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Il voto pro Trump è un voto all’americana

di Carlo Gambescia - 12/11/2016

Il voto pro Trump è un voto all’americana

Fonte: giovannacanzano

Canzano 1– Una svolta nuova ed inaspettata nella storia degli Stati Uniti con l’elezione di Donald Trump. Perché gli USA sono meravigliati?

 

GAMBESCIA - Sulle svolte storiche sarei cauto.  La meraviglia è  frutto di un immaginario di  sinistra, soprattutto politico e mediatico  (direi sul piano mondiale, visti gli effetti di ricaduta anche in Italia, Repubblica, Corriere, Stampa, e dintorni),  che ha improvvisamente scoperto -  e non è neppure  una grande scoperta  -  che la gente vota con la propria testa e, attenzione, non perché ha perso qualcosa, ma perché teme di perdere qualcosa.  La sfumatura è importante.  Anche perché  l’economia americana ha ripreso a correre e ha  creato, anche se meno di precedenti riprese, molti nuovi posti di lavoro. La disoccupazione è a tassi bassissimi (altro che ricetta Draghi…). Quindi il sistema -  americano -  funziona. Insomma,  si difende ciò che si ha.  Il punto non è il declassamento dei ceti medi (che nei fatti non c’è: si blatera su di esso dalla fine degli  anni Settanta, e i ceti medi, sono ancora lì),  ma la paura del declassamento. E quindi in qualche misura si teme per il futuro dei figli.  E, sotto questo profilo, Trump, può sembrare paradossale, si è mostrato più rassicurante della Clinton che porge, “graziosamente”, agli americani,  che invece  vogliono fare da soli, la mano adunca dello stato.          

 

Canzano 2– La prima donna che in America ha rivestito ruoli pubblici per molti anni è stata lasciata indietro, Hillary Clinton non ha convinto gli americani. Perché?

 

GAMBESCIA – Perché,  la definiscono, talvolta  in modo triviale, in gergo urban:  una fuck mother (non nel senso dei siti porno), una donna impassibile, gelida  che se capita, sul lavoro, appena giri le spalle,  ti fotte… Resta antipatica, bacchetta,  non piace neppure alle donne, le quali stando alle prime informazioni sui  flussi elettorali, in parte hanno preferito votare Trump.  La Clinton era un candidato debole. Ma questo passava il convento democratico."

 

Canzano 3– Le dichiarazioni del neo-presidente non spaventano ancora gli americani, ma chi non lo ha votato invece è pronto a creargli grossi problemi, perché?

 

GAMBESCIA –  Ne ho scritto proprio questa mattina sul mio blog (http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2016/11/le-manifestazioni-anti-trump-attenzione.html).   Stupidità, manicheismo:  non si capisce che la democrazia, è una macchina delicata, addirittura complessa. Il giacobinismo liberal  non paga mai.    Trump ha vinto le elezioni, su una piattaforma old conservative  (liberismo all’interno, protezionismo all’esterno), e ora  deve essere lasciato governare. E’ la regola. Se la si viola, si rischia di sfasciare tutto. Certo, lui ha cominciato per primo. Però come si dice,  chi ha più buon senso…   

 

Canzano 4– La Clinton, pare, che fosse la candidata ideale dei ‘padroni del mondo’, e, la sua non elezione alla Casa Bianca, ha fatto capire sia agli americani che al mondo intero, che, se si vuole si può cambiare verso?

 

GAMBESCIA – Hillary  Clinton, rappresentava la continuità  politica rispetto a Obama: welfare,  diritti elargiti dall’alto e bacchettate liberal.  Va pure ricordato, che esiste  una regola non scritta,  ciclica, che vede, alternarsi, soprattutto in questo secondo dopoguerra, almeno per due mandati,  di amministrazioni democratiche e repubblicane. Insomma, gli americani, ogni  otto anni sembrano  desiderare aria nuova. Il che è un’altra ragione della vittoria di Trump.  Insomma, non caricherei  i risultati elettorali  di  “significati” italiani,  né amplificherei, più di tanto,  gli attacchi  isterici degli sconfitti, pur non sottovalutandoli (ma per la sorte della democrazia liberale, di tutta la democrazia: maggioranza e opposizione).

Passeranno.  Se  Trump governerà  con saggezza e moderazione, consoliderà il suo potere. Anche Reagan -  personaggio politico però diverso da Trump, anche caratterialmente -    all’inizio subì, più o meno, lo stesso trattamento. Qualcuno addirittura provò a ucciderlo.      

 

Canzano 5– Sui siti internet gira una notizia sulla giovane moglie del Presidente, sembrerebbe in effetti, che, la donna ha alle spalle frequentazioni pericolose con la intellighenzia dei paesi dell’est?

 

GAMBESCIA – Non commento. Per ora. Del resto,  le storie di spionaggio  mi piacciono  solo se trasposte sullo schermo…

 

Canzano 6– Anche la rapida ascesa verso la Casa Bianca di Donald Trump sembra molto facilitata da un elettorato alquanto disorientato?

 

GAMBESCIA – Credo di aver già risposto. Agli occhi dei suoi elettori  Trump  promette di  difendere  un modello  di vita, che molti americani ritengono il migliore al mondo. In assoluto.  Il voto pro Trump è un voto all’americana: non è un voto anticapitalista, fascista, comunista: è un voto per i valori americani: famiglia, lavoro, ma anche successo, consumi,  libera iniziativa,  vivere insomma la propria vita senza dover rendere conto o chiedere una lira allo stato. Come dire, ripetiamo,  liberismo all’interno, ed eventualmente protezionismo all’esterno, ma sempre per difendere  una impostazione liberista, ma all’interno, del mercato del lavoro.  L’aspetto liberista,  spiega l’avversione, di  quasi due terzi degli americani verso l’Obamacare… Viene giudicato,  perfino dal famoso uomo della strada,  come roba da mendicanti socialisti…

Si tratta di un modello di vita che prescinde  dalla provenienza etnica. Ecco perché  Trump è stato  votato perfino dagli ispanici (non pochi) e dai  neri (anche se pochi).  Ed è  estraneo  alla mentalità italiana, talvolta  da mendicanti  nei riguardi del pubblico (  parlo degli  italiani, non degli italo-americani, altra “razza”…).  La Clinton ha perso, proprio perché ritenuta poco affidabile sotto  questo punto di vista e semplificando il concetto: la fuck mother vuole  costringerti ad essere libero, secondo  un modello che gli americani -  e non solo  quelli che hanno votato Trump -  ritengono statalista, assistenziale, servile. In qualche misura, il voto  dato  a Trump è un voto di libertà.  Dallo stato.    

 

Carlo Gambescia è nato e vive a Roma. Sociologo. Ha all’attivo tra testi scritti, curati e tradotti alcune decine di volumi. Collabora con pubblicazioni scientifiche italiane e straniere e  non disdegna  di scrivere, se capita,  su quotidiani e riviste.  Quando richieste, svolge consulenze editoriali. Nel tempo libero che gli resta, poco per la verità, scrive sul suo blog: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/

Tra gli  ultimi volumi  pubblicati:  Liberalismo triste: un percorso da Burke a Berlin;  Sociologi per caso Dante, Machiavelli, Evola, Jünger, Mann, Tolstoj, Pasolini; Passeggiare tra le rovine. Sociologia della decadenza.

 

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