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L’Italia non è più un paese sovrano

di Alessio Mannino - 28/05/2018

L’Italia non è più un paese sovrano

Fonte: L'intellettuale dissidente

Piacerebbe che gli alfieri e i mistici della Costituzione, che al tempo stesso non siano obnubilati dal pregiudizio fazioso contro M5S e Lega, venissero a spiegarci come la mettono ora. Ora che il loro sacro Pezzo di Carta viene usato come randello di parte, gettato fra le ruote di un governo legittimamente e regolarmente votato.

All’articolo 1 è scritto che “la sovranità appartiene al popolo”, vero. E difatti, politicamente, basterebbe questo, a zittire gli zeloti del costituzionalismo ultra-formale come l’emerito presidente della Consulta Ugo De Siervo che ha brandito altri due articoli, uno della intoccabile Prima Parte, l’11, e uno molto più in là nel testo, il 117, per invocare una superiorità (sic) delle leggi Ue sulla nostro Legge Fondamentale («affermano che il nostro Paese rinuncia ad una parte della sua sovranità nazionale per far parte di organismi sovranazionali che tutelano la pace. Noi forse non ci rendiamo più conto, ma l’Europa ha conosciuto grandi guerre, entrare in una logica nazionalista è pericolosissimo», La Repubblica, 25 maggio).

In soldoni, siccome tot anni fa abbiamo aderito a questa Europa sulla base di trattati, cioè di patti con altri Stati sovrani, dovremmo rimanerci dentro in saecula saeculorum, per l’eternità. Altrimenti, poveri noi, scatterebbero in automatico guerre medievali da cui solo l’idolo del nostro tempo, la Moneta Unica con la maiuscola, ci preserva grazie alla magica bontà di incatenare le economie ad un tasso di cambio originariamente fondato sulla supremazia tedesca. Giusto per essere chiari, le cose stanno invece come ha ottimamente scritto un imprenditore che pensa, Ernesto Preatoni: «possibile che la Germania possa continuare a macinare surplus con una valuta che ha un valore metà di quello che dovrebbe avere mentre ad Atene la gente muore di fame? E’ questa l’Unione immaginata dai padri fondatori? Perché stupirsi se qualcuno, come gli elettori italiani, sceglie i barbari che conosce rispetto a quelli che non conosce perché calano parlando tedesco e francese?» (Libero, 19 maggio).

Dato all’Unione Anti-Europea quel che le è dovuto, passiamo alla Costituzionissima. Il famoso articolo 1 si completa specificando che la sovranità popolare “si esercita nelle forme e nei limiti” della Carta. Come avevo scritto – scusate l’autocitazione – nel libro “Contro la Costituzione” (Edizioni Circolo Proudhon, 2017), la sostanza politica giustissima delle prime parole si trova poi disapplicata e disattivata, grazie alle seconde, nel corpus degli altri 137 articoli, e innanzitutto a partire dall’undicesimo, che usando il grimaldello della “pace e giustizia fra nazioni” consente di firmare accordi-capestro che ingabbiano l’Italia in marchingegni continentali (Ue) o semi-globali (Nato) finendo con svuotare l’autodeterminazione del popolo.

Un popolo, quello italiano, che perciò viene ad essere solo teoricamente sovrano, in realtà suddito di altri Stati: quelli più forti, che hanno saputo costruire architetture di potenza per far valere la propria (Germania in primis sul piano finanziario, e gli Usa per ciò che riguarda il piano militare e atlantico). Gli articoli 81 col cosiddetto pareggio di bilancio e il 117 coi vincoli comunitari hanno fatto il resto, colonizzando i nostri conti e di fatto sequestrando il nostro fisco. Uno Stato che non può più battere liberamente moneta e che non ha un esercito strategicamente indipendente cos’è, inevitabilmente, se non una colonia?

Son cose risapute, ma il fatto nuovo è che che ora sono rivendicate e addirittura teorizzate come filosofia e religione ufficiale. Ne discende l’inaudita scelta del signor Sergio Mattarella di bocciare la soluzione governativa di una maggioranza parlamentare legittima: il mostro ha calato la maschera, e ora la esibisce in tutta la sua falsa coscienza. Il presidente della nostra Repubblica, secondo la teoria costituzionaleggiante, non deve più tutelare i nostri cittadini, ma i «risparmiatori». Leggi: la finanza internazionale, non certo ad esempio gli ex soci e clienti delle banche decotte che hanno visto andare in fumo i loro soldi. Finanza che nella Ue e nel suo braccio armato Bce trova il suo puntello e bastione. Il Capo del nostro Stato si fa esplicitamente garante non del volere dei cittadini elettori, ma di un’entità che nella Carta non viene mai menzionata: i “mercati”. Ergo, Mattarella non rappresenta più noi Italiani, ma interessi extra-italiani.

Dice: l’articolo 92 (“Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”) è stato violato, dunque la Costituzione è tradita. Ma se una Costituzione non vale più, poiché chi dovrebbe essere deputato a difenderla e farla rispettare è il primo a non difenderla e a non rispettarla, quella Costituzione si rivela quella che è: inutile e dannosa. Come tutte le illusioni.

Ma da ieri sera ogni illusione è caduta. Non solo non siamo un popolo libero e sovrano – e non lo siamo da mo’ – ma ci viene imposto che non dobbiamo nemmeno più esserlo, e neanche pensarlo. E guai, scomunica, anatema a chi osi voler anche solo ipotizzare di rendere sostanziali quelle primissime parole dell’articolo 1, fra le poche da salvare di una Costituzione che non ci salva, non ci ha salvato e non ci salverà mai dall’esproprio organizzato di sovranità. Cioè di libertà.

Siamo sotto il giogo di un sistema liberticida, e basta voler inserire nella squadra dei ministri una personalità non allineata al dogma eurocratico, il non certo sovversivo e in verità poco entusiasmante Savona, per far sguinzagliare i cani e usarne la testa come scusa (anche dal signor Salvini, non facciamo gli ingenui) per far saltare il banco.

E poi ci vengono a parlare di popolo sovrano, i formalisti della Carta. Sì: Carta straccia. Ma rallegratevi, brava gente: ora che anche il più sprovveduto cittadino del Paese di Candide ha capito che il suo voto è vuoto, la democrazia è l’involucro che legittima la denarocrazia e lui è solo un suddito, aperti finalmente gli occhi e risvegliatosi dal sonno della ragione, può alzare la testa. Deve alzare la testa. Non ci sono più alibi. Per nessuno. Bisogna solo intendersi sul come  incipit tragoedia, o comoedia (all’italiana)? Siamo all’abbrivio di una nuova epoca di liberazione che abbatte i tabù (a cominciare dall’intoccabilità del talmud quarantottesco: cambiamola dalle fondamenta, cristo, ‘sta Costituzione), coi relativi prezzi da pagare in termini anche molto concreti e personali? Oppure l’occasione verrà sprecata, vivacchiando nell’ordinario nonostante si viva un momento straordinario? Tragedia o farsa, serietà o grottesco: sta a noi decidere. Facciamoci valere, uomini liberi!