L’occidente “buono” vede solo il terrorismo altrui
di Elena Basile - 04/10/2024
Fonte: Elena Basile
Dopo aver seguito con sempre maggiore sgomento il recente dibattito pubblico, cercherei di ritornare alla razionalità. Il terrorismo ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella Storia e ogni volta che è stato funzionale ai vincitori è stato celebrato come eroico. L’esempio forse più familiare per gli italiani è costituito dai sussidiari di scuola elementare, che insegnano ai bambini l’orgoglio per i martiri del Risorgimento, in molti casi “terroristi” in grado di difendere la liberazione dell’Italia dal nemico occupante anche con attentati. La storia della nascita dello Stato di Israele include anche le attività terroristiche dei gruppi Irgun e Stern realizzate contro i britannici e gli arabi. L’Olp nasce come organizzazione terroristica, che poi viene tuttavia accettata da molti Stati europei, e in particolare dall’Italia, come interlocutore legittimo. Questa posizione facilita il percorso virtuoso dell’organizzazione. Arafat diventa in questo modo artefice insieme agli israeliani e agli americani del processo di pace di Oslo.
Le attività terroristiche nascono e si alimentano in situazioni in cui non è possibile, per un popolo e per le associazioni che lo rappresentano, fare politica. Sono tipiche della lotta di resistenza contro una potenza occupante, oppure di situazioni in cui c’è una asimmetria di forze militari e di sostegni politici.
Secondo il diritto dell’Onu, Hamas non è una organizzazione terroristica quando combatte la potenza occupante, Israele, e colpisce i militari israeliani. Le sue attività sono terroristiche quando ha come bersaglio i civili (la strage del 7 ottobre, per esempio). L’Ucraina, nelle fasi più recenti e disperate del conflitto, ha condotto attività terroristiche contro civili russi. Esiste poi un terrorismo di Stato, di cui Israele è oggi un emblema, rappresentato dai bombardamenti su civili inermi come a Gaza e più recentemente in Libano, che non possono essere giustificati dall’esigenza di decapitare in Stati sovrani o in regioni occupate la leadership nemica, definita terrorista. Hezbollah nasce nel 1982 grazie all’invasione del Libano da parte di Israele (definita da Wikipedia “scoppio del conflitto israelo-libanese”): è una organizzazione sciita e paramilitare che si distingue per atti di resistenza contro l’invasore. Nel 1997 viene definita terroristica da Israele e dagli Stati Uniti. L’Europa resiste e soltanto nel 2005, dietro innumerevoli pressioni americane, afferma che l’ala paramilitare di Hezbollah conduce attività terroristiche. Le Nazioni Unite non la considerano un’organizzazione terroristica. Hezbollah è divenuta un partito di governo in Libano, nel 2018 ha conquistato alle elezioni 12 seggi ed è riconosciuta da molti libanesi cristiani come un interlocutore politico, con radici nella società civile libanese, dove finanzia scuole, ospedali e servizi ed è in grado di sostituirsi alle carenze statali nel Sud del Libano, nella periferia di Beirut e nella valle della Beqa. Terroristici sono i suoi attacchi ai civili israeliani in Galilea. Se usciamo dal formalismo giuridico, non credo sia difficile comprendere che in mancanza di un’organizzazione sovranazionale imparziale e neutrale, estranea ai torbidi interessi e conflitti umani, le definizioni di “terrorismo” sono determinate dal potere e dalle sue alleanze. I due pesi e due misure occidentali vengono ridicolizzati dal resto del mondo. Basti pensare che Netanyahu ha parlato in un Congresso americano gremito e plaudente, mentre è rimasto quasi solo nel suo monologo delirante all’Onu. La Cia e la politica statunitense, con tutta l’Europa al seguito, hanno utilizzato il terrorismo della Jihad e dell’Isis a fini politici. Queste affermazioni sono ampiamente documentabili. E sono oggetto di dichiarazioni pubbliche della stessa Hillary Clinton, mito democratico intramontabile dei progressisti statunitensi ed europei.
Lo spazio politico-mediatico europeo, con rarissime eccezioni, si è unito a Israele, con lo sterminio ancora in corso a Gaza, per celebrare l’assassinio di Nasrallah e degli altri leader Hezbollah. È terribile osservare le classi dirigenti disumanizzare il nemico, deridere la morte che dovrebbe conservare una sua sacralità, dimenticare cultura e storia e ritornare ai miti di una nostra civiltà superiore rispetto alle altre, cari ai crociati, agli schiavisti, ai colonizzatori, ai nazisti. I capi di Hezbollah avrebbero potuto salvare la pelle: bastava non difendere i martiri di Gaza, non reagire. Nasrallah non ha fatto come Kamala Harris. Non ha sparso come lei qualche lacrima ipocrita per i morti a Gaza, senza nulla fare in concreto per difenderli. Mi piacerebbe che le coscienze imperturbabili dei democristiani, dei falsi liberali e dei falsi socialisti si scuotessero. C’è più moralità nella posizione di un partito considerato terrorista che in quella del democratico Occidente.