Il tragico trionfo del meccanicismo: dalla rivoluzione industriale al Covid-19 (II parte)
di Anna De Nardis - 22/08/2020
Fonte: Comedonchisciotte
L’epidemia da COVID-19 è stata trattata dal governo e dai mezzi di informazione come il nemico da combattere e da molti viene paragonata a quella di spagnola del 1918.
È bene riflettere che la diffusione del virus, qualunque sia la sua origine (e vi sono motivi per temere che sia un prodotto di laboratorio: vedi Manlio Dinucci, “il manifesto” del 25 febbraio 2020) è la conseguenza di tutte le aggressioni fatte alla Natura per finalità di profitto e secondo la logica di dominio, così come l’epidemia di spagnola seguì le devastazioni compiute durante la Prima guerra mondiale.
È bene ricordare almeno le principali cause che hanno indotto degli squilibri, irreparabili nei tempi storici, al nostro pianeta, a partire dai progetti a scopo militare.
La scienziata Rosalie Bertell ci dà un quadro degli esperimenti effettuati a partire dall’immediato dopoguerra.
… divenne evidente – scrive – sin dagli inizi degli anni Settanta che i 300 megatoni di test di bombe nucleari nell’atmosfera operati dagli USA, URSS, e UK fra il 1945 e il 1963 avevano svuotato lo strato di ozono del 4% e danneggiato seriamente embrioni umani, feti, bambini, adulti e l’intero ambiente vitale. (Bertell 2018, 32)
[Dopo la fase degli esperimenti atomici in aria, nel 1962 gli Stati Uniti effettuarono una serie di test nucleari nella ionosfera.] Questi test hanno gravemente danneggiato la fascia di Van Allen inferiore, alterando sostanzialmente la sua forma e intensità. (Bertell 2018, 57)
[Da notare che] la ionosfera è uno degli strati protettivi più importanti che ricopre la Terra, schermandoci così da particelle solari e cosmiche dannose. (Bertell 2018, 44)
[Sempre nel 1962, l’Unione Sovietica intraprese altri esperimenti, generando tre fasce di radiazioni fra i 7000 e i 13000 km al di sopra della superficie terrestre.] Da quando furono fatte queste esplosioni nucleari a grandi altezze, i flussi di elettroni nella fascia di Van Allen si sono considerevolmente modificati e non sono mai più tornati come prima. [È stato previsto che per ristabilire le condizioni normali occorreranno molte centinaia di anni.] (Bertell 2018, 60-61)
[Fra il 1975 e il 1981, furono eseguiti dalla Nasa nuovi esperimenti con la ionosfera, che produssero la] creazione di luminescenze artificiali dello stesso tipo [delle aurore boreali.] (Bertell 2018, 63)
Altri squilibri dell’atmosfera sono stati originati dal lancio dei razzi:
Tutti i razzi a combustibile solido [come lo Shuttle] rilasciano con i loro gas di scarico grandi quantità di acido cloridrico; ogni volo di uno Shuttle introduce nell’atmosfera 187 tonnellate di cloro, che distrugge l’ozono, e 7 tonnellate di ossido di azoto, di cui è altrettanto noto che consuma l’ozono. Tutto ciò in aggiunta alle 387 tonnellate di anidride carbonica. (Bertell 2018, 63)
Nel 1981 la Nasa sperimentò gli effetti sulla ionosfera quando lo Shuttle vi immetteva i gas prodotti dal funzionamento del Sistema di Manovra Orbitale (Oms):
Come scoprirono i ricercatori in questo modo si potevano aprire dei buchi nella ionosfera. […] Il processo di combustione della durata di 47 sec. innescato dall’Oms il 29 luglio 1985, produsse quello che fino ai nostri giorni è il più grosso e il più persistente buco nella ionosfera, fatto immettendo in essa circa 830 kg di gas di combustione. (Bertell 2018, 63-64)
Sarebbe bene approfondire le ripercussioni di questi guasti, che permettono una maggiore penetrazione di raggi cosmici sul sistema immunitario umano e sulla vita del pianeta in generale.
