L’estate di Atlantide
di Roberto Pecchioli - 15/08/2024
Fonte: EreticaMente
L’estate del nostro scontento lascia ferite troppo profonde per poter essere rimarginate. Le cicatrici rimarranno per sempre: nel mondo invertito abbiamo visto tutto ciò che non potevamo neppure immaginare. Olimpiadi in cui la civiltà è stata fatta a brandelli da una cerimonia inaugurale folle, figlia legittima del tempo dei pazzi al potere e in cui donne-non donne vincono medaglie per manifesta superiorità endocrina mentre travestiti blasfemi sbeffeggiano l’eucaristia. Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale afferma di non saper distinguere un’atleta uomo da una donna. Poveretto.
Il presidente della repubblica in cui non ci riconosciamo premierà i vincitori di medaglie italiani (di stirpe e di cittadinanza, poiché essere italiani è un accidente burocratico) ma anche i quarti arrivati, quelli che una volta chiamavano con sarcasmo “medaglie di cartone”. Non sia mai che il vecchio allievo dei gesuiti non appaia abbastanza “inclusivo”. John Elkann, uomo forte dell’ex Fiat, ha sentenziato che quelle parigine sono state le migliori Olimpiadi della storia per civiltà (??) e – ovvio – inclusione. Se lo dicono i Superiori, è certamente falso, nel mondo a rovescio.
Chissà che ne pensa della cerimonia di chiusura, apparentemente in tono minore rispetto ai deliri dell’inizio. E invece no, giacché l’immagine iconica è, se possibile, ancora più buia: un uomo che precipita a testa in giù dal cielo verso la terra. Perché pensiamo a Lucifero, l’angelo caduto e all’inversione che rappresenta, il male al posto del bene, il vizio anziché la virtù? Il significato simbolico è sin troppo evidente per chi ha ancora occhi per vedere e neuroni per capire. L’essere umano non ascende più verso il cielo, non cerca più l’Alto, il sublime, il creatore, ma precipita in basso con voluttà. Fine ciclo: la caduta è il manifesto di un’oligarchia antiumana che trascina verso il baratro. Ce lo dicono con chiarezza assoluta. La menzogna di Elkann, globalista senza patria, prende il posto della verità per fare sì che “nessuno creda più a niente. Un popolo che non sa più distinguere tra verità e menzogna non può distinguere tra giusto e sbagliato. E un popolo del genere, privato del potere di pensare, è, senza saperlo e volerlo, completamente sottoposto alla norma. Con un popolo così puoi fare tutto quello che vuoi”. (Hannah Arendt).
Così guardiamo inebetiti e plaudenti spettacoli indegni, così crediamo quello che ci viene fatto credere. Nello stato americano del Minnesota, di cui è governatore il probabile futuro vicepresidente Usa Tim Walz, una legge finanzia gli assorbenti nelle scuole anche per “maschi non binari”. I tamponi mestruali verranno distribuiti perché “non tutte le studentesse che hanno le mestruazioni sono donne”. Se ci crediamo, peggio per noi. E se non siamo d’accordo, è “discorso di odio”. In Gran Bretagna, dopo un eccidio perpetrato da un “nuovo inglese” di origine africana, sono scoppiati gravi incidenti a sfondo etnico. Si avvera “il discorso dei fiumi di sangue” di Enoch Powell, politico conservatore in ascesa che scontò con la fine della carriera politica l’opposizione all’immigrazioni massiccia che ha stravolto l’Inghilterra. Il governo laburista sta usando il pugno di ferro contro gli inglesi, non contro le bande straniere, pardon neo-britanniche. Un gerarca europoide, Thierry Breton, sgrida Elon Musk per avere intervistato Donald Trump: evviva la loro democrazia, sia lodato il loro pensiero unico, ossia l’unico pensiero, il Corano progressista, inclusivo, “risvegliato”, liberale e libertario. Un cumulo di bugie da gettare nella discarica.
È l’estate di Atlantide, l’isola leggendaria evocata da Platone, la potenza marittima oltre le colonne d’Ercole che dopo avere fallito l’invasione di Atene, sprofondò per opera di Poseidone, dio del mare, in un terribile ” giorno e notte di disgrazia”. Chissà se nel futuro storici e filosofi si interrogheranno sulle cause della fine d’Europa, a cui assistiamo sgomenti mentre altri – le folli oligarchie e chi crede alla loro narrazione – applaudono e ballano gioiosi, convinti di avere attinto vette di civiltà. In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario (G. Orwell): siamo alla fine. Il fatto che quasi nessuno ci badi è una prova dell’irreversibilità di ciò che accade. Il suicidio non può più essere impedito.
Un aforista austriaco di fine impero (ah, la patria imperiale dall’aquila bicipite!) Karl Kraus, scrisse che “il progresso importuna la natura e dice di averla conquistata. Ha scoperto morale e macchine per portar via la natura alla natura e all’uomo, e si sente al sicuro in una costruzione del mondo tenuta insieme dall’isterismo e dai comfort. Confessiamo una buona volta a noi stessi che da quando l’umanità ha introdotto i diritti dell’uomo, si fa una vita da cani. “Da cani d’antan, s’intende, non i viziati figli sostitutivi del gregge umano euro occidentale.
In altri tempi, la fine di Atlantide ci avrebbe sgomentato. Gli stessi moti inglesi non sono che una disperata convulsione, una febbre dell’agonia. Non serviranno: non si risvegliano popoli morti. Leggiamo statistiche terribili con allegria di naufraghi: il tasso di fertilità negli Stati Uniti è sceso al minimo storico nel 2023 e la percentuale di donne tra i 25 e i 44 anni che non hanno mai partorito è in forte aumento. Avere figli non rientra tra le priorità delle ultime generazioni (ultime perché non lasceranno eredi). In Europa l’80% dei giovani adulti preferisce viaggiare o lottare per il successo professionale (76%) piuttosto che formare una famiglia. Dall’altra parte dell’oceano le preferenze non sono diverse.
