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L’Impero mondiale dell’Intelligenza Artificiale

di Marcello Veneziani - 01/02/2025

L’Impero mondiale dell’Intelligenza Artificiale

Fonte: Marcello Veneziani

Chi controllerà l’Intelligenza Artificiale dominerà il mondo. È questa la convinzione che ci accompagna sempre di più, giorno dopo giorno, e su cui tutti sembrano concordare, chi con fatalismo, chi con angoscia, chi con euforia. Ma una volta enunciato il quadro di partenza, poi ci perdiamo nelle strade seguenti.

Ad ogni angolo ci assale un’insidia, e uno sciame di dubbi. La prima domanda è: sarà un solo Potere, alla fine, che controllerà il mondo tramite l’Intelligenza Artificiale, o saranno più soggetti concorrenti, convergenti o antagonisti con una guerra finale tra Titani? Sarà un soggetto pubblico o privato, uno Stato o un’azienda tecnologica, nelle mani di un magnate? Saranno politici o tecnocrati oppure la loro alleanza, e chi dei due eserciterà l’egemonia? Sarà possibile sotto un Giga Impero Mondiale preservare autonomie locali, zone franche, ambiti di libertà? Sarà una guerra incruenta per il controllo dell’Intelligenza Artificiale, una competizione commerciale e tecnologica o ci saranno anche funeste implicazioni sui popoli? Sarà uno scontro tra America e Cina o interverranno altri soggetti tecnologicamente rilevanti come l’India, e poi la Corea, la Russia? Ma sarà uno scontro tra due Stati imperiali o tra due Sovra-stati tecno-privati, come quella che si profila ora tra DeepSeek e OpenAi (più Meta, e altri soggetti)? E infine, domanda delle domande: ma siamo sicuri che qualcuno effettivamente controllerà l’Intelligenza Artificiale, o alla fine sarà l’Intelligenza Artificiale a dominare su tutti, a espandersi per conto suo, incontrollata, scrollandosi di ogni potere umano? Lungo ma inevitabile sciame di domande, ma le giuste domande sono necessarie premesse per comprendere ciò che sta succedendo.

Viviamo tutti, se consapevoli, un triplice disagio: la percezione che la materia sopravanzi i suoi confini, i suoi attori, i suoi stessi fabbricatori, esondi dai nostri poteri e dalle nostre facoltà e cancelli il nostro mondo; che gli esiti di questa espansione siano imprevedibili e incontrollabili anche per via della rapidità con cui avvengono e che supera la nostra capacità di comprendere e metabolizzare i suoi effetti; e infine che vi sia un’incapacità non solo intellettuale e psicologica, ma anche etica, culturale e vorrei dire perfino metafisica, per riconoscere e stabilire confini alla sua avanzata: quando è bene, quando è male, fino a che punto è utile, da che punto è nociva. Rischiamo la resa preventiva al processo in corso, perché è troppo rapido, ripido, virale. Viviamo la pandemia dell’Intelligenza Artificiale, una specie di marasma e di panico, seppur dissimulato e a volte dimenticato.

I riflessi sono giganteschi e in ogni versante: militare, finanziario, politico, sociale, umano. Ma c’è anche un poderoso effetto sulle menti che viene definito psyop, operazione psicologica che influenza nel profondo.

Abbiamo maturato la convinzione che uno stato totalitario, come quello cinese sia più in grado di controllare la sua crescita rispetto a uno stato democratico; unità di comando, rapidità di decisioni, maggiore controllo dei processi. Anche se a volte, perfino in Cina, la guerra tecnologica sembra sfuggire alla direzione politica dei governi: pensate ai conflitti tra il DeepSeek, e l’azienda cinese Ali Baba, che fanno emergere segni di contraddizione nel capital-comunismo cinese tra la forza autarchica del capitale e la forza autocratica del regime.

L’America di Trump sembra più attenta e tempestiva in tema di Intelligenza Artificiale rispetto ai tempi di Biden, quando sembrava appannata (un po’ come la sua intelligenza personale). Ma anche qui è difficile dire fino a che punto sarà lo Stato a controllare gli oligarchi del web e da che punto saranno loro a pilotare lo Stato; e se ci sarà un conflitto tra gli stessi gruppi tecnologici, come quella tensione che si profila tra Musk e i suoi titanici concorrenti. Sarebbe pericoloso lasciare la tecnologia al liberismo: occorre invece più vigilanza, non si può lasciare l’IA a briglia sciolta.

Patetico il sonno dell’Europa, un sonno di bambini, di vecchi e di dementi, comunque impotenti a governare l’IA, già al suo interno; figuriamoci per fronteggiare le insidie all’esterno. Col rischio aggiuntivo che in funzione antitrumpiana, l’Europa possa diventare il cavallo di Troia cinese in Occidente. Qualcuno ci sta lavorando.

Sarà possibile difendere la pluralità dei mondi, le differenze dei popoli, davanti alla potente avanzata della tecnologia che tende a unificare il pianeta e cancellare ogni differenza? Sarà possibile solo se ci sarà un potere sovrastante sull’IA, che sia a sua volta intelligente e in grado di stabilire norme, confini, direzioni di sviluppo e divieti, guidando il processo senza esserne sopraffatto. Si tratta, insomma, di orientare l’intelligenza artificiale generativa, finora l’insidia più pericolosa per l’umanità, seppur foriera di tanti benefici. Ma per governare gli effetti dell’IA occorrerà che la volontà di potenza tecnologica ed economica sia subordinata alla decisione politica, al bene pubblico e sociale, alla cultura e alla natura umana. È interessante anche capire nella competizione tra tecnologia cinese e tecnologia americana quanto vi sia di plagio, di spionaggio e dunque di furto di conoscenza, eufemisticamente definito “distillazione”; e quanto invece resti frutto di originalità e creatività diverse, tra la forma mentis occidentale e quella orientale, coi loro percorsi differenti. La mente di un cinese o di un indiano non è quella di un europeo o di un americano.

La tecno-angoscia che coglie le persone, almeno le più consapevoli, riguarda non solo la dittatura nel nome dell’IA ma anche la capacità di modificare i processi, le menti e gli assetti in modo sconvolgente, con una secca sconfitta dell’umano e del reale e un trionfo dell’automatismo e del virtuale. Per fronteggiare la sua avanzata ci vuole più sovranità politica, più consapevolezza culturale, più intelligenza umana, più humanitas, più visione e pensiero del destino.

Il tema ultimo che si intravede sullo sfondo è sull’essenza dell’Intelligenza Artificiale, non solo se sostituirà l’umano o ne espanderà le facoltà ma anche il quesito: l’IA sostituirà l’umano o sostituirà il divino, diventerà il dio onnipotente al posto del Dio noto e ignoto che viene dalla storia dell’umanità? Azzardiamo una previsione: se non viene governata col sapere e col potere, l’Intelligenza Artificiale prima renderà obsoleto l’umano e poi lo sostituirà; e dopo aver sostituito l’umano e il suo mondo reale sostituirà il divino, e dissiperà il mistero, il senso, il destino dell’essere. La fine dell’umano coincide con la fine del divino. La tecnologia si farà teologia.

A quel punto, ci azzardiamo a pensare, avverrà qualcosa d’imprevisto che sorgerà dal fondo imperscrutabile del mistero, e ricondurrà all’ordine di un’Intelligenza Soprannaturale. Ecco la sfiducia fino alle cose penultime, la fiducia nelle cose ultime. Ma nell’attesa non si può restare con le mani in mano.