Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L’Europa neocon del riarmo

L’Europa neocon del riarmo

di Luigi Tedeschi - 16/03/2025

L’Europa neocon del riarmo

Fonte: Italicum

Siamo certi che l’Europa non esiste? Esiste paradossalmente, in quanto atlantica, occidentale e in contrasto con l’America di Trump, che è americano, ma non occidentale. Trump ha infatti rivoluzionato il ruolo geopolitico dell’America unilateralista e globalista nel mondo dei neocon.
L’Europa si è sempre allineata alle strategie espansionistiche della Nato. L’ordoliberismo ha rappresentato la versione europea del sistema economico neoliberista imposto dagli USA su scala globale. Si è resa subalterna alla cultura liberal americana, con l’assimilazione della ideologia woke e si è schierata con gli USA di Biden nella guerra russo – ucraina, condividendone la legittimazione ideologica russofobica, quale conflitto delle democrazie occidentali contro le autocrazie orientali di Russia e Cina. In realtà, se gli USA, con la rottura dei legami economici ed energetici tra la Russia e l’Europa e la fine della potenza economica tedesca, hanno parzialmente raggiunto i loro obiettivi strategici, per l’Europa la scelta di campo filo atlantica si è rivelata un suicidio.
Oggi, nella prospettiva di una mediazione tra Trump e Putin che ponga fine al conflitto, la UE vuole la continuazione di una guerra già perduta a fianco dell’Ucraina, manifestando sorprendentemente velleità indipendentiste e ostili alla potenza egemone americana.
Ma la realtà è ben diversa. I leaders europei si dichiarano, con le loro esternazioni autonomiste, subalterni all’egemonia dell’America dei neocon, rappresentata dai democratici, recentemente sconfitta da Trump, ma tuttora in grado di esercitare il suo potere sulle classi dirigenti della UE.
Persistono pertanto e addirittura si rafforzano i legami tra la UE e i neocon, che si identificano con il Deep State americano della burocrazia, delle agenzie di sicurezza, del Pentagono, del dipartimento di stato. Poteri profondamente radicati negli USA e ramificati da sempre in una Europa, su cui la loro influenza dominate permane. Si configura quindi un situazione apparentemente paradossale in cui i neocon, estromessi dal governo degli USA, estendono con i loro apparati il loro potere sull’Europa, che si dichiara ostile a Trump, ma nello stesso tempo, rafforza la sua dipendenza all’America dei neocon.
La UE infatti, altro non è se non la espressione politica della presenza militare della Nato in Europa. La UE si rivela quindi integrata nelle conflittualità in atto nella politica interna americana. La contrapposizione tra liberal e conservatori (democratici e repubblicani), si riproduce in Europa nel conflitto tra forze progressiste e sovraniste, quali supporter politici ed ideologici dell’egemone americano, inquadrati nelle due opposte fazioni di destra e sinistra. L’influenza del potere dei neocon sulla UE, ha del resto la sua ragion d’essere nelle strategie di colonizzazione economica e finanziaria dell’Europa messe in atto dai fondi di investimento americani, che, quali holding finanziarie dalle ramificazioni globali, non si riconoscono nella “Fortezza America” di Trump.
In tale ottica, va dunque interpretato il piano di riarmo dell’Europa recentemente varato dalla Von der Leyen. Riarmo peraltro concepito per rafforzare la presenza europea nella Nato, a seguito venir meno del sostegno americano. Per il piano ReArm Europe si è fatto ricorso alla legislazione di emergenza prevista dall’articolo 122 del trattato di funzionamento dell’Unione europea, con l’esclusione del voto parlamentare. Emergenza scaturita dalla millantata minaccia mediatica di una invasione russa dell’Europa. Europa che, avendo esportato la propria democrazia, non ne dispone più al suo interno. Il caso della Romania insegna.
Il piano ReArm Europe (esclusa ogni ipotesi di debito comune europeo), prevede finanziamenti per l’ammontare di 800 miliardi per spese militari, di cui solo 150 miliardi sono costituiti da prestiti della UE, mentre i restanti 650 dovranno esser reperiti dagli stati con l’aumento del debito pubblico, con l’esclusione dell’indebitamento per la difesa dai parametri del Patto di stabilità. Le regole europee furono sospese per l’emergenza COVID, ma non è previsto per il riarmo l’acquisto del debito da parte della BCE. Occorre concludere quindi che l’aumento del debito e l’ulteriore spesa per interessi graverà sui cittadini.
La BCE ha ridotto il tasso di interesse al 2,5%, al fine di incentivare le banche al finanziamento degli investimenti nel settore della difesa. Ma si pone adesso il problema dell’assorbimento del debito degli stati. I mercati si dimostrano scettici riguardo a tali investimenti. Non a caso, all’annuncio del piano ReArm Europe, i rendimenti dei titoli di stato tedeschi si siano innalzati di 20 punti base. Evidentemente gli investitori manifestano la loro preoccupazione per l’aumento del debito pubblico degli stati, in una fase di crescita evanescente, se non di recessione dell’economia europea.
