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Il segno dei tempi

di Pierluigi Fagan - 16/03/2025

Il segno dei tempi

Fonte: Pierluigi Fagan

Negli USA, luogo centrale del sistema occidentale, è andata al potere una coalizione variegata. Elite che neanche fanno finta di aver un qualche rispetto per quella cosa che si definisce democrazia e non lo è, agiscono, ma “in nome del popolo”. Non solo il presunto “popolo” gli ha dato confuso mandato con soli due milioni di voti su 150 di votanti su circa 230 milioni aventi diritto, ma la composizione di questa élite è assai variegata al limite dell’eterogeneità. Non meno lo è il presunto “popolo” del resto. Si va dalla lobby petro-carbonifera al conservatorismo religioso cristiano-protestante profondo, dal suprematismo bianco allarmato dal destino minoritario e al machismo allarmato dalla retorica femminista e omosessuale a un gruppo di nerd che fanno soldi che vorrebbero trasformare in potere e via così, più la parte -forse maggioritaria- semplicemente scontenta del precedente governo.
Il Leader è un signore quasi ottantenne, esperto nel fare trattative sebbene abbia dilapidato la ricchezza ereditata dal padre, che vuole prendersi Panama, il Canada, la Groenlandia e Gaza come proprio off-shore.
Questa partizione oggi al potere di Washington si giustifica anche dall’essere contro l’altra, quella che ha dominato negli ultimi quattro anni.  Le due élite che governano gli States dalla fondazione, si alternano a seconda di quanto riescono a convincere il “popolo” che l’una è meglio dell’altra, per cosa poi non si capisce visto che entrambe si fanno i propri affari e non certo quelli di un popolo che ha un 18% circa poveri, è al 93° posto tra i Paesi del mondo per uguaglianza sociale (indice Gini), pur essendo il 10° per teorico Pil pro-capite. La scienza politica (americana) ha certificato da anni che quella americana non è più una “democrazia” (semmai lo è stata), tuttavia a loro piace dirsi così e i più, in Occidente, ci credono pure.
Gli USA si sono retti, sino ad oggi, su una esagerata rapina di ricchezza fuori dai propri confini che permettesse un tenore di vita medio confortevole, nonostante l’asimmetrica ridistribuzione interna della ricchezza. Oggi tale rapina continuata non è più possibile, nessuno ha in mente di ridiscutere la ridistribuzione interna, l’ambiente interno si sta surriscaldando anche se il tutto è deviato su temi secondari che nulla hanno a che fare con il benessere sociale riequilibrato.
Qui da noi, invece, hanno di recente deciso di riarmare l’Europa che pur ha speso quasi il 60% in più del “nemico russo” in armamenti e “difesa” nel 2024. Magari i russi sono uno stato, con un governo unico come tutti gli stati, che ha una strategia coerente che segue negli anni e non un caotico coacervo di 27 stati e staterelli.
Allora gli europei di buona volontà hanno deciso di indebitarsi per comprare più armi, perché come dice il facente funzione di coordinatore, tale Ursula von der Leyen (nobildonna prussiana che però difende la “democrazia”), la “pace si ottiene con la forza”. Strano, è lo slogan di Trump, ma ufficialmente la leadership di Bruxelles sarebbe “contro” Trump. Oramai gli europei non sono neanche più in grado di forgiare uno slogan, quello di Borrell su noi come “giardino accerchiato dalla giungla” in realtà è preso da un libro di R. Kagan massimo teorico dei neocon.
Sembrerebbe invero che così vogliano convincere l’anziano popolo europeo della necessità di dare quel x% di spesa in armi in più che pretendeva proprio Trump ma senza dirlo, anzi dicendo che lo fanno contro l’esuberanza neo-imperiale del russo Putin e non solo.
