L’eroe dei due virus
di Alberto Conti - 12/04/2021
Fonte: Comedonchisciotte
Bill Gates ha legato la sua prima vita all’evoluzione dell’informatica applicata alle prime generazioni di PC, lavorando sullo stesso sistema operativo, inizialmente derivato dal DOS dell’IBM. Ha poi fornito agli utenti Microsoft strumentazione e grafica che solo fino a pochi anni prima sarebbero sembrati fantascienza a questo livello d’utenza. Con la diffusione di massa del prodotto Windows, il più delle volte incluso negli stessi PC venduti dai vari produttori di hardware, sono arrivati proporzionali introiti miliardari per Microsoft, ma è arrivato poi anche un pericoloso “virus” per noi utenti, anzi diversi ceppi di virus informatici con le loro varianti, che infettavano i nostri cari PC all’atto di ricevere dall’esterno una qualsiasi informazione, apparentemente innocua, soprattutto via rete internet. Le conseguenze potevano essere drammatiche, con sintomi a volte talmente gravi da decretare la morte del PC stesso, con tutti i nostri preziosi contenuti. Ma niente panico! Miracolosamente spuntarono come funghi i produttori di antivirus, che a vari prezzi, o addirittura gratuitamente, fornivano un software da installare nel PC che avrebbe garantito la sua quasi certa immunità, a patto di aggiornarlo periodicamente, o su invito esplicito del fornitore, per mantenere l’antivirus efficace anche contro le sempre nuove varianti dei virus, che ignoti e perfidi hackers spargevano subdolamente in rete, a ondate successive e imprevedibili. Col passare dei lustri, e con la sempre più marcata fidelizzazione dell’utenza, blandita e viziata con applicazioni Microsoft-compatibili sempre più numerose, specializzate e potenti, lo stesso sistema operativo si dotava di un proprio sistema immunitario innato, con aggiornamenti automatici e gratuiti, almeno per un po’ di anni, fino a quando versioni successive del sistema operativo, destinate a macchine che nel frattempo aumentavano progressivamente la loro potenza di elaborazione, rendevano obsolete e inutilizzabili le generazioni precedenti. Ma a questo punto il nostro Bill Gates guardava già oltre il business informatico, forte dell’esperienza maturata da leader oligopolista di settore. E avendo da sempre combattuto col concorrente Apple, pensò bene di ripresentarsi al pubblico in compagnia della sua dolce metà Melinda, come accade nelle migliori fiabe, dove anche i nomi non sono semplici coincidenze.
Quindi il nostro eroe, divenuto con la maturità anche filantropo, lo si può anche considerare artefice, o più banalmente pioniere di una “umanizzazione” della macchina, nel frattempo evolutasi in altre sottospecie più piccole, tascabili e multifunzioni, ormai di uso corrente fin dall’infanzia, quasi fossero protesi obbligate per potersi inserire nella vita moderna. In questo processo però è ancora da chiarire se siano più le macchine ad avvicinarsi alla dimensione dell’uomo o se sia più l’uomo ad adeguarsi alla dimensione delle macchine, quale condizione necessaria alla sopravvivenza sociale. O peggio ancora se stia avvenendo una trasformazione antropologica che porta l’umanità stessa ad assimilarsi alle cose, al mondo degli oggetti intelligenti prodotti in grande serie, e alla logica stessa dell’intelligenza artificiale che ne accelera l’evoluzione, in un mondo sempre più densamente popolato da macchine interconnesse, complesse e sofisticate nelle loro funzioni che si impongono ai vari livelli di una nuova realtà artificiale, tranne che a livello dell’anima e più in generale della vita biologica con cui interagiscono.
La storia continua, e nella seconda parte della sua vita il nostro eroe del progresso tecnologico, rinnovatosi nel look indossando i panni del filantropo, sia pure a fini prevalentemente fiscali, si dedica a “salvare” il mondo degli umani dai virus che lo infettano, minacciandone la salute e la stessa vita, come sempre nei secoli ma anche più di prima. Infatti in questo nuovo settore merceologico, detto sanità, agli hackers dell’informatica corrispondono i ricercatori di armi biologiche, figuri altrettanto ignoti e nascosti, e forse anche altrettanto “dilettanti allo sbaraglio” rispetto ai complessi segreti di Madre Natura che intendono violare per raggiungere i loro malevoli scopi.
Curiosamente tra i soliti malpensanti aleggia il sospetto che tra produttori di virus e produttori di antivirus (informatici) vi sia un legame molto stretto, talmente stretto da farli talvolta coincidere con la stessa entità. E per analogia tale sospetto di contiguità “professionale” viene esteso anche agli scienziati del male, che inventano armi biologiche di distruzione di massa, ed ai benefattori dell’umanità, che invece inventano vaccini per salvarla. Ma questo abominio non è nemmeno lontanamente ipotizzabile dalle persone “normali”, che s’informano tramite i rassicuranti mezzi di comunicazione di massa, mantenendo il giusto equilibrio e i piedi per terra. E che diamine! Non vorremo diventare complottisti!
Qui piuttosto ci stiamo occupando di filosofia, filosofia della cosificazione, tendenza successiva al nichilismo, ma in senso ancor più distopico. Dalla distruzione dei valori umani tradizionali nasce la virtualità del mondo delle cose, che emargina l’essenza più intima dell’uomo, il suo spirito, visto ormai come accessorio sempre meno importante nella vita, al limite del tutto sacrificabile.
