Immigrazionismo, natalità e propaganda
di Antonio Catalano - 19/04/2023
Fonte: Antonio Catalano
Evidente che non c’è buona fede nella reazione piccata di Elena Schlein alle dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura, il quale ha rilevato che l’ondata migratoria ha superato i limiti oggettivi e poi affermato che per pensare all’Italia di domani bisogna incentivare le nascite e costruire un welfare onde consentire a chiunque di lavorare e avere una famiglia. Niente di scandaloso, semplice buon senso. Ma alla Schlein, e con lei tutti quegli altri che sostengono l’immigrazionismo di massa funzionale agli interessi del grande capitale, non par vero di poter sfruttare quest’altra occasione per buttare la palla in tribuna e ripetere la trita accusa di razzismo a chi solo osa porre certe questioni, nel caso specifico addirittura di ritenere le parole del ministro figlie del suprematismo bianco.
È un dato di fatto che l’Italia soffra di una denatalità non preoccupante, inquietante. A dirlo non è il ministro in questione ma eloquenti osservatori e studiosi demografici: l’Italia è il paese col più basso quoziente di natalità nel mondo, e quindi tra i paesi a più alto rischio di estinzione. Se questa realtà piace, bene, non c’è altro da sperare che si vada avanti così; ma se invece si ritiene che non vada bene così e che la questione abbia importanza capitale per i destini di una nazione come quella italiana, be’, allora non la si può liquidare col solito armamentario ideologico degli “accoglienti” buoni e i critici dei flussi selvaggi cattivi.
Se alla Schlein, figlia politica di quel capitalismo liberal globalista che proclama un mondo affrancato dalla fobia per la famiglia “tradizionale” – vittima della “superstizione” della riproduzione naturale eterosessuale della specie (è a buon punto la tecnica della ectogenesi, per cui la stessa pratica dell’utero in affitto sarà superata) – tutto questo non interessa perché nella sostanza dei fatti sostiene lei sì quel suprematismo occidentale che poi è il fondamentale fattore causante lo scombussolamento delle nazioni e quei processi migratori che, oltre a spopolare delle migliori energie i paesi generatori dei flussi, rendono questi ancor più schiavi delle leggi di un mercato dominato dallo spietato dominio di potenti multinazionali (agricole, estrattive, sanitarie…) che ivi spadroneggiano.
Questi iper liberisti alla Schlein, che sembrano così carini perché sedicenti accoglienti, figurarsi se si sono mai posto il problema della distruzione del mercato del lavoro partorito dal ciclo di lotte del movimento dei lavoratori grazie alla leva migratoria usata in chiave padronale (rileggere Marx alle pagine dedicate all’uso capitalistico dell’“esercito industriale di riserva”). Al punto che si è ormai giunti a considerare normalità retribuzioni salariali con paghe orarie infime, l’assenza di un quadro normativo di tutela del lavoro, e la quasi totale sparizione dei contratti a tempo indeterminato.
Questi liberisti progressisti strillano, urlano contro il razzismo della destra poco accogliente (ma poi lo vediamo, la “destra” al governo si muove più o meno secondo la stessa logica dei governi di “sinistra”), ma girano lo sguardo altrove di fronte alla realtà di masse di “migranti” (parola falsa e ideologica) sbandate, che spesso si dedicano a spaccio e a lavori di manovalanza nel crimine, che rappresentano un fattore di instabilità sociale le cui conseguenze si ripercuotono esclusivamente sui ceti popolari, i quali sono per giunta giudicati razzisti quando protestano contro le situazioni di disagio e degrado sociali.
A questi sostenitori dell’immigrazionismo iper capitalistico poco o nulla interessano realtà sociali come quelle di Borgo Mezzanone e Rignano Garganico (Foggia), dove abbiamo insediamenti abitativi degni dei peggiori incubi che ospitano masse di “riservisti” dell’agricoltura e di altri settori più o meno legali. Poco o nulla interessa il fatto che nelle nostre città vi siano aree e quartieri nei quali ormai la prudenza invita a non entrarvi perché qui regna la legge della sopraffazione primordiale. Poco o nulla interessa l’ormai accertato legame tra immigrazione clandestina e criminalità.
Ripetono solo frasi fatte, frasi farcite di sentimenti buoni per film di bassa lega hollywoodiani. O che senza i cosiddetti migranti le casse dell’Inps sarebbero largamente in deficit. Limitandosi con ciò a registrare solo una (piccola) parte della realtà. Perché è vero che nelle casse dell’Inps entrano i contributi dei lavoratori stranieri (regolari), come dice il suo presidente Tridico, ma questi non sono assolutamente sufficienti a garantire il recupero delle spese sociali sostenute per l’intera massa (sia regolare che irregolare) di immigrati, lasciamo perdere le pensioni di domani. A questo riguardo ci sono studi che spiegano bene queste dinamiche, fuori dai furori ideologici.
Siamo sempre là, come per ogni altra questione, si ripete sempre la solita rappresentazione degna un qualsiasi talk show, con parti assegnate a marionette di turno e un pubblico che batte le mani a comando, con tanto di emozioni telecomandate incaricate di sostituire il peso dell’analisi della realtà e delle valutazioni politiche. Per questo è necessario costruire percorsi di formazione e studio che diano forza alle proposte politiche che si pongono come alternativa a questo stato di cose.
[In foto: i ghetti di Borgo Mezzanone e di Rignano Garganico]