Costui è a capo della Russia dal 1999. Fino al 2022 quando ha deciso di violare i confini con l’Ucraina, era ritenuto un partner affidabile, si comprava dai russi l’energia per le nostre industrie e case, venivano qui in vacanza, le nostre banche erano piene dei loro dollari, si facevano affari che, come diceva Montesquieu, è sempre meglio che farsi la guerra. Non era più “autocrazia” di oggi, ma pare che a nessuno fregasse niente. Poi il russo ha fatto Ivan il pazzo, d’improvviso, senza ragione o almeno così molti dicono. Strano, passava per un astuto e freddo calcolatore. Sebbene i russi abbiano preso una porzione di Ucraina oggi più o meno pari a quella del primo mese di guerra, tenendola a volte a fatica per tre anni, gli europei si sono convinti che i russi vogliano e possano invaderli più in profondo, da cui l’obiettiva necessità di armarsi di più.
Ma non ci sono solo i russi. Come evidenzia il testo approvato di recente dal parlamento europeo con una maggioranza del 63% circa, ci si riarma più di quanto già non ci si armi anche contro la Cina e per difendere i minacciati interessi europei in Africa (?), il Mar Nero, il Baltico, l’Artico, La Groenlandia, Cipro, in Libia, contro Bielorussia, Corea del Nord, Iran. Siamo pochi (popolazione UE 5,7% del mondo), vecchi, accerchiati da barbari, ma indomiti!
Massacro semi-genocidario sulle coste del Mediterraneo ad opera di Israele? Bene. Colpo di stato in Siria? Benissimo, applausi per la nuova leadership di jihadisti pentiti. Poi questi fanno pulizia etnica della minoranza alawita lasciando le strade piene di cadaveri e il neo presidente s’è scritto una Costituzione provvisoria che però durerà almeno cinque anni prima di iniziare, eventualmente, un nuovo processo costituzionale normale. Ma tocca avere pazienza e chiudere un occhio, nel frattempo questa isola della ragione che siamo gli ha tolto ogni sanzione, amici o quantomeno conoscenti simpatici.
Come si legge in quel documento approvato, siamo al catechismo della strategia operata dalla precedente amministrazione americana (Biden), quella della guerra mondiale “democrazie vs autocrazie”, l’Asse del Male vecchia fissa neocon, gente che fa disastri da più di trenta anni, prima repubblicani con Bush junior, poi democratici con Biden senior. Solo che adesso tutto ciò è rivendicato come autonoma “filosofia europea per la nuova Era complessa”. Non è presente in alcun programma elettorale dei partiti votati, ma che importa, l'élite è tale perché è sempre un passo avanti rispetto al popolo, la democrazia è troppo lenta.
Nei fatti, sposa l’idea della “pace attraverso la forza”, permette ai Paesi associati nuovi debiti per alzare la spesa militare rispetto al Pil come chiesto da Trump, offre quindi questa marchetta per contrattare i dazi, aumenta l’import di armi e elettronica dagli USA (e permette a Trump di diminuire la propria spesa militare) visto che su molti item militari non è autonoma, né lo sarà per molto tempo, abbandona di colpo le paturnie sul New Green Deal (straccia l’inutile PNRR e il Next Generation), conferma l’allineamento con Washington contro la Cina e per nuove avventure NATO nell’Indopacifico, a fianco senza se e senza ma con Israele ora in preda a progetti di persecuzione totale dei palestinesi oltre quelli di Gaza. Continuando ad appoggiare ed armare l’Ucraina, tiene relativamente sottopressione i russi mentre gli americani sono liberi di sondare le proprie possibilità di appeasement, recitando il format del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. Però -occhio- è contro Trump!
Si fa così felice la banco-finanza anglosassone che ha eletto Starmer suo nuovo Churchill, si dà un po’ di respiro alla esangue metallurgia e siderurgia europea, si tiene al caldo il punto strategico del liberalismo dem americano mentre nei fatti si obbedisce ai diktat di bilancio NATO imposti dal nuovo Nerone di Washington. Prima o poi arriverà a più miti consigli o a ottantacinque anni suonati sragionerà come il precedente presidente e proverà a passare la mano all’inadeguato Vance. Intanto, tocca adattarsi ma senza dirlo.