La percentuale di adulti americani sotto i 50 anni che affermano che difficilmente avranno figli è aumentata di dieci punti in cinque anni, dal 37% nel 2018 al 47% nel 2023. Altissimo è il numero di coloro che affermano di non avere mai desiderato una famiglia (il matrimonio è un obiettivo solo per omosessuali?) né figli. Preferiscono la carriera, atomi solitari in competizione, nemici dell’Altro, il concorrente. Sono nomadi con trolley in giro per il mondo senza un vero scopo, giacché nel viaggio cercano non la conoscenza, la maturazione o la sorpresa, ma il “divertimento” e l’identico, tra aeroporti, centri commerciali, camere anonime, ostelli senz’anima e resort di un lusso standardizzato. Sembrano cercare l’Identico – la riproduzione seriale di ciò che già conoscono – più che scoprire i molteplici colori del mondo o sperimentare le distinte visioni della vita. Inutile: il “nostro“ modello è l’Unico. Sono come il potere li ha plasmati.
Tra i più giovani la risposta più comune su figli e famiglia è semplicemente che non li interessa. Molti sono impauriti dal cambiamento climatico, altri detestano i bambini; verità o alibi, significa sfuggire le responsabilità e non volersi impegnare se non a livello soggettivo, nel piacere o nel “successo”. La maggioranza afferma che non avere figli rende più facile permettersi le cose che desiderano, avere tempo per sé stessi, avere successo nel lavoro e condurre una vita attiva. Solo il 43% degli intervistati ritiene che costituire una famiglia abbia un valore sociale. L’esito della rivoluzione antropologica in atto è scontato: la fine della civiltà di cui siamo eredi per estinzione biologica unita – e conseguente – alla fine dei principi che la sostenevano. Nulla di nuovo: le civilizzazioni muoiono per suicidio, preceduto in genere dallo scatenamento delle pulsioni più basse e dall’egoismo più bieco. Accogliamo con sollievo la certezza della fine in questa torrida estate di scontento esistenziale. Chi non vuole sopravvivere non lo merita: è una legge di natura valida anche per le civiltà umane. Atlantide scomparve. Mito o leggenda che sia, sono innumerevoli i popoli, le visioni del mondo, gli imperi, i popoli e le razze spazzate via dalla storia. Il moto non è uniforme, ma sempre – la fisica lo insegna – accelera nelle fasi terminali. Spiace essere proprio noi i testimoni dell’esaurimento dell’unica civiltà che amiamo (amavamo, in verità) e in cui ci riconosciamo, ma assai peggiore è l’accanimento terapeutico. Lasciamo che i morti seppelliscano i morti e prendiamo atto che a ogni fine corrisponde un nuovo inizio. Che ci tocchi di vederlo o soltanto di presentirlo, i naufraghi di Atlantide hanno il dovere di tenersi in piedi e non cedere allo sconforto. Non sarà più buio di mezzanotte. Perché difendere contro vento e marea un mondo che ha rigettato la storia, se stesso, la riproduzione biologica e culturale di sé? Perché accanirsi a salvare la civiltà che ha rovesciato significati e parole, che considera positiva ogni “contaminazione” e odia se stessa con tutta l’anima? Merita tutto ciò che ha, a partire dai “diritti” che rivendica sino alle follie della Parigi olimpica, capitale rivoluzionaria dal 1789. Sta a noi, pecore nere estranee al gregge, a quelli che non ci stanno, che non credono alla narrazione ufficiale, che detestano le mirabolanti conquiste del presente, creare fuochi di resistenza per diventare i primi di domani, non gli ultimi di ieri. Le pecore bianche hanno sempre un servo pastore e un padrone del gregge. Le pecore nere pagano in contanti (pochi, maledetti e subito, diceva la mamma) desiderano essere chiamate per nome, cognome e sesso (binario) senza carriera Alias, nickname e codici a barre. Senza più patria, senza più Dio, senza padri e senza figli. Neo civiltà trans: transessuale, transumana, ma fortunatamente transitoria.
È l’estate del nostro scontento, la fase in cui il moto all’indietro e verso il basso è più veloce. Inarrestabile solo in Occidente, piccola spocchiosa frazione di umanità decadente in corsa verso il nulla. Altrove ridono di noi e si apprestano a conquistarci con l’attiva collaborazione delle pecore bianche, i buoni, i conformisti, i benpensanti non pensanti. Noi ostentiamo la bandiera dei pirati; meglio fuorilegge di queste leggi, non bestiame marchiato a fuoco dagli eredi di chi costruì un impero sulla sopraffazione, il genocidio, lo schiavismo, la legge del denaro. Nella fase terminale, torna la violenza originaria, cadono le maschere e diventano chiare le menzogne sulla democrazia, la libertà di pensiero, il diritto.
Dopo le trans Olimpiadi dell’inversione e del disprezzo della donna, l’umanità – solo una parte, alla faccia loro – precipita negli inferi secondo il copione della cerimonia di chiusura; raramente un’espressione fu più appropriata. Le pecore nere resistono. Perderanno lorsignori per consunzione; si può ingannare qualcuno per sempre e tutti per un po’, ma non si può mentire a tutti per sempre. Dopo l’incendio, ai piromani succederanno i pompieri e poi i ricostruttori di Atlantide. Serviranno, eccome, le pecore nere.