Inseguendo una libellula…
di Marco Travaglio - 11/04/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
“Inseguendo la pace giusta verso la disfatta ineluttabile”: è il saggio di Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa che, per completezza e spietatezza, consigliamo ai nostri guerrapiattisti.
1. Mentre Trump, ben informato del disastro ucraino, sa di avere poco tempo, le “volenterose” Francia e Gran Bretagna (le due potenze atomiche europee) lavorano per sabotare i negoziati e prolungare la guerra con truppe di “rassicurazione” sul campo. Per nulla rassicurati, gli Usa rifiutano di garantire prima della fine del negoziato la sicurezza di Kiev. La Russia non vuole soldati Nato ai confini (ha invaso l’Ucraina apposta). E non c’è contingente europeo che possa garantire alcunché: l’Ucraina perde da tre anni con Usa ed Europa, figurarsi con l’Europa e senza Usa.
2. Macron e Starmer lo sanno benissimo: i loro annunci di truppe non servono a proteggere gli ucraini dopo la guerra, ma a convincerli a continuarla per procura. Il 5 aprile i capi di stato maggiore francese e britannico, Burckhardt e Radakin, hanno incontrato Zelensky e i vertici militari ucraini a Kiev per “mantenere un risoluto sostegno all’Ucraina che le consenta di continuare a combattere e definire una strategia a lungo termine per trasformare il modello di esercito” (Burckhardt). È l’esercito che, per accettare la pace, Mosca vuol ridurre ai minimi termini. Mentre fingono di preparare il dopoguerra, gli anglo-francesi lavorano alla guerra.
3. Zelensky ormai è un pendolo impazzito. Il 18 dicembre aveva ammesso di aver perso la guerra: “Non riusciremo a riconquistare Crimea e Donbass”. Ora, subornato dai falsi amici europei, è tornato a illudersi di vincerla: “La pace sarà giusta quando tutti i territori conquistati dalla Russia saranno restituiti. Non li riconosceremo mai come russi”. Parole che avrebbero un senso se le sue truppe dessero qualche segnale di vita. Invece stanno tracollando su tutta la linea del fronte (oltre 1000 km): nella regione russa di Kursk perduta, nel Nord-Est ucraino a Sumy e Kharkiv, nel Sud dal Donetsk a Zhaporizhzhia, al centro verso Dnipro. E persino i neonazi del battaglione Azov accusano il comandante Kyrsky di essere un macellaio e un incapace. Il negoziato conviene a Kiev che perde, non a Putin che vince. Ma Zelensky non lo sa, o finge: anziché le vite dei suoi uomini, preferisce salvarsi la faccia e la poltrona.
4. Trump se ne infischia dell’Ucraina. Ma la fine della guerra gli serve per ripristinare i rapporti diplomatici con Mosca e coinvolgerla nei negoziati ben più cruciali con Hamas, Iran e Cina. Di questo hanno parlato ieri per cinque ore a Istanbul i suoi inviati e quelli di Putin. Usa e Russia la pace la faranno comunque. E il duo Europa-Ucraina, inseguendo la pace giusta, perderà tutto.