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L'Erasmus obbligatorio, nuova naia per educare al mondialismo

di Diego Fusaro - 26/08/2017

L'Erasmus obbligatorio, nuova naia per educare al mondialismo

Fonte: Lettera 43

Ed ecco che ora il ministro - ministro, mi perdonerà la neolingua boldriniana! - dell'Istruzione Valeria Fedeli asserisce trionfale che occorre rendere obbligatorio l'Erasmus per tutti e anticiparlo già alle scuole superiori. Quod erat demonstrandum! Abbiamo rimosso la leva obbligatoria e abbiamo messo come nuova naia l’Erasmus, per rieducare i giovani al globalismo post nazionale.

VERSO UNA COSCIENZA INFELICE. L'obiettivo è che essi abbandonino ogni radicamento nazionale e ogni residua identità culturale e si consegnino senza coscienza infelice all’erranza planetaria, all’espatrio permanente, al moto diasporico globalizzato e alla centrifugazione post moderna delle identità. I pedagoghi del mondialismo possono così, con profitto, imporre ai giovani italiani la nuova postura cosmopolita no border.

L’Erasmus impone alle giovani generazioni lo spaesamento generalizzato, ossia l’assenza di radicamento territoriale, storico e culturale

La figura dell’Erasmus (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, “schema d’azione delle regioni europee per la mobilità degli studenti universitari”) svolge, in questo contesto, una sua specifica funzione ideologica. Tenuto a battesimo fin nel 1987, l’Erasmus è, di fatto, un progetto di educazione che impone alle generazioni più giovani la mobilità internazionalistica, l’espatrio permanente, l’erramento gaudente e lo spaesamento generalizzato (ossia l’assenza di radicamento territoriale, storico, culturale) come valori di riferimento.

STUDIO DEL TUTTO SECONDARIO. Forgia e modella l’immaginario dei giovani in senso liberal-libertario, educandoli all’abbandono di ogni radicamento e di ogni appartenenza nazionale, al divertimento senza frontiere (rispetto al quale lo studio svolge una funzione del tutto secondaria), alla narrativa no border del mondialismo e all’integrazione cosmopolita. Da una diversa prospettiva, il programma di rieducazione dell’Erasmus inocula nelle nuove generazioni l’etica del tempo della deeticizzazione, centrata sulle figure dell’erranza e dello sconfinamento, dell’espatrio e della delocalizzazione.

COME FLUSSI FINANZIARI GLOBALI. Senza esagerazioni, l’Erasmus si presenta come la riproposizione, sul versante culturale degli stili di vita delle nuove generazioni a capitalismo integrale, della nuova struttura dei flussi finanziari globali in permanente mobilità, deterritorializzati e sempre in cerca di migliori opportunità di profitto. Esso è, a rigore, un programma di rieducazione coatta alla mobilità e al mondialismo che la genera a propria immagine e somiglianza.

Lo studio all'estero promuove quella mobilità delle persone che è il derivato necessario della mobilità dei mercati del lavoro e delle pratiche della delocalizzazione

Al di là delle narrazioni edulcoranti per anime belle, l’Erasmus promuove quella mobilità delle nuove generazioni che è il derivato necessario della mobilità dei mercati del lavoro e delle pratiche della delocalizzazione. La libera circolazione delle merci produce a propria immagine e somiglianza la libera circolazione delle persone, esse stesse ridotte al rango di merci che si spostano sul piano liscio del mercato globale sul fondamento della legge fattasi planetaria della domanda e dell’offerta: con annessa possibilità, per gli architetti del globalismo, di massimizzare i processi della valorizzazione del valore, sempre a detrimento dei lavoratori e dell’ambiente, dei diritti e delle sicurezze.

ATTRATTI DALLA MOVIDA PERMANENTE. In una simile prospettiva, l’Erasmus non è altro che il volto trendy e accattivante della delocalizzazione permanente e dell’espatrio forzato a cui il Capitale condanna i popoli del pianeta. La gioventù coattivamente addestrata ai valori dell’anarco-capitalismo e all’idiosincrasia verso ogni forma di maturità e di stabilizzazione identifica la libertà ora con il diritto alla movida permanente, ora con il diritto alla mobilità e al nomadismo, ora con il diritto dei popoli ad accedere alla mondializzazione dei mercati, con l’appoggio ausiliario della Nato e con l’abbattimento imperialistico dei “tiranni” locali, ossia di tutti i governanti non piegati al Washington consensus.