In Italia, c’è chi scende in piazza per l’Europa. Armata? Di pace? Ridistributiva o finanziarizzata? Elitista o democratizzata? Federale? Federale a 27 ma anche con Ucraina e Georgia? Per una “geopolitica europea”, ma senza un ministro della Difesa, perché non c’è un Governo unificato e un Presidente del Consiglio, il minimo di assetto di una pur scalcinata “democrazia liberale”.
Tutto senza che mai qualcuno abbia mai provato seriamente a provare a dettagliare in concreto di cosa sta parlando quando invoca “Europa Unita”, pensando che “nazionalisti” siano solo gruppuscoli stupidamente “sovranisti” e non la mentalità profonda di tutti gli europei (alcuni addirittura regionalisti) e loro élite politiche che in una vera federazione scomparirebbero d’incanto e sono quindi in conflitto esistenziale profondo.
Dagli anni Sessanta, si sono avuti più di sessanta-settanta anni per sviluppare un reale progetto di Stati Uniti d’Europa, ma quando vai a cercare in letteratura di studio e non pamphlet di sconosciuti editi da case editrici sconosciute, non trovi semplicemente niente. Ora, d’improvviso, per far dispetto a Putin e Trump, diamoci sotto!
Bene, cominciate a spiegare agli europei del nord che si faranno governare da quelli del sud, da quelli occidentali a farsi governare da quelli orientali che ancora trenta anni fa neanche erano “democrazie”.
Nessuno ha mai preso sul serio il concetto di Stati Uniti d’Europa semplicemente perché non è possibile. Non è impossibile oggi o ieri per ragioni di cattiva volontà ed egoismo, è impossibile per chiunque provi minimamente a dettagliare forme, procedure, processi, strumenti di una possibile road map che vada in quella direzione, è impossibile nei fatti, piaccia o meno l’idea. Era impossibile nel 1951 quando si provò a promettersi una unione federata tra soli sei stati tutti usciti a pezzi dalla guerra, oggi poi a 27 se non di più siamo alla surreale barzelletta.
Alcuni la possono ritenere “cosa buona da pensare” ma non ha alcuna speranza di passare dalla vaga enunciazione di Spinelli e Rossi (e prima di loro Kalergi) a fatto, non ce l’ha mai avuto, non ce l’avrà mai.
Come gli americani fanno finta di discutere di generi, pari opportunità, ecologia sì o no evitando i fondamentali della struttura sociale, così gli europei hanno preso a discutere di bombe atomiche, difesa dei valori di civiltà, D&D (debito e difesa), senza neanche scalfire di striscio il senso duro della loro condizione reale.
Il tutto per il popolo più anziano del mondo, sempre più privo di industrie, neanche più di tanto competitivo nella banco-finanza, impoverito, assente dalla ricerca e sviluppo dell’A.I. e delle cogno-nano-bio-info tecnologie. Che ora si indebita e tra due anni sarà chiamato dalle agenzie di rating che sono proprietà dei fondi che ora ne comprano il debito in piena euforia “a la guerre comme à la guerre “a ridurre l’esuberanza debitoria.
Come? Ma che sciocchini, come al solito, meno spesa sociale (welfare), più privatizzazioni ovvero azionariato offerto a prezzi stracciati ai fondi stessi.
Tutti contenti, evviva!. La banco-finanza occidentale, gli inglesi che tornano ad avere un ruolo geopolitico, Trump, i neocon-dem appena un passo indietro ma tesi a prepararsi al grande ritorno, gli atlantisti, il capitalismo metallurgico e militare, le élite europee che passano da un disastro all’altro ormai da qualche decennio senza che nessuno mai gli chieda conto. Gli europei? Semplicemente non vedono la realtà, sono immersi in una bolla di rimozioni nevrotiche ben tornite, sono ciechi.
Come diceva il poeta: “È il segno dei tempi quando dei pazzi guidano i ciechi”.

[Per strappare un sorriso all’espressione amareggiata del prode lettore e lettrice del post, regalo un tweet di come l'anarco capitalista Musk vede l’UE. Quanto a pazzi non ci facciamo mancare nulla]