Un altro punto da considerare sono le conseguenze dirette sulla nostra salute che provoca l’agricoltura industriale.
L’agricoltura basata sulle monocolture e l’ingegneria genetica, come denuncia Vandana Shiva, ha prodotto: la distruzione del 75% dei suoli, la perdita del 93% della biodiversità vegetale, il rischio dell’estinzione degli impollinatori biologici e il cambiamento climatico, cui l’agroindustria contribuisce per il 40%. (Shiva y Shiva, Il pianeta di tutti 2019, 106) Oltre all’esaurimento delle falde acquifere sotterranee e l’inquinamento biologico. (Shiva, Il bene comune della Terra 2006, 41, 116 e segg.); (Shiva, Biopirateria 1999, 117)
La scienziata fa queste considerazioni:
Mangiare è un atto comunicativo. Mangiando, noi comunichiamo con la Terra, con il coltivatore, con chi prepara il cibo. Il nostro cibo comunica con i batteri benefici del nostro stomaco, che ci permettono di mantenere la salute e di accrescere la nostra resistenza alle malattie. Il nostro stomaco è un microbioma che contiene centomila miliardi di microbi e mille specie batteriche, per un totale di oltre sette milioni di geni. […] I pesticidi e gli erbicidi velenosi che spargiamo sul nostro cibo distruggono i batteri benefici del nostro apparato digerente, causando gravi malattie che vanno dai disturbi intestinali a problemi neurologici. (Shiva y Shiva, Il pianeta di tutti 2019, 21)
A questo bisogna aggiungere che i prodotti dell’agricoltura industriale contengono percentuali molto più basse di nutrienti rispetto alle coltivazioni non forzate, con ulteriore danno alla capacità di reazione alle malattie del nostro organismo.
Tutti questi fattori non sono tenuti nella dovuta considerazione dagli organismi preposti alla tutela della salute pubblica perché questi sono condizionati dalla impostazione riduzionista della scienza, adottata dai poteri economici dominanti.
La mente meccanica richiude la causalità nella camicia di forza di un nesso lineare e meccanico […] Nei sistemi viventi, invece, la causalità è sistemica, e le proprietà e i comportamenti dipendono dal contesto, dalle relazioni, dalla complessità: è una causalità quadridimensionale, una non-separabilità integrata dei processi viventi nello spazio e nel tempo. […] Riducendo surrettiziamente la complessità e l’interattività dei processi viventi a una sola causa, un solo effetto, la mente meccanica promuove una falsa causalità. (Shiva y Shiva, Il pianeta di tutti 2019, 38)
Cosa che è funzionale a nascondere le componenti ambientali nell’origine delle malattie e a proteggere i responsabili.
A fronte di tutto ciò, occorre chiedersi se sia sensato affidarsi in maniera passiva a una gestione dei nostri corpi che trascura ogni tipo di relazione – con gli altri esseri umani, con la nostra vita interiore, con i processi naturali – e applica solo la politica del controllo. E quindi chiedersi se non sia giunto il momento di esercitare la nostra creatività ed autonomia per rimparare ad agire secondo natura. Come ci insegna Vandana Shiva
La natura consiste nelle relazioni e nelle connessioni, che stabiliscono le condizioni fondamentali per la nostra vita e per la nostra salute. La politica delle connessioni e della rigenerazione ci offre un’alternativa alla politica della frammentazione e della separazione, che sono alla base del disastro ecologico. […] Ciò implica una totale trasformazione di natura e di cultura, in modo che siano reciprocamente permeabili, invece di essere separate e opposte. (Shiva, Biopirateria 1999, 84)
Inoltre
Le correlazioni creano lo spazio necessario per un’interpretazione e comprensione reciproca, che a sua volta genera il senso di responsabilità e concorre a sviluppare atteggiamenti di condivisione e di compassione (Shiva, Il bene comune della Terra 2006, 101)
All’interno di questo sistema di valori, è importante recuperare tutti i sistemi di conoscenza della Natura che rispettano la complessità, l’unità, i tempi e le forme della sua evoluzione; ricordare che ogni modello che costruiamo per spiegare i fenomeni sottoposti alla nostra indagine costituisce solo una rappresentazione parziale del vivente. Si veda: (Capra y Mattei 2017, 51 e segg.).
