L'assalto straniero all'economia italiana
di Andrea Muratore - 27/04/2020
Fonte: Inside Over
Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è in trincea da diverse settimane per vigilare sui rischi di scalate straniere alle aziende strategiche di maggior rilevanza, alle Pmi più dinamiche e ai distretti economici decisivi per l’economia italiana, per l’export e per la tenuta di settori cruciali nella fase dell’epidemia di Covid-19 come l’agroalimentare e il biomedicale.
Nelle ultime settimane, infatti, il Copasir si è mosso per indagare su quali potessero essere i comparti economici più a rischio di infiltrazioni dopo le fibrillazioni degli ultimi tempi, prima fra tutte la tempesta finanziaria di marzo, e per vigilare sull’efficacia di norme quali il rafforzamento del golden power da parte del governo M5S-Pd.
La nuova disciplina dei poteri speciali è ora applicabile anche a possibili scalate provenienti dall’Unione europea e copre un perimetro più ampio. I poteri d’urgenza, infatti, sono ora applicabili a ambiti come l’alimentare, il finanziario, l’assicurativo e il sanitario. Settori su cui lo scrutinio del Copasir è continuo e notevole: il primo fronte è proprio quello finanziario. Il comitato guidato dal leghista Raffaele Volpi, infatti, si chiede se negli ambienti finanziari europei ci siano istituzioni che hanno intenzione di muoversi all’assalto delle banche italiane o se, all’interno o all’esterno del Paese, vi siano soggetti pronti a concedere prestiti per manovre di acquisizione di asset strategici nazionali.
A stretto giro la squadra di Volpi, in cui spicca per dinamismo il senatore Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, sentirà i vertici di vertici di Unicredit, Generali, Mediobanca, Ubi, Crédit Agricole Italia, Intesa SanPaolo e Mps, a cui potrebbe aggiungersi Deutsche Bank, nel mirino dello stesso Urso: ” è un malato con in pancia un’enorme quantità di derivati e ha una forte presenza in Italia”.
Tale scrutinio è fondamentale per vegliare sui campioni nazionali. Ma il vero problema potrebbe non essere nell’imposizione di uno scudo a colossi come Eni, Enel, Leonardo, come sottolineato dall’analista di Limes Alessandro Aresu: “non sono convinto che un’azienda francese o olandese possa veramente cercare di scalare l’Eni in modo ostile. Un’operazione ostile del genere verso l’Italia, in qualunque situazione, sarebbe una cosa enorme dal punto di vista diplomatico: una minaccia alla sovranità nazionale che nessuno nel nostro Paese dovrà mai accettare”. Ben più cogente potrebbe essere la minaccia ad altre aziende ” nella filiera dell’automotive, nell’aerospazio, nelle scienze della vita, in altri settori ad alta tecnologia di grande importanza”, e secondo Aresu “l’importanza della filiera alimentare, l’accumulazione di riserve alimentari degli Stati, la competizione su questi temi” aggiunge anche il settore agricolo al computo delle aree meritevoli di interesse.
La crisi del coronavirus accelera ma non crea questa dinamica: nel solo settore agroalimentare, ad esempio, circa 3 marchi storici su 4 sono controllati da industrie straniere, risultando sfruttati, sottolinea WineNews, “per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione”. Da Parmalat a Birra Poretti, da Galbani ad Acetum Spa, da Perugina a Sperlari, la lista è lunga: e in una fase di crisi, vedere accentuata questa tendenza sarebbe rovinoso.
Nell’Italia dei distretti, nell’Italia che, citando Carlo Cipolla,”produce all’ombra dei campanili, cose belle che piacciono al mondo” potrebbe incunearsi la minaccia principale. L’Italia dei distretti d’eccellenza è caratterizzata da imprese dinamiche, molto spesso d’eccellenza, ma caratterizzate da problemi di sotto-dimensionamento, carenza di liquidità, fragilità finanziaria. Lo shock attualmente in corso può portare a una loro destabilizzazione e Copasir e autorità esecutive non hanno mancato di considerare questa eventualità. Punte d’eccellenza come la Siare, l’azienda bolognese produttrice di ventilatori polmonari, sono state tutelate con le misure di riconversione industriale; Leonardo ha stabilito un’alleanza con Isinnova, l’azienda d’eccellenza bresciana che ha prodotto maschere e respiratori di assoluta qualità a basso costo. Ma non tutte le aziende dei distretti, dall’agroalimentare a centri d’eccellenza come la “piccola Silicon Valley” della provincia di Udine, possono aver garantiti scudi di questa portata.
Mentre le misure messe in campo dal governo non sono per ora sufficienti ad assicurare liquidità di lungo corso, gli apparati di sicurezza vigilano nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. Il Copasir, non a caso, sta proprio scrutinando l’esistenza di possibili operazioni di intelligence economica da parte di attori stranieri (tra l’origine più papabile dei sospettati: Francia, Cina, Germania, Stati Uniti) interessati ad accaparrarsi la competenza, le conoscenze e i brevetti dei distretti italiani. Nella spinta dei capitali stranieri sui distretti italiani si concentra la tendenza che, secondo i dati di Industria Italiana, ha portato nello scorso decennio l’Italia a divenire terra di conquista: “Nel decennio 2010-2019, il controvalore delle acquisizioni di industrie italiane dall’estero (40 miliardi), infatti è di gran lunga superiore alla somma delle acquisizioni di italiani all’estero (16,6 miliardi) e di italiani fra italiani (10,4 miliardi)”. E senza un’azione tempestiva i prossimi mesi potrebbero portare questo divario a incrementare ulteriormente la sua dimensione: il Copasir è attento e mira a evitare che tutto ciò accada. Lo sfruttamento degli strumenti di intelligence, sia sul fronte interno (Dis) che esterno (Aise), risulterà di importanza cruciale in tal senso.