Il tentativo di Washington di “isolare la Russia di Putin” è fallito ed ha avuto l’effetto opposto
di Stephen F. Cohen - 22/11/2018
Fonte: Aurora sito
Nel quinto anniversario dell’inizio della crisi ucraina, nel novembre 2013, e delle “punizioni” di Washington alla Russia tentando di “isolarla” negli affari mondiali, politica dichiarata per la prima volta dal presidente Barack Obama nel 2014 e continuata principalmente con le sanzioni economiche, Cohen indica i seguenti punti:
1. Durante la precedente guerra fredda con l’Unione Sovietica, alcun tentativo fu fatto d'”isolare” la Russia; invece, l’obiettivo era “contenerla” nel suo “blocco” dell’Europa orientale e competere in quello che veniva chiamato “Terzo Mondo”.
2. La nozione “isolare” un Paese di dimensioni eurasiatica con le risorse e la storia della Russia di grande potenza è una follia vanagloriosa. Riflette la povertà del pensiero estero di Washington degli ultimi decenni, non ultimo del Congresso e dei media degli Stati Uniti.
3. Considera i risultati effettivi. La Russia è per nulla isolata. Dal 2014, Mosca fu probabilmente la capitale diplomatica più attiva tra le grandi potenze, forgiando partnership militari, politiche ed economiche in espansione con, ad esempio, Cina, Iran, Turchia, Siria, Arabia Saudita, India e molte altre nazioni dell’Asia orientale anche, e nonostante le sanzioni dell’UE, con diversi governi europei. Ancora di più, Mosca è l’architetto e promotore di tre importanti negoziati di pace oggi: quelli su Siria, Serbia, Kosovo e persino Afghanistan. In altre parole, c’è qualche altro leader nazionale del XXI secolo può eguagliare i successi diplomatici del Presidente Vladimir Putin o del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov? Certamente non gli ex-presidenti degli Stati Uniti George W. Bush o Obama, o la cancelliera tedesca Angela Merkel. Né alcun capo inglese o francese.
4. Molto viene detto del presunto “nazionalismo” di Putin. Ma è una spiegazione disinformante ed ipocrita. Considerate il presidente francese Emmanuel Macron, che ha recentemente rimproverato Trump per il suo dichiarato nazionalismo. Lo stesso Macron cercò di suggerire (piuttosto inverosimilmente) di essere la seconda venuta di Charles de Gaulle, grande e noto leader nazionalista del 20° secolo, dalla resistenza all’occupazione nazista alla fondazione della Quinta Repubblica al rifiuto di mettere l’esercito francese ai comando della NATO. Il nazionalismo, sotto qualsiasi nome, fu a lungo una forza politica importante nella maggior parte dei Paesi, sia come forma liberale illuminata che reazionaria di destra. Russia e Stati Uniti non sono eccezioni.
5. Il successo di Putin nel ripristinare il ruolo della Russia negli affari mondiali è solitamente attribuito alle sue politiche “aggressive”, ma va intesa come realizzazione di ciò che è indicato a Mosca come “filosofia della politica estera russa”, da quando Putin divenne leader nel 2000, professando tre principi. Il primo obiettivo della politica estera è proteggere la “sovranità” della Russia, che si dice andata persa nei disastrosi anni ’90 post-sovietici. Il secondo è un nazionalismo o patriottismo russo: cioé migliorare il benessere dei cittadini della Federazione Russa. Il terzo è ecumenico: collaborare con qualsiasi governo che voglia collaborare con la Russia. Questa “filosofia” è, ovviamente, non sovietica, fortemente ideologica, almeno nell’ideologia e negli scopi professi.
6. Considerando l’incapacità di Washington d'”isolare la Russia”, considerando i successi diplomatici della Russia negli ultimi anni, e considerando gli amari frutti della politica estera militarizzata e dei cambi di regime degli Stati Uniti (che precedono il presidente Trump), forse è tempo che Washington apprenda da Mosca piuttosto che chiederle di adeguarsi al pensiero e al comportamento di Washington. In caso contrario, Washington ha maggiori probabilità d’isolarsi.
Traduzione di Alessandro Lattanzio