Il governo italiano, dopo aver sostenuto l’assunto che contro il COVID-19 non esistono farmaci per imporre le restrizioni delle libertà personali e l’atomizzazione dei cittadini, ha poi autorizzato l’uso di antivirali costosissimi: il prezzo di mercato di una confezione di essi va da 440 a 4734 euro.
Si è ben guardato dall’ascoltare le proposte, arrivate da più parti da medici e ricercatori indipendenti, di adottare, come misure preventive, pratiche naturali di sostegno delle difese immunitarie. Questo modo di procedere ha lasciato spazio, se addirittura non ha ispirato, a forme di censura verso quelle voci che si sono discostate dalle posizioni ufficiali.
Rilevando che in tal modo è stato impedito il confronto di idee sancito dalla Costituzione (Art. 33: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento…) vorrei richiamare, a commento di questi fatti, quanto Vandana Shiva ha scritto a proposito dei problemi determinati dall’agroindustria, che tuttavia ritengo valido anche in questo contesto:
Privilegiando un sistema [di conoscenze] rispetto ad altri ed elevando il riduzionismo a unico modello di conoscenza legittimo si commette violenza verso la vera scienza. Questa violenza epistemica si combina, ora, con la violenza delle corporation in un attacco feroce contro tutte le tradizioni scientifiche, incluse quelle che, pur nate nell’ambito della scienza occidentale, hanno trasceso le limitazioni della visione meccanicistica del mondo grazie a un’evoluzione epistemica autopoietica. (Shiva y Shiva, Il pianeta di tutti 2019, 36)
A sostegno delle decisioni del governo di costringere la stragrande maggioranza della popolazione agli arresti domiciliari si è fatto appello al senso di responsabilità, di coesione, di disciplina e ad altri valori di ordine etico.
Consultando un libro di ecologia (che raccomando vivamente di leggere) ho trovato questa citazione:
Contro i verticalismi normativi del modello patriarcale, l’etica dell’ambiente è allora per definizione un’etica circolare: un’etica materna e della cura che, ridistribuendo gli attributi di valore, riporta l’umano nel mondo, inteso in tutta l’ampiezza delle sue relazioni, naturali, politiche, sociali. (Iovino 2004, 33) citato in (Banini 2010)
Lascio a chi legge di giudicare se quest’ultima concezione dell’etica, a mio avviso necessaria per affrontare la crisi sistemica del nostro pianeta, sia compatibile con i principi che hanno ispirato l’azione del governo italiano per contrastare l’epidemia.
APPENDICE 1. “I MEDIA: SICUREZZA NUCLEARE CONTRO DEMOCRAZIA” (GIUGNO 1984)
Come scrive Joyce Lussu nella citazione riportata, l’istituzione militare nel Seicento diventa modello per le altre istituzioni su cui si fonda lo stato moderno; questo è ancora più vero in epoca contemporanea e i meccanismi li possiamo conoscere nell’illuminante articolo di Robert K. Manoff di cui ripropongo qui di seguito l’ultima parte, che assume una valenza generale, alla luce degli avvenimenti legati all’epidemia di Covid-19.
L’articolo fu pubblicato nel gennaio 1984 dal “Bulletin of the Atomic Scientists” e apparve nel giugno di quell’anno sulla rivista italiana “ScienzaEsperienza” (Manoff 1984).
Nella prima parte tratta della censura operata sul bombardamento nucleare di Hiroshima sia in Giappone che negli USA: “noi non abbiamo mai sperimentato la bomba, sappiamo quel che c’è stato detto…. Il risultato è, mi pare, che non sappiamo poi molto”.
Inoltre afferma “i mass media degli Stati Uniti censurarono volontariamente tutte le notizie di carattere nucleare nel corso della II guerra mondiale. Il termine energia atomica non apparve mai sulla stampa americana né apparve mai la parola uranio.”