Questo abnorme incremento del debito per il riarmo precluderà ogni altra possibilità di indebitamento per gli stati (specie per l’Italia), per sostenere gli investimenti pubblici e la spesa sociale. Con il ReArm Europe verranno quindi sottratte ulteriori risorse alla sanità, alla previdenza pubblica, all’istruzione, alla ricerca. Gli stati, non essendo in grado di fare debito per il welfare, saranno costretti ad aumentare la pressione fiscale e ad effettuare ulteriori tagli alla spesa pubblica. Si paventa una nuova austerity, tipica dell’economia di guerra. Si accentuerà quindi la privatizzazione di sanità e previdenza a beneficio del settore delle assicurazioni private monopolizzato dai fondi di investimento, con conseguente estensione della finanziarizzazione dell’economia e del welfare europeo.
Si profilano inoltre in Germania (ma anche in Italia, data la stretta integrazione dell’economia italiana nella catena di valore tedesca), programmi di riconversione del settore dell’automotive nell’industria degli armamenti, che peraltro, ha una ricaduta minima per quanto concerne la creazione di domanda aggregata. La riconversione richiede tempi lunghi e pertanto si dovrà fare ricorso all’importazione di armamenti americani, che costituiscono attualmente il 65% del materiale bellico degli stati europei. Si rileva infine che occorrerà almeno un ventennio all’Europa per essere in grado di opporre alla Russia una adeguata deterrenza militare.
In assenza di crescita, potrebbero manifestarsi gravi rischi riguardo alla tenuta degli equilibri finanziari degli stati, che in tal caso sarebbero costretti a contrarre ulteriore indebitamento nei confronti dei fondi di investimento americani. Il ReArm Europe renderà l’Europa facile preda del capitalismo finanziario di oltreoceano.
La esasperata retorica bellicista, diffusa ossessivamente dai media e rafforzata dalla mobilitazione delle piazze, tesa a suscitare allarmi collettivi dinanzi allo spettro di fantomatiche minacce di invasione russa, deve essere inquadrata nel contesto della evoluzione del capitalismo finanziario. Quest’ultimo, onde prevenire l’implosione di nuove bolle finanziarie, come quella dei mutui surprime del 2008, alimenta artificialmente la propria sopravvivenza creando sempre nuove virtuali emergenze. Gli indici record dei mercati finanziari degli ultimi anni sono scaturiti da rinnovati stati di emergenza a tal fine suscitati mediaticamente. Alla emergenza sanitaria della pandemia, ha fatto seguito quella climatica, così come ora sorge quella bellica che impone il riarmo. Occorre quindi dirottare i capitali in fuga da altri settori (quali quelli del green e dell’ hi-tech la cui bolla finanziaria è in procinto di esplodere), verso gli investimenti nei titoli delle holding degli armamenti. Il ReArm Europe peraltro, genererà ulteriore inflazione con nuove crisi nei mercati energetici, con l’incremento dei costi delle materie prime, su cui si innesteranno nuove manovre speculative.
Occorreva dunque creare un nuovo nemico assoluto identificato questa volta in Putin, onde effettuare una riconversione bellica del capitalismo finanziario. Del resto, le guerre si sono rivelate da sempre una provvidenziale fonte di sopravvivenza per il sistema capitalista. Con la seconda guerra mondiale infatti gli USA superarono la crisi del ’29. Ci si chiede però con quali truppe potrà l’Europa riarmarsi, data l’indisponibilità conclamata dei popoli europei ad affrontare conflitti bellici. Così come avvenne per la creazione degli eserciti coloniali dei secoli scorsi, si farà ricorso all’arruolamento delle masse disperate dell’immigrazione clandestina oltre che al reperimento di mercenari nelle carceri, con il condono delle pene detentive. La Meloni ha dichiarato che l’Italia necessita di nuovi arruolamenti per 40.000 unità. Con il riarmo si potrebbero risolvere quindi i problemi dell’immigrazione clandestina e del sovraffollamento delle carceri.
Le prospettive di riarmo europeo hanno prodotto profonde fratture trasversali tra i popoli e nel contesto politico ufficiale. Non c’è da stupirsi del fatto che le oligarchie europee mirino ad esorcizzare i propri fallimenti con la creazione di sempre nuove emergenze. Al di là della obsoleta dicotomia destra / sinistra, si delineano schieramenti trasversali sul riarmo europeo che, in una fase di crisi economica strutturale, quale quella in cui versa l’Europa, potrebbero condurre alla dissoluzione sia degli equilibri interni degli stati, che a fratture insanabili tra gli stati membri, tali da erodere progressivamente l’unità della UE.
Solo dalla destabilizzazione della gabbia europea e atlantica potrebbero sorgere nuove speranze per una nuova Europa.