In Italia non sarà possibile nessun tipo di cambiamento fin quando comanderanno i giudici
di Antonio Terrenzio - 02/02/2025
Fonte: Conflitti e strategie
Un tempo si diceva che solo la sinistra può fare una buona politica di destra. Oggi è la destra che fa una pessima politica di sinistra, soprattutto a livello internazionale piegandosi a diktat europeisti e americani che persino la Schlein maschererebbe meglio. Per non dire delle cadute filoisraele che stanno facendo rivoltare nella tomba generazioni di padri fondatori della destra almeno dal 1945 in poi. Meloni ha tradito chiunque ma soprattutto ha tradito la nazione, prima finendo nell’abbraccio mortale con Biden e ora provando a recuperare con Trump col solo intento di restare sotto il giogo americano, da un padrone all’altro .
L’avviso di garanzia a mezzo governo Meloni giunge in questa cornice di fallimento come ritorsione alla riforma della magistratura portata avanti dall’esecutivo.
Il caso questa volta è stato quello fornito dal ricercato internazionale Almasri, vice-capo delle prigioni libiche dell’areoporto di Mitiga, cui la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto non appena quest’ultimo ha messo piede in Italia. Per ben dodici giorni, il trafficante di migranti e torturatore, viene lasciato libero di girare per mezza Europa, dall’Inghilterra all’Olanda, ed i giudici dell’Aja si svegliano proprio al momento opportuno, vale a dire quando si offre l’opportunità di creare una grana al governo Italiano.
Bene quindi ha fatto il MdG Carlo Nordio ad usare un cavillo burocratico per liberarlo dall’arresto e spedirlo direttamente su un Falcon, direzione Tripoli, per “ragioni di sicurezza nazionale”. Una risposta consona ad un’azione di cui è facile sospettare una regia concordata tra giudici internazionali ed italiani. Dopo 24h il giudice Lo Voi della Procura di Roma, “lo stesso del fallimentare processo Open Arms a Matteo Salvini per sequestro di persona”, invia un avviso alle massime cariche dell’esecutivo per peculato e favoreggiamento. L’assist per l'”atto dovuto”, è stato fornito dall’avvocato Li Gotti, di area prodiana e noto per aver difeso diversi pentiti di mafia.
Indagare su atti politici è diventata l’attività principale di una magistratura eversiva, pronta a dichiarare guerra a qualunque governo decida di proporre delle riforme atte a limitarne gli sconfinamenti. Come quest’ultimo caso del comandante libico, soggetto subito descritto dalla stampa come trafficante di esseri umani, ma in realta vicino alle autorità libiche che controllano un carcere pieno di prigionieri legati all’Isis. Si può solo immaginare cosa sarebbe successo se l’interessato fosse stato trattenuto in Italia, con un caso diplomatico che avrebbe compromesso la sicurezza della Penisola, con la questione degli sbarchi e gli interessi petroliferi dell’ENI. Lecito sospettare a tal punto anche l’interesse di qualche “manina straniera” nel creare un’altra grana all’Italia, andando a compromettere i nostri rapporti in tema di sicurezza ed immigrazione che risalgono al 2017, con il Memorandum d’intesa firmato da Minniti. Ridimensionare il nostro ritornato attivismo nel Mediterraneo, usando Almasri come fatto con Regeni in Egitto, ed anche questa volta con regia britannica. Un ipotesi che meriterebbe maggiore approfondimento. Come ricordato da Gian Micalessin sul Giornale.it:” A differenza di quanto sostiene la stampa italiana, pronta a descriverlo complice dei nostri governi nel blocco dei barconi, Almasri non si occupa però di migranti. E nella prigione dell’aeroporto di Mitiga controllato da Rada, la milizia di cui è numero due, non sono detenuti migranti, ma sospetti terroristi. Non a caso il carcere è monitorato da Cia e MI6, il controspionaggio estero di Sua Maestà. E ad aumentare le perplessità contribuiscono le rivelazioni di una fonte del Giornale che sottolinea come Almasri non appena fuori dal carcere di Torino abbia chiesto alla nostra intelligence, pronta a riportarlo in Libia, di accompagnarlo invece in quella Londra dove aveva soggiornato indisturbato dal 6 al 13 gennaio. Ed il sospetto si infittisce dato che a Londra il procuratore capo della CPI, Kharim Amhad Khan si è guardato bene di spiccare il mandato di arresto quando il comandante libico soggiornava in Inghilterra, ma lo ha preteso non appena è arrivato in Italia. Anomalie cui non sembrano interessarsi i nostri magistrati, tutti tesi nei loro attacchi strumentali contro il Governo.
Anche in questo caso internazionale, si può notare come azioni legali, vedano protagonisti giudici, le cui iniziative minano l’interesse nazionale e spesso coincidono con quelle di potenze straniere. Il procuratore De Pasquale, accusato di aver omesso prove in difesa per le commesse dell’ENI, è un altro fulgido esempio dei casi più recenti di corruzione di giudici, che non contento avrà anche una promozione promozione in carriera.
Dopo aver ricevuto l’avviso di Garanzia dalla Procura di Roma, la Meloni ha preso la palla di petto e ha subito dichiarato ad una kermesse diretta da Nicola Porro, di essere più preoccupata per i risvolti internazionali che questo tipo di attacchi possano avere per la credibilità del governo italiano, che non sul piano interno. La Meloni in questi due anni ha svolto un’intensissima attività per siglare contratti e commesse commerciali, dalla Norvegia all’Arabia Saudita di decine di miliardi di Euro, ed è ovvio che le iniziative spericolate di giudici politicizzati puntino a minarne l’immagine anche all’estero.
Le opposizioni hanno subito colto l’occasione per voler portare la questione in parlamento, perché ogni pretesto è buono per attuare iniziative che prima ancora della normale lotta tra le parti, vanno contro l’interesse Nazionale. Tuttavia data la fallacia dell’azione giudiziaria contro le cariche governative, tanto che anche Tonino Di Pietro ne ha denunciato la pretestuosità, il Governo Meloni ha la possibilità di accelerare sulla riforma sulla Giustizia. Le iniziative sempre più scoperte della magistratura, tese a colpire qualsiasi soggetto politico che minacci di toccarne i privilegi, sono sintomo che lo scontro con le forze di governo si fa sempre più aperto. Non siamo più nel ’94 e il potere giudiziario non è così inscalfibile come ai tempi degli avvisi di garanzia a Berlusconi. La credibilità dei giudici ai minimi storici e ogni attacco si risolve in un boomerang per magistratura ed opposizioni, come in questo caso. Il momento è maturo per riforme come la divisione delle carriere ed il sorteggio dei componenti della CSM che segnerebbero la parola fine all’abuso del potere giudiziario, che da troppo tempo lede la governabilità del nostro Paese. Come diceva Cossiga:”In Italia non sarà possibile nessun tipo di cambiamento fin quando comanderanno i giudici”. Ogni Nazione a sovranità limitata ha un potere giudiziario che esonda dai propri limiti per comprometterne l’agibilità politica. Almeno sul piano interno quindi, la Meloni faccia l’unica vera riforma sovranista degna di questo nome.