Dall’articolo si evince che il potere degli USA, sostenuto da armamenti nucleari sempre più sofisticati – si veda
(Bertell 2018)) ha elaborato una struttura di controllo altrettanto sofisticata e collaudata nel corso dei decenni.
Confrontando la descrizione che ne fa l’autore con quanto accaduto in Italia negli ultimi mesi credo si possa dedurre che tale struttura sia diventata un modello generale. Perché il governo italiano l’abbia adottata o l’abbia subita o l’abbia inconsapevolmente assimilata, è un problema su cui riflettere.
APPENDICE 2. QUANDO SI DISCUTEVA (SERIAMENTE) DI SCIENZA – OVVERO – LE 7 (+1) DOMANDE CHE GLI “ESPERTI” DEL CTS NON SI SONO POSTE
Durante i giorni della reclusione domiciliare, decretata dal governo italiano sulla base delle indicazioni di un Comitato tecnico scientifico (CTS), di cui non sono ancora chiari i criteri con cui sono stati nominati i suoi componenti e la loro estraneità ad eventuali conflitti di interesse, né è stata accertata la correttezza delle metodologie di analisi e dei presupposti delle loro valutazioni, mi sono dedicata alla lettura di alcuni articoli di “ScienzaEsperienza” (SE), una rivista pubblicata tra il 1983 e il 1998 che, usando le parole del fisico Marcello Cini (manca titolo articolo e pagina) (Cini 1985), intendeva
far progredire una linea di ricerca sul significato della conoscenza scientifica e sulle modalità della sua crescita, che contrasta il diluvio quotidiano di messaggi a tutti i livelli (dai rotocalchi alle comunicazioni dei cattedratici ai congressi di epistemologia) destinati a ribadire l’immagine di una scienza che viaggia per i fatti suoi in cerca della Verità, in un mondo totalmente separato da quello, assai imperfetto, in cui siamo costretti a vivere.
Mentre ritrovavo tra quelle pagine il gusto di una critica storicamente fondata che andava nella direzione di un progetto di trasformazione dei rapporti tra la scienza, il potere e la società, un articolo ha attirato la mia attenzione, perché vicino alle riflessioni che andavo sviluppando in quella situazione di costrizione fisica e di pressione psicologica che molti italiani hanno vissuto.
Si tratta di uno scritto intitolato Il corpo, i corpi di Gioacchino Lavanco (Lavanco 1985), che illustra vari possibili modi di intendere il corpo: una rassegna sintetica di aspetti percepiti, di teorie elaborate e di storie che il corpo può raccontare. Dal confronto tra le idee e i concetti che l’osservazione dei corpi ha stimolato e il vissuto di quel momento particolare, sono sorte delle domande che vorrei esporre insieme con l’ulteriore domanda: perché gli “esperti” del CTS non si sono posti tali interrogativi?
Poiché non ho approfondite conoscenze degli argomenti trattati nell’articolo, riporto nel seguito i passi salienti che hanno stimolato le mie riflessioni, seguite dalle domande che pongo a coloro che, autoproclamatisi tutori della nostra salute, non sembra abbiano tenuto conto della visione complessa che il concetto di salute comporta.
(…) Il corpo finisce proprio nella sua ambiguità significante con il possedere un’eccedenza di significati, la maggioranza dei quali esclusivamente simbolici. (…) Il simbolo corpo attraversa così l’antropologia per diventare vero e proprio stimolo ai codici significanti, poiché egli rappresenta costantemente un potenziale energetico, un motore, un grimaldello, un contenente e un contenuto, insomma l’eccedenza nel vero e proprio senso datogli da Lévi-Strauss. Eccedenza poiché possiede la vita nella sua funzione materiale, ma anche perché può trascenderla nel simbolico. Così il corpo cede significato condizionando la natura dei segni, (…) ma è anche vero che il corpo finisce con il subire l’invadenza dei segni che se ne appropriano nell’universo simbolico.
1. MESSAGGIO SIMBOLICO
Quale messaggio simbolico trasmette al corpo il condizionamento (operato dalla politica governativa e amplificato dalla comunicazione mediatica) a pensarsi in termini negativi, quale autore di contagio, e quindi a negarsi come potenziale energetico, possessore della vita nella sua funzione materiale, portatore di senso?
