Il rebus siriano
di Matteo Martini - 09/12/2024
Fonte: Matteo Martini
La verità è che sulla Siria non ci abbiamo capito molto, è un rebus. Chiunque dica il contrario probabilmente pensa di sapere tutto o forse è un preda alle emozioni.
Quello che è successo può essere stato guidato dalla NATO, ma al tempo stesso potrebbe essere un'iniziativa semi-automa della Turchia. In questo caso l'evoluzione non è detto che avrebbe gli stessi effetti sconvolgenti, per la Russia ad esempio, che ci sarebbe nel primo caso.
Ci sono molte possibilità, e accordi sottobanco fra i vari attori che possono essere a noi sconosciuti.
Una cosa è certa, Assad ha commesso errori politici clamorosi e la sua caduta era questione di tempo purtroppo. Difficile che che i suoi alleati non lo prevedessero. Ora la Siria potrebbe verosimilmente diventare un "veilayet" neo-ottomano a maggioranza sunnita (la maggioranza naturale del Paese). La svolta di Al-Joulani di presentarsi come non propriamente waabita e qaedista (lo era fino a poco tempo fa), potrebbe essere un segno di pragmatismo e realpolitik, cioè di opportunismo.
Sembra che sia lì per governare (almeno per ora), mentre ben poco adatti a governare sono la banda di tagliagole tagiki, uzbeki, ceceni, ben pochi siriani, che si è portato da Idlib. Quelli non sono una forza adatta a governare, come non lo erano all'inizio i talebani. Probabilmente chi governerà in Siria dovrà scendere a patti con le realtà tribali, ma anche forse con il vecchio apparato, compresi anche i veterani dell'esercito di Assad (che ci sono ancora anche se invisibili).
Il Medio Oriente è qualcosa di estremamente diverso da qui, ci sono possibilità di accordi inimmaginabili.
Sarebbe bello che sia stavolta una cordata di governi della regione, arabi soprattutto, nello stile del multipolarismo, a metterci le mani per un nuovo assetto politico, e non il vecchio Egemone.
Non credo nella facilità delle equazioni lineari, cioè di narrazioni troppo semplici. Non credo che sarà facilmente attuata una divisione per linee etniche, che potrebbe piacere, fra gli altri, a Israele, sulla falsa riga del modello Oded Yinon. È una delle possibilità, sta di fatto che non ci sono mai riusciti, nemmeno in Iraq.
Molto dipenderà da chi dà veramente gli ordini ai nuovi ribelli, con la riserva che chi li ha eventualmente finanziati non necessariamente continuerebbe a controllarli una volta preso il potere (la storia recente del radicalismo sunnita è piena di esempi di creature che sfuggono di mano al creatore).
Le variabili sono oggettivamente molte. Chi può escludere che Turchia Russia e Iran avessero un qualche accordo per un dopo Assad?
È stato Assad a rifiutare di trovare un accordo con Erdogan a Kazan. Di pari passo a non ha mai veramente risolto il conflitto interno, solo congelato. Non ha mai cacciato gli americani da Al-Tanf e dalle altre basi, non ha mai creato una solida alleanza con i curdi, e in più ha gradualmente estromesso gli iraniani come presenza militare sul territorio.
In più ha praticamente messo in disarmo il suo esercito di veterani negli ultimi quattro anni.
Resta anche il mistero di come il suo esercito, non il più moderno, ma comunque dotato di divisioni corazzate e artiglieria professionale, sia scappato praticamente senza combattere davanti a un'accozzaglia di miliziani con addestramento da terroristi più che da soldati e che si muovevano con le moto e mezzi privati, anche se supportati da droni e da ISR moderna (occorrerà poi capire il peso di sto droni portati dagli ucraini).
Non sappiamo quanti morti ci siano stati in questa settimana di campagna, ma onestamente più che una blitzkrieg a me è sembrata una drole de guerre, con uno dei due eserciti che si è praticamente dissolto durante la ritirata. Sembrava quasi una marcia su Roma che una vera avanzata con reali combattimenti.
Possiamo farci una domanda: i comandi siriani, forse lo stesso Assad, aveva dato ordine di non combattere? In cambio di una nuovo assetto imposto e di un salvacondotto per sé e la sua famiglia?
Può essere stata una caduta controllata?
E controllata da chi?
Il rebus siriano non è facile.
So che molti possono vederla come una sconfitta della resistenza. Di certo il piano di aprire un secondo fronte o togliere la Siria alla Russia avrebbe una sua logica per gli Stati Uniti, e tagliare la mezzaluna sciita avrebbe un senso per Israele. La Russia però non ha risposto impegnandosi in una nuova campagna siriana. È tutto finito alla svelta per ora.
Forse ne capiremo qualcosa prossimamente.
Se i russi terranno Tartus e le altre basi (per ora non sono stati cacciati né attaccati). Occorrerà aspettare un segnale come questo per capire quale corso avranno preso realmente gli eventi.
Quanto all'asse sciita occorrerà anche qui aspettare gli eventi. Di certo il corridoio iraniano sembra a rischio, ma non è ancora da escludersi un qualche accordo.
Potrebbe anche crearsi un caos e una guerra per bande?
È anche questa una possibilità, ma alla lunga a nessuno nella regione farebbe comodo, forse a Israele, ma sarebbe un pericolo strategico anche per loro, che hanno sempre preferito vicini arabi compiacenti e stabili.
È troppo presto per dire di sapere come stanno le cose.
Come stanno le cose lo sanno ad Ankara, Mosca, Tehran, Tel Aviv e da qualche altra parte.
Per ora i pezzi del rebus siriano non sono ancora al loro posto, ma presto credo che lo saranno.
Allora capiremo.