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L'arma segreta della NATO

di Umberto Bianchi - 14/04/2022

L'arma segreta della NATO

Fonte: Umberto Bianchi

E’ oramai cosa risaputa, che le guerre si vincono anche a colpi di propaganda. Un
fenomeno questo, che con la massiccia diffusione delle tecnologie legate
all’informazione, ha oggi assurto a vero e proprio paradigma. Ed il caso del
conflitto in Ucraina, sta lì a dimostrarcelo. Mai come in questo frangente, i media
“embedded”, hanno saputo distorcere ed orientare tutte a favore di una certa
narrazione, le vicende legate a questo evento. Che le guerre non siano mai una
cosa, ne# bella ne# edificante, e fatto risaputo. Ma e anche vero che, la Federazione
Russa di Vladimir Putin, si e praticamente trovata costretta, nel vero senso della
parola, a procedere “manu militari” nei riguardi dell’Ucraina di Volodimyr
Zelenskij.
Il solo fatto di paventare l’ingresso dii questa nazione nella Nato, significava
porre le basi concrete, per un decisivo e micidiale accerchiamento della
Federazione Russa da parte delle forze del Patto Atlantico, a partire proprio da
un territorio, quale quello ucraino per l’appunto, che da sempre ha
rappresentato, sin dai tempi dell’invasione napoleonica e del successivo attacco
tedesco dell’ultimo conflitto mondiale, un vero e proprio comodo varco
d’ingresso per il grande paese. E gia da qui, il “mainstream” ha iniziato a
distorcere gli eventi, narrando dei vani tentativi di trattativa che, sino all’ultimo,
sar,ebbero stati esperiti dalla presidenza ucraina di Zelenskij, per giungere ad un
accordo con i “cattivacci” russi, evidentemente dimenticando l’ambivalente
atteggiamento di quest’ultimo.
Un modus operandi da piccolo giocatore delle “tre carte”, da una parte chiedendo
la trattativa, salvo rimanere, sino all’ultimo, fermo sul proposito di voler entrare
a far parte della Nato. Con la famosa “rivoluzione arancione” del 2014 e con i fatti
di Piazza Maidan, con la fine traumatica della presidenza neutralista di
Janukovic, l’Ucraina assumera una sempre maggior connotazione filo atlantista.
Non solo. Il non aver voluto riconoscere, come invece previsto dagli accordi di
Mnsk del 2014, il risultato del referendum, con cui le popolazioni russofone del
Donbass decidevano sulla propria indipendenza da Kiev e l’aver voluto, contro
costoro, scatenare una feroce guerra che ha sinora provocato tra i 14.000 ed i
18.000 morti, ce la dovrebbe dir lunga.
Ancor piu lunga, ce la dovrebbe dire il fatto che, di tale feroce conflitto in
Occidente non si e parlato, se non sporadicamente. Le solite Vestali del buonismo
e del “politically correct”, con tutta le loro coorti di buonisti d’accatto, non hanno
levato una voce per l’occasione, anzi. E questo perche#, i poteri forti del
Globalismo che, negli Usa e nella Nato hanno il proprio braccio operativo, hanno
necessita di fare dell’Ucraina la propria rampa di lancio puntata verso quella
Federazione Russa, rimasta l’ultimo ostacolo continentale all’incontrastato
dominio Usa sullo scacchiere eurasiatico. L’intervento russo in Ucraina assume,
pertanto, la valenza di un tentativo di coprire preventivamente il proprio fianco
ovest, ponendo una ulteriore distanza tra di se# e lo stato ucraino, proprio
attraverso la presenza delle repubbliche separatiste russofone.
In tal modo, si terrebbero a distanza le mire espansionistiche della Nato e si
sarebbe, nel contempo, posto fine al sin troppo lungo e destabilizzante stillicidio
bellico del Donbass. Di fronte a questo scenario, il Globalismo Atlantista
attraverso i media “embedded”, ha messo su una formidabile macchina da
guerra, consistente, non tanto nella fornitura di armamenti all’Ucraina, quanto in
un continuo e martellante “battage” pubblicitario, volto a distorcere la realta,
accusando le truppe della Federazione Russa, dei peggiori crimini contro la
popolazione civile, dando inoltre del conflitto, l’idea quantomai falsa, di un
conflitto tra un eroico governo e le sue forze armate, in lotta per difendere
l’indipendenza di una nazione, occupata da un feroce occupante.
Da notare che, contrariamente a quanto avveniva in precedenti conflitti, quasi
tutte le immagini e le dirette sono di repertorio e quasi sempre, da parte degli