Quali conseguenze tale messaggio può provocare nella parte più profonda delle persone e sui loro comportamenti?
Tuttavia il corpo non è l’esser vivi, almeno non solo e non esclusivamente, quanto la relazione che ogni possibile interno energetico può avere con un suo esterno extra-energetico, una relazione di uscita da se stesso per una continuazione – ovviamente significante – all’esterno.
2. DINAMICHE ENERGETICHE
Quale riflesso sulle dinamiche energetiche dei corpi si è prodotto nelle persone che sono state relegate per mesi in spazi limitati, isolate da amici e conoscenti e costrette a reprimere quell’uscita da se stesso che si realizza nello scambio di emozioni, saperi, scoperte, con gli altri?
Luce Irigaray, in Etique de la différence sexuelle, descrive l’atto sessuale come dimorare del corpo oltre se stesso: il maschile che fuoriesce, il femminile che raccoglie e completa un corpo-totale, che in quanto tale è un corpo dinamico, frutto di un agire comunicativo con i corpi.
3. REGOLAMENTAZIONE SFERA SESSUALE
A quale scopo alcuni “esperti” intendono regolamentare i tempi e i modi dello scambio sessuale?
Perché, da parte loro, si vuole contrastare la realizzazione di un corpo-totale e l’esplicazione della sua dinamicità?
C’è, in essi, la consapevolezza che una normativa sanitaria, che investe la sfera sessuale e affettiva, ha anche un valore politico?
Gli scenari magico-religiosi, come le analisi sociologico-politiche, viaggiando dal corpo-mistero al corpo-sociale completano all’estremo questa dilatazione del corpo nei vari significati, offrendo gli uni la frammentazione, la cura, la possessione, gli altri le masse, l’intelligenza collettiva, i flussi di conoscenza e le mutazioni dei ceti. Corpo come mezzo e corpo come fine si ritrovano in questo continuo uscire del corpo da se stesso e moltiplicarsi nei suoi significati.
4. IL DISTANZIAMENTO E LA MASCHERA
Qual è il significato profondo del distanziamento (a)sociale imposto dal governo italiano? Come opera questo sull’ intelligenza collettiva e sui flussi di conoscenza, in definitiva sull’autonomia dei gruppi sociali?
Che messaggio imprime, al corpo, offrirsi agli altri “mascherati”?
In questo panorama, seppur brevemente riassunto, crediamo possano collocarsi a ragione gli studi che hanno assunto le comunicazioni a livello del corpo come vere e proprie strutture del linguaggio. Dal punto di vista dell’espressione di segni il corpo è un vero e proprio laboratorio spaziale, funziona da tessuto connettivo delle variabili comunicative, perché attraversa lo spazio e lo ridefinisce.
5. IL CORPO E LO SPAZIO
Quale comunicazione può estrinsecarsi tra corpi confinati, ciascuno in uno spazio delimitato, a volte da vere e proprie barriere? Che rapporto si instaura tra un corpo e lo spazio ridisegnato a misura della probabile traiettoria di un virus?
Tra le elaborazioni che concernono la relazione tra il corpo e lo spazio c’è il concetto di Schema corporeo. Ricerche fondate sullo studio di particolari manifestazioni patologiche (arto fantasma degli amputati, agnosie, ecc.…) hanno condotto all’ipotesi che esista in noi una rappresentazione unitaria del nostro io fisico al di fuori delle singole percezioni tattili, muscolari, visive, ecc.