Basta una presunta pandemia per inaugurare l’era del terrore e placarlo col vaccino universale, mentre la tecnologia 5G apre una nuova finestra sull’orizzonte vasto dell’internet delle cose. Due fenomeni apparentemente slegati, apparentemente casuali, eppure concomitanti e complementari nel produrre una metamorfosi distopica verso il nuovo mondo, caratterizzato ovviamente da un nuovo ordine globale.
La reificazione è stata trattata da filosofi, romanzieri, sociologi ecc. a partire dal mostro sacro che per primo ha stigmatizzato le contraddizioni del capitale agli albori dell’industrializzazione. Qui si tratta di qualcosa di diverso soprattutto nel grado di pervasività totalizzante nel vivere sociale, che ne diventa il carattere distintivo, che rende la cosificazione della persona stessa un fenomeno centrale, non più trascurabile nel contesto della grande rivoluzione antropologica che si sta compiendo.
Sembrerebbe forse più insensato che azzardato il voler qui confrontare la figura di Bill Gates con quella di Giuseppe Garibaldi, eppure sono entrambi “eroi dei due mondi”, intesi rispettivamente in senso temporale e in senso geografico. Bill Gates ha cavalcato il progresso informatico e sanitario, per trascinare l’umanità da un mondo del prima ad un mondo del dopo, ma nel peggiore dei modi, da incubo.
Solo un secolo e mezzo separa i due personaggi, ma sembra un’era geologica, una lunga transizione dall’utopia alla distopia, nel segno del progresso. Eppure il progresso in generale, e quello tecnologico in particolare, hanno prevalentemente goduto di buona fama in questo lasso di tempo.
Come è stata possibile allora questa imprevedibile inversione di rotta nel tormentato viaggio dell’umanità verso il futuro?
La rivoluzione industriale, arrivata alla soglia del suo quarto stadio, ha già cambiato profondamente la quotidianità del vivere e dei rapporti sociali, e siamo solo all’inizio, il “bello” deve ancora venire.
Sarebbe quindi poco realistico e poco saggio ignorare il peso dell’impatto tecnologico nell’evoluzione umana, la sua centralità nel determinare un vero grande salto antropologico, comunque inevitabile, ma ancora aperto e possibile in entrambe le opposte direzioni, utopica e distopica, di salvezza o di estinzione. La differenza, che determina la possibilità o meno di scegliere, la farà la nostra capacità di governare il cambiamento, piuttosto che di lasciarci travolgere passivamente da esso, abbandonandoci prima alle irresistibili lusinghe della comodità e quindi alla disperazione per una fatale perdizione, come un qualsiasi Lucignolo affascinato dal Paese dei Balocchi, agognata meta di una fuga da una realtà troppo dura per uno spirito troppo debole.
L’improbabile confronto tra i due succitati personaggi reali andrebbe invece approfondito, per scoprire che all’apparente totale contrapposizione caratteriale corrispondono anche alcune affinità, come la primazia nel rappresentare i rispettivi valori epocali, vil denaro contro alti ideali, e come volontà di conformarne il mondo nuovo, in rottura più o meno dichiarata con le antiche tradizioni religiose.
Ma il senso più profondo di questo bizzarro esercizio comparativo, è nel constatare l’enorme differenziazione dei riferimenti valoriali in un così breve lasso di tempo, breve relativamente ai precedenti ritmi evolutivi della storia umana, ma densissimo rispetto all’entità della rivoluzione antropologica compiuta passando attraverso una miriade di cambiamenti successivi. Una tale radicalità nel cambiamento ultimo, pur ancora incompleto ma che già testimonia la straordinaria potenza modellatrice dei progressi tecnologici, da evidenziare la drammatica necessità e urgenza di un impegno spirituale fortissimo, di controtendenza, commisurato all’immane compito di prendere in mano una buona volta le redini di questi cambiamenti, senza più lasciare spazio a derive distopiche impersonate da personaggi estremi nella loro devianza come il nostro “eroe dei due virus”, che sono sì pur sempre rappresentativi di un epoca per come è diventata, ma non per come la vogliono le persone di buona volontà, consapevoli, mature, lungimiranti, che non si lasciano infinocchiare come bambini immaturi e indifesi, confondendo il fine con i mezzi, la buona fede con l’ipocrisia, la civiltà con la barbarie.
L’imperativo categorico è, come ripeteva sempre un altro giovane e vero eroe dei nostri tempi, restiamo umani!
La partita si gioca su questo piano, spiritualità contro cosificazione. Al momento sembrerebbe un confronto tra forze impari, tipo Davide contro Golia, anche se è più vero il contrario.
Non c’è miglior antidoto alla distopia che recuperare tempo alla cura dell’anima e all’elevazione dello spirito, anche per meglio sopportare il peso continuo della cosificazione totalizzante in cui siamo immersi da mane a sera, causa primaria delle peggiori miserie umane che si accumulano sommergendoci in questo letamaio.
L’umanità ne ha già passate tante che dovrebbe essersi naturalmente vaccinata, anche contro il possibile fallimento di questa ineludibile crescita morale, passaggio obbligato dalle circostanze e soprattutto dalla disponibilità oggettiva di strumenti tecnologici sempre più potenti, nel bene e nel male. Un progredire esponenziale, che ormai viaggia come un treno ad alta velocità col pilota automatico inserito, ma fatalmente impostato sulla rotta sbagliata, di conseguenza a scelte motivazionali antiumane. Noi passeggeri dobbiamo assolutamente imparare a governarlo questo treno impazzito, decidendo saggiamente dove indirizzarlo a fin di bene nostro e universale.