ufficiali delle forze armate ucraine, viene ai giornalisti negato l’accesso alle
prime linee. Tra l’altro, le stesse immagini dell’esercito ucraino sono cosa rara,
dando invece piu risalto all’immagine di milizie spontanee, improvvisate da civili
o da combattenti stranieri. Il che ci lascia con l’idea di forze armate raffazzonate,
per lo piu composte da milizie autonome (vedi il famigerato “battaglione
Azov”...sic!) e dalla realta di pochi effettivi.
E tornando alle stragi. Che la guerra non sia una cosa bella e troppo spesso, sia
foriera di tragedie e lutti, provocati da tutte le parti in gioco, e cosa altresì
risaputa. Ma ora, bisognerebbe anche avere il coraggio di chiedersi, quale
interesse potrebbe avere la Federazione Russa, in questo momento, a deteriorare
in modo così vistoso la propria immagine. Da parte di non poche voci, si sono
levati dubbi sulla paternita o la veridicita di certe stragi. Che si tratti di missili
obsoleti, ancora in uso presso le forze armate ucraine o delle molteplici
testimonianze sul disinvolto uso, da parte delle truppe ucraine, della
popolazione civile a mo di scudi umani o dell’atroce sospetto di massacri
appositamente compiuti per addossare al nemico la responsabilita di certi fatti,
una cosa e certa.
Mai come in questo conflitto, la propaganda globalista occidentale ha mostrato
tanto perfido accanimento, nel distorcere in modo scientifico la realta dei fatti.
Tutto questo, ci lascia intendere la reale natura di questo conflitto, condotto da
un governo-fantoccio, attraverso un improvvisato e raffazzonato esercito, per lo
piu composto da mercenari stranieri, a loro volta armati e riforniti di mezzi
militari dalla Nato, la cui vera arma segreta pero, e rappresentata da una quanto
mai martellante e distorsiva propaganda mediatica. Distorcere, falsificare,
nascondere, sono i tre principi cardine su cui si muove tutta la macchina
propagandistica, alla bella faccia dei tanto osannati principi di liberta e
democrazia.
Ed in tutto questo, il non eletto governo del nostro paese, sta offrendo uno
spettacolo di vergognoso ed acritico asservimento ai diktat d’Oltreoceano. Senza
oramai alcun freno inibitorio, il non-eletto Presidente Draghi, ha deciso
unilateralmente, di inoltrare altri 500 milioni di Euro in armi all’Ucraina,
dimentico delle gravi condizioni economiche, in cui versa il nostro paese. Il tutto
arricchito dalla continua e suicida erogazione di sanzioni economiche contro
coloro, con i quali, abbiamo sempre mantenuto degli ottimi e vantaggiosi
rapporti economici. Eppure, proprio a causa delle pessime condizioni
economiche del nostro paese, l’Italia avrebbe potuto mantenere un
atteggiamento neutrale e non aderire alle sanzioni, come fatto, per esempio,
dall’Ungheria di Orban o, esempio ancor piu calzante, con gli sforamenti dei tetti
di bilancio e delle regole UE, durante l’ “emergenza” pandemica.
Inoltre, non e detto, che il nostro paese non possa mantenere una posizione di
maggiore autonomia rispetto alle scelte atlantiste. La nostra posizione geo
strategica, il nostro ruolo di co-fondatori della Comunita Europea, ma
specialmente, il nostro potenziale economico, ce lo potrebbero tranquillamente
permettere. Il tutto, non senza dimenticare che, a settant’anni e passa, dalla fine
dell’ultimo conflitto mondiale, si possa tranquillamente rimettere in discussione
l’ordine di Yalta. L’Italia non puo rimanere legata alle scelte strategiche degli Stati
Uniti, ora piu che mai, volte ad affossare le economie europee, per legarle
indissolubilmente ai propri interessi.
Al pari del Patto di varsavia, la Nato e oramai divenuto uno strumento obsoleto,
sempre piu volto a perseguire mire espansionistiche ed aggressive, il tutto a
detrimento dei suoi stessi soci. Finita l’era di Bretton Woods, e iniziata l’era di
una finanziarizzazione a tappe forzate, delle economie di mezzo mondo, il tutto
a detrimento della produzione di beni reali e del benessere dei popoli. E da qui,
appunto, che bisognerebbe ripartire; ovverosia dalla possibilita di conferire al
nostro paese quel ruolo di voce critica, in un contesto, quello occidentale
odierno, nel quale di una tale voce si sente la mancanza.