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L'occidente e la questione ucraina

di Fabio Falchi - 09/03/2022

L'occidente e la questione ucraina

Fonte: Fabio Falchi

La Russia è un Paese di oltre 17 milioni di chilometri quadrati (quasi 60 volte l’Italia!), autosufficiente sotto il profilo energetico e alimentare (l’esportazione di prodotti agricoli garantisce alla Russia introiti paragonabili a quelli che Mosca ottiene dall’esportazione del gas) e ricchissimo di materie prime strategiche (tra cui nichel, bauxite, cobalto e palladio). Le riserve del Paese sono soprattutto in oro e yuan (la Russia è ricca sia di oro che di platino) e il debito pubblico russo è inferiore al 20% del Pil. Inoltre, l’industria della difesa è all’avanguardia e le forze strategiche russe dispongono di circa 6.000 testate nucleari.
Pertanto, è lecito ritenere che le sanzioni – che non sono neppure riuscite mettere in ginocchio la piccola Cuba - oltre ad essere a doppio taglio (perché possono ferire l’Europa ancor più della Russia) ben difficilmente potranno mettere in ginocchio un Paese come la Russia. D’altronde, anziché causare un “regime change” in Russia possono pure avere l’effetto opposto, ossia rafforzare anziché indebolire il cosiddetto “regime di Putin” (è noto che nella Seconda guerra i bombardamenti “a tappeto” delle città tedesche non fecero crollare il morale del popolo tedesco ma anzi lo rafforzarono; e analogo il discorso si potrebbe fare per il Giappone, la Corea del Nord e il Vietnam del Nord).
Comunque sia (poiché nessuno ha la palla di vetro), la realtà politica e sociale della Russia è assai differente dall’immagine della Russia diffusa dai media occidentali, che per di più sembrano “ignorare” che il mondo occidentale non è affatto il mondo. A differenza della UE, la Cina, l’India, il Pakistan, l’Iran ma anche la Turchia, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi nonché diversi Paesi africani e dell’America Latina non hanno alcuna intenzione di seguire pedissequamente le direttive strategiche della Casa Bianca e di partecipare alla guerra economica e mediatica contro la Russia. Del resto, anche in Europa si comincia a prendere atto che il danno inflitto alla Russia potrebbe avere dei costi eccessivi per la stessa Europa.
Tuttavia, la narrazione occidentale di quanto sta accadendo in Ucraina è tale che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica occidentale ormai considera la Russia - si badi non solo Putin ma proprio la Russia – come un nemico da sconfiggere ad ogni costo. Non solo non si prende in considerazione che questa guerra è l’ultimo tragico capitolo di una “brutta storia” cominciata otto anni fa e che ha causato migliaia di vittime (tra cui centinaia di bambini) tra la popolazione “filo-russa” del Donbass, ma si censurano i canali TV e i siti di informazione russi, quasi che anche l’Europa fosse in guerra con la Russia. Si è giunti perfino al punto di volere “mettere al bando” tutto quel che è russo – cultura inclusa, come se la cultura russa non fosse parte costitutiva di quella europea - e si cerca di mettere il bavaglio o di demonizzare chiunque non condivida l’immagine fasulla e distorta del mondo diffusa dai media occidentali.
Certo, la guerra tra la Russia e l’Ucraina si poteva e doveva evitare. Del resto, probabilmente anche alla Russia sarebbe convenuto limitarsi a riconoscere le due repubbliche del Donbass e garantirne la difesa (anche se si deve tener conto che sotto l'aspetto militare più passava il tempo e più l'Ucraina diventava pericolosa per la sicurezza nazionale della Russia e in particolare per le due repubbliche del Donbass).
Difatti, questa guerra, indipendentemente da come finirà (si deve comunque essere consapevoli che la Russia per ora ha impiegato solo una parte del suo apparato bellico, proprio per limitare i danni alla popolazione civile ucraina, ma se vuole può scatenare una spaventosa tempesta di fuoco sull’Ucraina), rischia non solo di tagliare i ponti tra la Russia e l’UE (e questo fa solo il gioco degli USA) ma pure di rafforzare il più possibile la dipendenza dell'UE dagli USA e di aumentare (pericolosamente) la pressione militare della NATO ai confini occidentali della Russia.
Nondimeno, la responsabilità di questa guerra è anche e soprattutto del governo di Kiev, che si è rifiutato di implementare gli accordi di Minsk II, e della NATO ossia dell’America, che ha cercato in ogni modo di destabilizzare la Russia e anche adesso, in pratica, punta a prolungare il più possibile questo conflitto, per provocare un “regime change” in Russia, quasi che la Russia potesse essere rappresentata da Navalny o dalle Pussy Riot e il partito comunista non fosse la principale forza politica di opposizione in Russia.
In definitiva, se è vero che spiegare non è sinonimo di “giustificare” è anche vero che spiegare le ragioni di questa guerra significa comprendere che chi “giustifica” la politica del governo di Kiev nei confronti dei “filo-russi" (strage di Odessa del maggio 2014 inclusa), l’espansione ad est della NATO e in generale la politica di “pre-potenza” dell’America nei confronti della Russia, praticamente “giustifica” (ne sia o no consapevole) questa guerra.