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Kiev ha aiutato in modo diretto i ribelli siriani

di Guido Olimpio - 12/12/2024

Kiev ha aiutato in modo diretto i ribelli siriani

Fonte: Guido Olimpio

È una notizia che riemerge, questa volta sul Washington Post: Kiev ha aiutato in modo diretto i ribelli siriani fornendo loro dei droni usati poi nei primi attacchi. Un contributo “contenuto” – scrive David Ignatius, commentatore con buone fonti  – che però sarebbe la conferma di una strategia annunciata da oltre un anno dall’Ucraina.
Un gruppo di consiglieri ucraini è arrivato nella regione di Idlib qualche settimana prima dell’offensiva su Aleppo ed ha portato in dote circa 150 “velivoli-kamikaze”, modelli analoghi a quelli impiegati contro i russi. A gestire l’attività una ventina di militari dell’unità speciale Khimik, parte del GUR, l’intelligence di Kiev.
Sempre il giornalista ricostruisce una serie di tappe che hanno preceduto la missione. Nell’aprile del 2023 Kyrylo Budanov, capo dei servizi militari ucraini, dichiara apertamente che i suoi uomini colpiranno la Russia “in ogni parte del mondo”. Affermazione seguita da segnalazioni sul campo, con possibili interventi di “operatori” in Sudan, al fianco dei governativi contro le milizie sostenute dalla Wagner, e in Mali, per assistere i ribelli nelle imboscate a mercenari e governativi oggi alleati del Cremlino.
A giugno di quest’anno Kiev Post aveva dedicato un ampio articolo all’impegno dell’Ucraina in favore degli insorti siriani con foto e video di raid con l’uso di droni e qualche mese dopo erano apparse indiscrezioni sull’invio di 75 “mezzi” di questo tipo. Le rivelazioni si sono mescolate alle accuse esplicite da parte dei russi sulla cooperazione tra l’opposizione e Kiev, con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov che le aveva enunciate in modo esplicito in settembre. E le indicazioni andavano sempre nella stessa direzione: un presunto accordo di Kiev con HTS nel settore di Idlib. Per contro blogger militari russi avevano ridimensionato il ruolo del nemico mentre qualche osservatore occidentale ha avanzato dubbi.
La storia, andando oltre il Washington Post, racchiude alcuni aspetti. Primo. Gli insorti hanno iniziato a usare i droni ben prima degli ucraini, così come tanti movimenti mediorientali. Secondo. Non c’è dubbio che Kiev ha acquisito una grande esperienza e può aver aiutato l’alleato del momento a migliorare un’arma rivelatisi molto efficace. Infatti, gli insorti avrebbero messo in difficoltà i lealisti con un massiccio impiego di questi sistemi contro i corazzati. Terzo. C’è un interesse propagandistico da parte del GUR a dimostrare di poter inseguire l’avversario in fronti lontani. È anche evidente la propensione dei servizi a sferrare colpi ad effetto che hanno un’incidenza relativa sull’andamento della guerra, però servono a tenere alto il morale. Quarto. L’intelligence di Kiev agisce realmente (e il Washington Post pare esserne certo) oppure alimenta le voci su un suo coinvolgimento.
È un gioco sempre rischioso come ricorda il sabotaggio al Nord Stream. Episodio per il quale sono stati accusati i russi ma successivamente sono stati chiamati in causa gli apparati ucraini che si sarebbero mossi, a seconda delle versioni, in modo autonomo oppure con il consenso della gerarchia politica affidandosi ad un commando. Anche questa ambiguità è parte dello “schema” classico della sfida tra spie.