Il vero volto di Aleksej Navalny
di Roberto Vivaldelli - 28/03/2017
Fonte: Gli occhi della guerra
Il blogger Aleksej Navalny è stato condannato a 15 giorni di prigione dopo le proteste antigovernative che si sono tenute ieri a Mosca e nelle principali città russe.
Il noto oppositore, “l’uomo che Putin teme di più in assoluto” secondo il Wall Street Journal, è finito in carcere, ricevendo una sanzione, da parte di un tribunale di Mosca, pari a 20 mila rubli (280 sterline) per aver disobbedito agli ordini delle autorità e aver organizzato illegalmente una manifestazione che ha portato all’arresto di altre 700 persone che protestavano contro la corruzione e, in particolare, che invocavano le dimissioni del Primo Ministro Dmitry Medvedev. Dal carcere Navalny ha postato una foto su Twitter con tanto di didascalia in cui si fa beffe della corte: “Verrà il tempo in cui saremo processati (ma onestamente)”.
Una manifestazione non autorizzata
“Quello a cui abbiamo assisto ieri, in particolare a Mosca, era frutto di provocazione e menzogna, poiché i manifestanti sostenevano che l’evento era legittimo e che in nessun modo avevano violato la legge – e questa è una menzogna palese” – ha spiegato ai giornalisti Dmitry Peskov. “Il Cremlino rispetta le posizioni civili del popolo e il loro diritto a esprimere tali posizioni. Ma non possiamo accettare coloro che deliberatamente sviano la gente, provocando in maniera illegale” – ha aggiunto.
Un pluri-condannato simbolo della lotta alla corruzione
Il caso ha provocato le reazioni da parte della comunità internazionali, catapultando Navalny nell’occhio del ciclone mediatico ed elevando il blogger e avvocato a nuovo idolo dell’opinione pubblica liberal. Prima di tutto occorre rilevare che parliamo di una persona con un profilo penale assai rilevante.
Lo scorso febbraio, la Corte d’Appello del Tribunale Distrettuale di Kirov ha confermato la condanna in primo grado a 5 anni di detenzione con sospensione condizionale della pena. Ciò è avvenuto nell’ambito del processo-bis per peculato, per un totale di circa 250.000 euro di danni, all’azienda statale Kirovles, famosa per la produzione di legname da costruzione.
La pena era congrua con quello che l’accusa aveva chiesto ai danni dell’avvocato e rispecchia perfettamente la prima sentenza inflitta a suo carico. Nel novembre scorso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva giudicato il primo processo irregolare. Quest’ultimo era stato quindi annullato dalla Corte Suprema russa con l’ordine di riesaminare il caso, com’è stato successivamente fatto. Secondo l’accusa, Navalny avrebbe convinto la società statale Kirovles a firmare un contratto con la ditta di proprietà dell’amico Ofitserov. I termini contrattuali sono stati pensati al fine di appropriarsi in maniera illecita dei fondi.
Il nazionalista che piace all’Occidente
“Nazionalista e xenofobo”, per questo fu cacciato dal partito liberale Yabloko nel 2007. Nonostante il sostegno del mondo progressista e liberal al blogger in chiave anti-Putin, pochi sembrano conoscere le sue reali posizioni. Come scriveva Peter Hitchens sul Daily Mail nel dicembre 2014, “pochissimi sembrano conoscere i legami di Navalny con il nazionalismo russo, posizioni che, in confronto, rendono l’Ukip inglese come l’avanguardia della correttezza politica”.
Engelina Tareyeva, che ha lavorato con Navalny quando era un membro del partito, lo accusa di essere un razzista: “Considero Aleksej Navalny l’uomo più pericolo della Russia – ha affermato – non c’è bisogno di essere un genio per capire che la cosa più orribile che possa accadere è che i nazionalisti prendano il potere”.
Critiche a Navalny sono giunte soprattutto dopo la sua partecipazione a proteste razziste, tra cui la “Marcia russa” di Mosca nel 2011 e la campagna “Stop Feeding The Caucasus!”. Il blogger ha inoltre invocato la raccolta di firme al fine di introdurre il regime dei visti con i paesi del Caucaso e dell’Asia. In un video, ha paragonato i terroristi del Caucaso a degli “scarafaggi”da schiacciare.
“Leader dell’opposizione”? Una fake news
Da molti commentatori, tra i quali lo scrittore Roberto Saviano, Navalny è stato definito erroneamente “il leader dell’opposizione in Russia”. Nulla di più falso. Il quarantenne leader del Progress Party, alle elezioni comunali di Mosca nel 2013 ha racimolato il 27.24% dei consensi. Un ottimo risultato, ma non è possibile affermare che l’avvocato sia il principale avversario di Putin su scala nazionale. Secondo l’ultima rilevazione condotta da Cimes, il consenso della sua forza politica nel Paese oscillerebbe tra il 3% e il 4%. Altri sondaggi gli attribuiscono una popolarità persino inferiore.
Gennadij Zjuganov, leader del Partito Comunista russo e Vladimir Žirinovskij, vice presidente della Duma e leader del Partito Liberal-Democratico, rimangono i due oppositori storici di Russia Unita e di Putin. Lo stesso Zjuganov ha criticato Navalny, paragonandolo a una sorta di moderno e nuovo Boris Yeltsin: “Il popolo russo ha una buona vaccinazione contro lo Yeltsinismo” – ha dichiarato nel 2015.