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L'ambientalismo anti-ecologico: come l'agenda green diffonde odio verso la natura

di Riccardo Paccosi - 27/06/2024

L'ambientalismo anti-ecologico: come l'agenda green diffonde odio verso la natura

Fonte: Riccardo Paccosi

Mentre scrivo, la notizia delirante del giorno giunge dalle Olimpiadi di Parigi: la sindaca della capitale francese Anne Hidalgo, affermando di voler dimezzare le emissioni di carbonio, ha eliminato l'aria condizionata dagli alloggi degli atleti. Questi ultimi hanno annunciato di non volerne sapere e quindi, dal momento che la cosa per il momento non risulta ancora vietata, essi si porteranno da casa dispositivi di refrigerazione. La Hidalgo ha affermato di rispettare le esigenze degli atleti, ma anche di avere più a cuore "la salvezza dell'intera umanità".
E' difficile esprimere a parole il grado di disgusto che suscita l'ipocrisia d'un ceto politico che, mentre farnetica di salvezza dell'umanità, sta alacremente impegnandosi per trascinare l'Europa nel baratro di una guerra nucleare.
Eppure, per contrastare questa agenda green avente come unico scopo la dissoluzione del ceto medio e del benessere da quest'ultimo conquistato durante la fase fordista del capitalismo, occorre analizzare più in profondità.
L'analisi deve, preliminarmente, chiarire la differenza tra ambientalismo ed ecologismo.
Un docente francese di comunicazione, Guillaume Cardou, in un recente intervento sul quotidiano Libération ha ben messo a fuoco i termini della questione.
In buona sostanza, la retorica sulla difesa dell'ambiente promulgata dai vari Schwab e Von der Leyen afferisce all'ambientalismo, ovvero a un'intenzione di stabilire correttivi a quel sistema neoliberista ch'è basato sull'accumulazione del profitto. In sostanza, l'ambientalismo che la classe dominante sovranazionale ha trasformato in dottrina escatologica, si propone di mitigare gli effetti del capitalismo globale-finanziario.
L'ecologismo, al contrario, è quella costellazione teorico-politica che, ponendo il problema più generale del rapporto uomo-natura, prospetta la necessità di un differente modello di sviluppo, di un differente sistema socio-economico, alternativo a quello tecnocratico-produttivista del neoliberismo.  In sostanza, l'ecologismo si propone di operare sulle cause.
Le aporie dell'ambientalismo odierno, però, non si limitano al fatto di mettere in scena lo spettacolo d'un ceto padronale che si elegge a risolutore dei disastri da lui stesso generati; l'agenda green, cioè, non è mendace solo perché fa cosmesi politica e perché si limita a dei palliativi.
Oltre a quest'ordine di problemi, infatti, vi è anche il fatto che i sostenitori della difesa ambientale propongono uno stile di vita sempre più avvolto dalla digitalizzazione, una visione del mondo incentrata su suggestioni di palingenesi della tecnica e su misticismi transumanisti intorno all'ibridazione uomo-macchina. E' insomma singolare che a parlare di difesa della natura siano i vertici d'un sistema che propone all'uomo di rinunciare definitivamente a essa per immergersi nei vari metaversi, nel cybersex, nel culto religioso delle IA e via elencando.
C'è infine un terzo problema ovvero come stia montando, lentamente ma palesemente, una filosofia che punta a fissare negli esseri umani una relazione cognitivamente e materialmente distante dalla natura e come tale distanza venga colmata da input di paura e odio nei confronti di quest'ultima.
La retorica sull'emergenza climatica - con i tabelloni meteo colorati di rosso per accentare la sensazione di minaccia - volge a una narrazione che fa sentire l'uomo impotente, immerso entro una dimensione naturale incontrollabile, minacciosa e invivibile.
La pseudo-scienza trans-normativa del movimento Lgbt - per fare un esempio su tutt'altro tema ma comunque inerente alla costellazione ideologica oggi dominante in Occidente - afferma che non esiste correlazione alcuna tra identità di genere e sesso "assegnato alla nascita". Con tale espressione, sembra quasi si voglia alludere a un Destino o a una Natura Matrigna che abbiano soverchiato la Libertà dell'Individuo e che, dunque, impongono ora di rigettare e disconoscere la dimensione biologica.
Occorre dunque analizzare, decodificare, denunciare.
Ma soprattutto, occorre un nuovo tipo di ecologia politica che ripensi - in termini diametralmente opposti a quelli anti-classe media del World Economic Forun - il rapporto uomo-ambiente e l'urbanesimo, il rapporto fra tecnologia e società, il senso generale di questa fase storica.