L'illusione sionista
di Enrico Tomaselli - 29/09/2024
Fonte: Enrico Tomaselli
La mattanza in corso in Libano, che segue quella nella Striscia di Gaza, è palesemente destinata a seguire lo stesso corso: decine di migliaia di civili uccisi e feriti, distruzioni immani, ma senza poter raggiungere la vittoria. Da questo punto di vista, l'assassinio di Hassan Nasrallah è assolutamente simbolico. Nasrallah, infatti, assunse la guida di Hezbollah dopo che Israele aveva assassinato il suo predecessore, Seyyed Abbas Moussawi; ed anche allora, le bande s!on!ste alla guida dello stato terrorista avevano proclamato la fine dei loro incubi. Il risultato fu invece un trentennio di eccezionale leadership politica e militare, che hanno portato alla vittoria nella guerra del 2006, alla crescita poderosa del movimento (oggi partito di maggioranza relativa nel parlamento libanese, e forza di governo), al contributo alla nascita dell'Asse della Resistenza. L'uccisione di Nasrallah, quindi, non porterà alcun concreto beneficio allo stato terrorista, ma sta invece contribuendo a far venire alla luce, ancor di più, quali sono le linee di frattura del fronte mondiale. Nasrallah, un leader politico amato e rispettato in molti paesi del mondo, ha dal suo punto di vista coronato la sua vita raggiungendo il martirio; nella sua fede, è la fine degna di una vita vissuta combattendo. Dall'altra parte, i terroristi israeliani ed i loro complici (al 101%) amerikani, che oggi definiscono l'assassinio "un atto di giustizia". Ed è un bene, che mostrino sempre più spudoratamente il loro vero volto. Che contribuiscano a rendere sempre più chiaro chi sta da una parte e chi dall'altra. Comunque vadano le cose, il Medio Oriente non sarà mai più lo stesso, e soprattutto non sarà mai più un pezzo di mondo in cui gli Stati Uniti fanno il bello ed il cattivo tempo. Sarà, molto probabilmente, il primo posto da cui i ragazzi americani cominceranno a tornare a casa nei sacchi neri.
E non diversa fine faranno, molto prima, tanti giovani con la stella di davide.
Nel loro delirio messianico, misto ad una follia razzista e suprematista al cui confronto quella naz!sta è quasi uno scherzo, hanno voluto aprire le porte dell'inferno, illudendosi che possa inghiottire soltanto i loro nemici. Ma la ferocia non è mai dimostrazione di forza, anche se in un primo momento può apparire tale; al contrario, e mai come in questo caso, è manifestazione di debolezza e disperazione.
Quella che si era rilanciata il 7 ottobre 2023 era una battaglia esistenziale per i palestinesi, che si sarebbe potuta evitare se i s!on!sti non fossero quello che sono: terroristi, ladri di terra, razzisti. Ma ora non è più così, ora la battaglia è diventata esistenziale per Israele stessa, e non ha nessuna possibilità di vincerla.
È un piccolo pezzo di terra, abitato da pochi milioni di fanatici (molti dei quali hanno già preferito fuggire all'estero), circondato da centinaia di milioni di arabi e musulmani, che ben hanno a mente cos'è stato, per quasi ottant'anni, Israele.
Come sa qualsiasi mediocre giocatore di poker, quando continui a rilanciare senza fine, prima o poi arrivi ad un punto in cui non puoi che mettere in gioco te stesso. Con l'assassinio di Nasrallah Israele si è spinto quasi al limite. Oltre, c'è solo il ricorso alle armi nucleari. Un passo che, oltre ad assicurare la maledizione eterna da parte dell'intera umanità, è l'anticamera di un gigantesco bagno di sangue che inghiottirà l'intero popolo di Israele.