La terminologia al riguardo è varia: si va da Immagine di sé (Van Bogaert) all’Immagine del nostro corpo (Lhermitte) fino allo Schema corporeo (Schilder) che è la definizione più comunemente usata ed accettata. (Calabresi 1982, 108)
Il concetto è stato riassunto nel modo seguente:
I concetti fondamentali ai quali si riferiscono i suddetti nomi si possono ricondurre a due: la coscienza immediata dell’unità del nostro corpo; l’immagine o rappresentazione spaziale tridimensionale che ciascuno ha di se stesso. Le impressioni visive, tattili, muscolari ci informano sull’esistenza delle diverse parti che compongono i nostro corpo, ma oltre a ciò noi abbiamo una coscienza immediata che il nostro corpo esiste come unità; d’altra parte le medesime impressioni visive tattili e soprattutto muscolari ci informano sulla posizione delle diverse parti del nostro corpo, e sui cambiamenti di posizione di ciascuna di esser rispetto alle altre e rispetto allo spazio, in virtù di un processo di confronto, compiuto dalla corteccia celebrale, fra queste impressioni e un modello o schema rappresentativo del nostro corpo e dei rapporti spaziali fra le sue parti. (Gozzano 1959, 123) in (Calabresi 1982).
Secondo Wallon
con il termine kinestesia si tende a fondere in un solo nome i due tipi di sensibilità corporea descritti da Scherrington: l’una la sensibilità enterocettiva o viscerale, l’altra la sensibilità propriocettiva o posturale… Sin dall’inizio lo schema corporeo appare come il frutto di una costruzione dinamica che si evolve e si struttura a partire dalla attività motoria del soggetto e ne condiziona l’espressione gestuale. (Calabresi 1982, 109-110)
Gioacchino Lavanco, nel prosieguo dell’articolo, scrive:
In qualunque caso lo “schema corporeo” resta uno spazio espressivo, il legame tra coscienza e linguaggio che il continuo sperimentare del corpo determina, tentando un costante dialogo fra realtà esterna e interno corporale. Tuttavia quello che ci preme sottolineare è come lo schema corporeo introduca direttamente a una dimensione dinamica dell’evoluzione corporale rispetto all’ambiente, una dinamicità relazionale che individua le potenzialità presenti nel soggetto e la sua possibile capacità d’intervento trasformativo sull’ambiente.
6. CONSEGUENZE NEUROLOGICO-COMPORTAMENTALI
Quali conseguenze, a livello neurologico e comportamentale, possono provocare, su un bambino che si sta formando, la restrizione dello spazio e della possibilità di movimento (per esempio, la costrizione a restare in spazi predefiniti, a scuola, o a passare ore di fronte a un computer, per la “didattica” a distanza) e la limitazione della gestualità (per la proibizione di accostarsi e giocare con i compagni)?
Per il resto gli studi sulla psicomotricità e sulla psicocinetica hanno permesso un approfondimento del nesso corpo-linguaggio, sia nei primi anni di vita, sia come determinante costante dell’evoluzione del soggetto rispetto allo spazio ambientale e corporale. In qualunque caso il corpo diviene esperienza attraverso il corpo, assumendo una strumentalità corporale di conoscenza e di indagine, una sorta di asse verticale nel contatto col mondo. Poiché è nel contatto con il mondo che il corpo si fa percepibile ed esprimibile, insomma corpo-visibile, precipitato dell’essere del corpo, del suo esistere, della sua capacità espressiva intesa come capacità psicomotoria.
7. CONSEGUENZE ESPRESSIVO-RELAZIONALI
Si sono valutate le conseguenze del distanziamento sulle capacità espressive e relazionali delle persone, soprattutto di quelle più piccole? Si è considerato il pericolo di impoverimento della possibilità di apprendere attraverso la relazione?
Il filosofo e scrittore Giorgio Agamben si chiede
se la perdita dei rapporti sensibili, del volto, dell’amicizia, dell’amore possa essere veramente compensata da una sicurezza sanitaria astratta e presumibilmente del tutto fittizia. (Agamben 2020)
QUALCUNO DEGLI ESPERTI CHE HANNO ISPIRATO (O SOSTENUTO) LA POLITICA DEL GOVERNO FONDATA SUL PARADIGMA DELLA BIOSICUREZZA HA UNA RISPOSTA A QUESTA FONDAMENTALE DOMANDA?
Anna De Nardis, saggista, già insegnante di fisica, ha unito la ricerca di modalità di indagine della natura allo studio del simbolismo religioso. È una delle maggiori conoscitrici di Momolina Marconi e della sua vasta produzione.
[Fine – 2/2]
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