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In-castrati

di Pierluigi Fagan - 27/02/2025

In-castrati

Fonte: Pierluigi Fagan

Ecco il destino degli europei per i prossimi anni/decenni.
Gli americani si svincolano non solo dall’Ucraina, ma più in generale dall’Europa in termini di presenza e investimenti militari diretti. Questo è in osservanza con la loro strategia di diminuire la spesa statale e rassicura Mosca sul fatto che questa amministrazione non ritiene Mosca un nemico strategico. Tale ritiro potrebbe estendersi oltre l’Ucraina ai paesi annessi alla NATO dagli anni ’90 in poi.
Questo non ha nulla a che vedere con altisonanti ritiri dalla NATO. La NATO è una alleanza in cui, secondo Washington, ognuno porta il suo adeguato contributo, quello dell’Europa non lo è. Washington è volta strategicamente al Pacifico; quindi, l’Europa deve fare una NATO europea che se la sbrighi da sé.
Mosca sarà assai contenta di aver da fare militarmente con l’Europa e non con gli USA, sia perché non ritiene l’Europa un nemico strategico (la somma dell'arsenale atomico UK+Francia arriva al 10% di quello russo, a parte il problema dei vettori -missili e aerei- su cui siamo a "carissimo amico...") , sia perché la minaccia militare europea è e rimarrà sostanzialmente inconsistente, al limite “difensiva” e non certo offensiva. Kiev avrà così un suo parvente senso di protezione relativa.
Sul piano economico, Kiev regalerà siti minerari agli USA che così non solo risparmieranno, ma guadagneranno. Gli investimenti estrattivi e neo-tecnologici (vecchio progetto di Zelensky) americani saranno protetti dagli europei, è un rischio, ma relativo.
Leva usata da Washington verso l’Europa saranno i dazi, più spesa militare-meno dazi, meno spesa militare-più dazi. In più, gran parte della nuova spesa militare europea andrà a vantaggio diretto della vorace industria militare americana senza dovergli dare una guerra diretta come motore di produzione e profitto. Questo schema sarà applicato anche in altre parti del mondo delle alleanze e protezioni americane in giro per il mondo (Giappone, Corea, Taiwan, mondo arabo, Asia etc.). In questo senso il mondo sarà momentaneamente più “pacifico” poiché intento ad armarsi. "Si vis pacem, para bellum" si diceva da Platone a Vegezio, la pace si ottiene con la paura della forza del nemico ha detto Trump.
Le nuove relazioni con Mosca prevedono la possibilità di riprendere a fare affari diretti nell’estrazione delle energie fossili, anche nell'Artico, pane per una congrua parte degli sponsor economico-politici di Trump, già ossequiati dalla svolta anti-ecologica travestita da anti-woke per la gioia aggiuntiva di vaste platee di imbecilli e decerebrati.
L’Europa sa tutto questo ed è per questo che continua ed anzi si amplifica la surreale costruzione del “grande pericolo russo” alle porte di casa. Quale platea elettorale nazionale europea potrebbe mai accettare e condividere questa svolta militarista per economie, bilanci, debiti pubblici già sotto pressione? Il che mette anche fuori gioco l’Europa dal nuovo appeasement russo-americano. Loro potranno riprendere a fare affari, gli europei evidentemente no, come fai a fare affari con quello che hai definito un orribile nemico negli ultimi due anni e che continuerai a definire tale per giustificare la nuova spesa militare?
A governo di quella banda di pecore belanti del subcontinente, ecco arrivare la vecchia, infida, Gran Bretagna. Prima un surreale fondo dell’Economist che consigliava agli europei di diminuire la spesa di welfare per aumentare quella militare, poi ieri è sceso in campo il Financial Times più o meno con lo stesso discorso ed anzi l’idea di un fondo comune e agenzia per la spesa comune, in cui Londra vede anche qualche sfogo per la “sua” industria militare, nonché la possibilità più ampia di tornare a fare affari con l’UE visto che il piano Brexit non ha funzionato strategicamente poi come immaginato.
