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Indignazione a comando

di Antonio Catalano - 04/10/2022

Indignazione a comando

Fonte: Antonio Catalano

Il pensiero neoliberale, nella versione progressista, quello oggi dominante, quello per capirci che esporta la sua democrazia nel mondo, con tutto l’apparato ideologico che l’accompagna, domina/forma la cosiddetta opinione; la quale, guarda caso, ritiene di essere libera, libera cioè di produrre un pensiero che nasce liberamente dal proprio cervello. E guai a far notare che non è proprio così: ma come, non vedi che da noi esiste una tale pluralità di punti di vista che ognuno può scegliere quello che più gli aggrada? un po’ come avere il telecomando e scegliere il programma preferito. E comunque, per quanto possano esserci delle imperfezioni, da noi la democrazia ci permette un grado di libertà che altrove neanche si sognano. E se provi a far capire, come diceva un tale, che l’ideologia dominante è quella della classe dominante, e che la nostra libertà è inscritta in un cerchio ben delimitato, e che se provi a uscirne son cavoli amari, se va bene sei messo ai margini se va male puoi fare la fine di Julian Assange, o addirittura quella di Enrico Mattei, o dei morti per stragi, o dei tanti altri che la lista sarebbe chissà di quante pagine...
La cosiddetta opinione pubblica – cosiddetta perché l’opinione pubblica è un’invenzione, essa è direttamente formata da chi detiene i mezzi del convincimento di massa, dalla tv ai social – emerge a comando, e perché sia stuzzicata bene necessita che vi siano dei “diritti umani” violati (dal bambino spiaggiato alla lapidazione di una donna). Il che non vuol dire che si debba rimanere indifferenti al bambino senza vita spiaggiato o alla donna lapidata, ci mancherebbe altro; no, vuol dire semplicemente che l’opinione pubblica è in balia di operazioni di strumentalizzazioni che filtrano di volta in volta il fatto da esecrare in funzione di quanto sia quel fatto capace di suscitare determinate emozioni, con le quali poi giustificare determinati interventi, che niente hanno a che fare né con i sentimenti né tanto meno con la giustizia.
E così il nostro occidente, tanto sensibile alle sorti dell’umanità, che quando decide che in una parte di essa, da qualche parte del mondo, c’è bisogno di democrazia, subito interviene, naturalmente per esportare i “diritti umani”; e se proprio non è possibile farlo direttamente ecco che scatena una campagna di riprovazione tesa a far capire all’ “opinione pubblica” che non si possono tollerare certe nefandezze. È inutile, il mondo occidentale, quello della democrazia liberale, non può sopportare che nel mondo vi siano aperte violazioni dei diritti… a meno che non sia egli stesso a compierle, ma allora si sa, è solo per il bene delle popolazioni sottoposte a simili attenzioni. Come è successo per le due bombe atomiche sganciate sul Giappone ormai a fine guerra, o per il criminale bombardamento di Dresda… o per il Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan, la Jugoslavia, la Libia, la Siria…
E veniamo all’attualità, a quanto sta accadendo in Iran. Un’opinione pubblica che non sa neanche dove si trovi l’Iran e che lingua si parli, esprime la sua indignazione per i diritti delle donne violate. E nessuno che si domandi perché proprio ora si scatena questa campagna contro l’Iran… che vi sia la volontà di destabilizzare un paese che non ha intenzione di sottomettersi alla geopolitica americana, e che per giunta ha buoni rapporti con la Russia del terribile Putin?
I bravi democratici – quelli in salsa progressista poi sono i migliori – in prima fila a denunciare i diritti delle donne violate in Iran, e se qualcuno mette in evidenza la strumentalità di questa campagna, vai col complottismo. Dimenticando – dimenticando? – costoro che nella stessa area vi sono paesi dove le condizioni delle donne sono le medesime se non peggiori, Arabia Saudita tanto per dire… o in quel Qatar, dove tra un mese si terranno i mondiali di calcio.