L'epoca in cui denunciare la pedofilia è una cosa di "destra"
di Riccardo Paccosi - 30/07/2023
Fonte: Riccardo Paccosi
La stampa liberal sta sbeffeggiando Sound of Freedom, come "film ispirato alle tesi cospirazioniste di QAnon"
Sappiamo che l'attore protagonista, Jim Caviezel, è andato ospite al programma web-tv di Steve Bannon e che Donald Trump ha organizzato una proiezione a inviti nel suo golf club.
Questi fatti, uniti alle motivazioni di sostegno ricorrenti fra i supporter online, ha fatto sì che il grande successo del film - che ha superato Indiana Jones negli incassi mensili - sia certamente stato dovuto all'aura di antagonismo alle èlite woke/liberal che, a torto o a ragione, si è formata intorno a esso.
Eppure, in Sound of Freedom non si parla né di adrenocromo, né di élite alle prese con sacrifici umani. La grossa parte del lungometraggio si sviluppa in Sud America e, quindi, parla di traffico di bambini nei paesi in via di sviluppo, senza affrontare il coinvolgimento occidentale nella vicenda se non a livello di singoli utenti del web.
L'unico segnale del fatto che il film si rivolga "a destra", consta delle due affermazioni da credenti in Dio che vengono pronunciate dai due protagonisti positivi della storia (perché sì, per quanto possa risultare a me e a tanti altri un concetto da dementi e decerebrati, nella logica intrinseca alla narrazione odierna dei paesi occidentali, credere in Dio è una cosa "di destra").
D'altro canto, l'effetto che il film sta ottenendo è che il mero atto di denunciare il problema dei bambini scomparsi e resi schiavi sessuali sia una cosa "di destra". Nessun commentatore liberal sostiene questo apertamente, ma la sensazione che si trae leggendo la stampa progressista abbaiare e ragliare contro la valenza cospirazionista del film, restituisce inevitabilmente l'impressione di una sinistra negazionista sull'intero argomento. E se a questo si associano le sparse ma numerose dichiarazioni giuridiche o accademiche che - nei paesi occidentali e degli ultimi anni - hanno suggerito di identificare la pedofilia come un "orientamento", ecco che il quadro assume contorni inquietanti.
Dunque, possiamo dire sia un bene che questi nodi vengano al pettine e ben vengano film come Sound of Freedom. Esteticamente, è un buon poliziesco e niente di più ma, al contempo, è un'opera che ha saputo intercettare una diffusa reazione di massa contro l'uniformazione ideologica ed estetica dei linguaggi culturali.