Londra poi preferisce senz’altro scavarsi un ruolo ripristinando il triangolo con Parigi e Berlino piuttosto che avere a che fare direttamente con Trump. Come poi già scrivono i liberali inglesi, tutto ciò è pro-tempore, è un “ha da passa’ a’ nuttata”, Trump non è eterno, prima poi il gioco cambierà di nuovo, ma questa nuova postura non dispiacerà neanche al pieno ripristino dell’internazionale liberale una volta che -se e quando- Washington tornerà in sé. Più armi per tutti è un ottimo modo per andare incontro al mondo dei prossimi anni e decenni, quindi meglio fare di necessità, virtù.
Infine, una Europa meno welferizzata sarà un ottimo auspicio per creare le necessarie omogeneità da offrire all’egemonia del capitale liberalizzato, “lunga vita al nostro ordinatore!”. Nella City già si leccano i baffi.
Per gli arabi il discorso è noto, tutti allineati alla nuova Via del Cotone/Accordi di Abramo che sfocerà sulle coste mediterranee israeliane con Gaza trasformata in paradiso fiscale anarco-capitalista, utile non solo per tutte le imprese e investitori coinvolti nella realizzazione decennale del piano, utile anche a sabotare le ultime velleità fiscali degli stati europei ora alle prese con la diaspora fiscale di imprese e contribuenti facoltosi. Meno tasse, meno welfare, più privatizzazioni, più libero pascolo per il capitale.
Di contro, per gli europei, nuovi commerci con l’area sud asiatica, energie fossili meno costose dello shale americano, magari anche qualche joint venture per le nuove trivellazioni mediterranee.
Sì, va bene, andranno gestiti vari mal di pancia egiziani, turchi, qatarioti, ma si troverà il modo. L’Iran dovrà solo pregare di non esser direttamente attaccato da Tel Aviv e fare il pesce il barile altrimenti saranno dolori seri. Non solo Gaza diventerà una exclave americana, anche i Territori verranno assorbiti da Tel Aviv con dislocazione di parte dei palestinesi, assorbire quote di palestinesi diventerà il nuovo prezzo da pagare per gli arabi, sempre che vogliano entrare in torta al mega-progetto per il futuro dell’area e non trovarsi ostracizzati (corsa allo spazio, varie nuove tecnologie, forniture militari etc.) e colpiti da dazi ed altre disgrazie strategiche-economico-finanziarie.
Qualcuno inorridirà e sospirerà che tra il dire e il fare c’è di mezzo l’imponderabile. Vero, ma nella nuova Era Complessa o hai un piano o sarai spianato da chi ce l’ha e ha la potenza per tentare di perseguirlo. Noi europei, ammesso esista tale entità non solo demograficamente, non abbiamo né il piano, né la potenza, né adeguate accoppiate “élite-popolo” in grado di procurarseli. Non abbiamo, né possiamo avere, la soggettività geopolitica ma abbiamo legioni di aspiranti Machiavelli che suggeriscono l'Europa dovrebbe essere e fare così e non cosà, teatro dell'assurdo.
Del resto, alcuni sono andati avanti anni sul problema israelo-palestinese a ripetere "una terra, due stati" che certo è una bella idea, peccato fosse impossibile, pensavate davvero che Tel Aviv si sarebbe fatta fare uno stato palestinese ai confini? Ora è la volta dell'Europa pacifista, o socialista o ecologica o terzo mondista o bricsista. Noi riempiamo la realtà di discorsi, di irrealistiche "cose buone da pensare" e dire. Abbassa l'ansia da dissonanza cognitiva, ma non può produrre nulla di concreto perché non ha basi realiste, ma idealiste.
Come diceva il buon De Maistre “Ogni popolo ha il governo che si merita” e noi queste élite ce le meritiamo tutte, sono lo specchio della nostra insipienza (popolare, intellettuale, culturale, politica), potete insultarle quanto volete, ma è come sputare sullo specchio.