra la rivolta della classe media ed il proliferare del populismo in occidente. Lo abbiamo intervistato sul futuro di questa categoria politica, soffermandoci anche sull’Alt-Right e sul futuro della Chiesa cattolica, entrambe equiparate al “populismo” di questi tempi.
Marine Le Pen, dopo aver perso le elezioni, perde anche Florian Philippot, la Brexit sembra un processo complesso e malriuscito, Donald Trump ha rinunciato a Steve Bannon. Alain de Benoist, sono mesi di crisi per il populismo e per i sovranisti?
Non si può valutare un fenomeno politico che sulla lunga durata. I movimenti populisti registrano sia successi che sconfitte, ma globalmente parlando il fenomeno si accentua più che marcare il passo. In Francia, Marine Le Pen ha condotto una pessima campagna elettorale. Ma in ogni caso ha ben figurato al secondo turno raccogliendo undici milioni di voti. Ci sono molti partiti che sarebbero soddisfatti di ottenere delle tali “disfatte”!
Le elezioni tedesche hanno evidenziato la forza dell’Afd. Alternative fur Deutschland rappresenta la classe media tedesca? Ha possibilità di crescere in futuro o si sgonfierà?
Grazie al sistema proporzionale, Alternativa per la Germania è riuscita ad ottenere più di 90 deputati al Bundestag, che è molto significativo. Se si considerano, contemporaneamente, le difficoltà che sta incontrando la Merkel per formare una coalizione di governo, si può dire che il dopo Merkel è già iniziato. Penso che l’ Afd otterrà nuovi successi. All’origine, rappresentava soprattutto le classi medie, ma oggi raggiunge sempre di più le classi popolari. La sua principale debolezza consiste in una linea conservatrice liberale che non è del tutto chiara. Si potrebbe parlare, al proposito, di “populismo di mercato”.
Tra poco si vota in Austria. I sondaggi danno in vantaggio Sebastian Kurz, l’enfant prodige del conservatorismo sociale, ma anche il Partito della Libertà dovrebbe fare un risultato importante. Che il populismo risorga dalle nazioni del centro Europa?
L’avanzata del populismo in Europa centrale non è limitata all’Austria. Bisogna fare attenzione a quel che accade nell’Ungheria di Viktor Orban. Le ostilità delle antiche componenti dell’impero austro-ungarico nei confronti delle direttive europee, particolarmente a proposito dei migranti, sono rivelatrici.
Negli Stati Uniti si parla molto, dopo i fatti di Charlottesville, del legame tra l’Alt-Right(SOSTIENI IL NOSTRO REPORTAGE SULLA DESTRA ALTERNATIVA AMERICANA) e le frange del suprematismo bianco. Quale ruolo nella storia degli Stati Uniti può assumere l’Alt-Right? Il candidato di Bannon ha vinto le primarie in Alabama contro il candidato istituzionale del GOP….
Non conosco molto bene l’Alt-Right, ma mi pare che raggruppi correnti di pensiero molto differenti, andando dal “paleo-conservatorismo” classico fino a forme di “suprematismo bianco” assolutamente deliranti.
Crede che Donald Trump riuscirà a mantenere il consenso che si era assicurato? Quella del tycoon è davvero una presidenza sovranista? Oppure ha ragione Bannon, quando dichiara che la presidenza Trump per cui l’Alt-Right ha lottato è finita?
Donald Trump è un personaggio a volte stravagante ed imprevedibile, che moltiplica dichiarazioni contraddittorie, alcune molto simpatiche, altre sconfortanti. È evidentemente oggetto di pressioni enormi, alle quali si aggiungono campagne di stampa particolarmente violente. Nessuno sa veramente cosa pensi, e non si sa neppure se lo sappia lui! È la ragione per la quale non bisogna interessarsi al personaggio Trump, ma al “fenomeno Trump”, cioè alle forme particolari che assume il populismo negli Stati Uniti
L’ondata elettorale che con Trump, Brexit, No al referendum di Renzi in Italia, Marine Le Pen al ballottaggio francese è terminata? L’impressione è che la classe media, dopo aver dato dei segnali, sia tornata sui suoi passi. Specie con le scelte di Macron e Merkel e con la sconfitta di Wilders in Olanda...
Non credo. Gli avvenimenti debbono essere valutati, ancora una volta, in una prospettiva di lunga durata. L’opposizione verticale tra “coloro che stanno in alto” e “coloro che stanno in basso”, che tende a sostituirsi all’opposizione orizzontale tra destra e sinistra è chiamata a svilupparsi. Mentre si assiste alla progressiva scomparsa delle classi medie, oggi in corso di declassamento e di proletarizzazione, ciò che le avvicina alle classi popolari. Credo peraltro che sia un grave errore ridurre la spinta populista alle fluttuazioni degli apparati politici. Bisogna considerare anche ciò che Vincent Coussedière ha chiamato il “populismo del popolo”, che può prendere forme differenti dall’elettoralismo partitistico.
Alcuni professori universitari d’Italia hanno definito Papa Bergoglio “un populista”, specialmente per lo stile comunicativo. Lei ritiene che sia così?
Papa Francesco viene dall’America Latina, che è stata per molto tempo una terra d’elezione del populismo. Ne è stato certamente segnato.
Qui in Italia, come saprà, c’è un grosso dibattito attorno al futuro della Chiesa. Molti pensatori conservatori, anche laici, sentono la mancanza di Joseph Ratzinger. Lei, che ha scritto “L’eclisse del sacro”, da un punto di vista molto diverso da quello cattolico, ritiene che la Chiesa sia in crisi e se sì, perché?
La Chiesa è in crisi dai tempi del Vaticano II, ma non è certo un ritorno alla “linea Ratzinger” che risolverà questa crisi. A causa dell’industrializzazione e della privatizzazione della fede, la Chiesa non è più in grado di imporre i suoi valori, che in Europa stanno diventando progressivamente residuali. L’immensa maggioranza dei cristiani ormai si colloca nel Terzo mondo. Come tutte le religioni monoteiste, il Cristianesimo ha grandissime difficoltà ad apparire come una religione identitaria. Questo è un problema serio in un’epoca in cui la questione dell’identità spunta da tutte le parti.